EXCALIBUR 139 - aprile 2022
in questo numero

Quanto si amano gli Americani

Curiosità su Facebook - commenti al veleno

di Ernesto Curreli
il Gen. <b>Robert Edward Lee</b> in groppa al suo cavallo grigio Travallier conosciuto da tutti i soldati sudisti
il Magg. Col. <b>George Armstrong Custer</b>
Sopra: il Gen. Robert Edward Lee in groppa al suo cavallo grigio
Travallier conosciuto da tutti i soldati sudisti e il Magg. Col.
George Armstrong Custer
Sotto: aprile 2022, negli Stati del Sud un gruppo di rievocatori con
la bandiera confederale
aprile 2022, negli Stati del Sud un gruppo di rievocatori con la bandiera confederale
Dalle memorie di John Cheves Haskell in un post su Facebook di "The Virginia Flaggers"

Poco prima della resa dei Confederati ci fu un episodio curioso che vide protagonista il maggiore colonnello George A. Custer, destinato a perire nelle Guerre Indiane. Mentre nell'aprile 1865 proseguivano i colloqui per le trattative di resa tra Lee e Grant, le forze sudiste si erano attestate in buona posizione davanti allo schieramento nordista. Le comandava il mitico tenente generale James Longstreet, alla guida del 1º Corpo d'armata, che inquadrava anche la forte e famosa Divisione Hood dell'Alabama.
Ecco il racconto del post: «A un certo momento si vide un ufficiale nordista lanciarsi a cavallo verso i sudisti, era George A. Custer il quale, agitando un fazzoletto bianco, si precipitò nelle linee sudiste. Chiese del comandante e, di fronte a Longstreet, gli si rivolse spavaldamente gridandogli: 'Sono venuto a chiedere la tua resa istantanea. Siamo nella posizione di schiacciarti e se non ti arrendi subito ti distruggeremo'.
Diceva di esser stato mandato dal suo superiore, il generale Sheridan. Longstreet, che rimaneva sempre imperturbabile anche sotto le pallottole, lo ascoltò in silenzio e quindi attese che Custer ripetesse l'ingiunzione. Allora il sudista gli rispose: 'Con quale autorità vieni nelle nostre linee? Il generale Lee è in comunicazione con il generale Grant. Sicuramente noi non riconosceremo nessun subordinato. Suppongo che tu non sappia di meglio e che abbia violato la decenza delle procedure militari perché non conosci di meglio. Ma la tua ignoranza non ti salverà se lo fai di nuovo. Ora vai, e agisci come meglio scegli tu e Sheridan, e io ti darò una lezione che non dimenticherai'. Poi alzando la voce e scuotendo il dito, gli disse: 'Ora vai'.
Custer non se lo fece ripetere e spronò il cavallo, non prima di ottenere una scorta fino alle linee nordiste.
James Longstreet parlava così perché sapeva che i suoi soldati erano pronti a dare una dura lezione alle truppe di Sheridan. Infatti era già stata posizionata una forte batteria chiamata "Johnson's" proveniente da Richmond in Virginia, al comando del capitano John Wright. Questa fu l'ultima a ricevere l'ordine di cessare il fuoco per non colpire l'ufficiale nordista e fu un vero miracolo se non lo colpì.
Ma l'intera linea dell'Unione era ormai sotto la mira di numerose batterie sudiste, i Confederati non vedevano l'ora di saltare addosso al nemico per prendere gli stivali dei nordisti, perché da mesi non ricevevano scarpe e stivali, avevano solo munizioni a sufficienza.
In attesa che finissero i colloqui tra Lee e Grant, ci furono altre interlocuzioni tra i generali sudisti Johnston e Wade Hampton e il nordista generale Sherman
Fu il momento più duro per i soldati confederati. Si accalcarono intorno a Lee, che rivolse loro poche parole piene di emozione: 'Uomini, abbiamo combattuto insieme la guerra, ho fatto il meglio che ho potuto per voi'. I soldati piangendo gli gridarono: 'Generale, dì una parola e noi entreremo ancora in combattimento'. Gli si stringevano vicino, toccavano il suo cappotto, gli stivali, la sella, i fianchi di Traveller, il suo inseparabile cavallo grigio.
Alla fine Lee, circondato da un cordone di sicurezza di soldati e ufficiali, contro le implorazioni dei suoi si recò a offrire la resa e Grant l'accolse immediatamente
»
Fin qui le notizie raccolte su Facebook, che ovviamente si trovano più complete e affidabili leggendo dei buoni libri sull'argomento.
La sanguinosa guerra era finita, era costata quattrocentomila caduti all'Unione e circa trecentocinquantamila alla Confederazione.
Queste notizie sono state postate su Facebook da "The Virginia Flaggers", ma per capire la passione che infiamma i cuori sudisti bisogna sentire i commenti degli Americani: Art Bagley dice: «Queste storie sono ciò che mi hanno fatto odiare Custer come un uomo sbruffone, un esibizionista, un martinet (ossia indisciplinato, irresponsabile), un poppinjay (una pappetta), una persona immatura».
Robert Anderson dice invece che «l'arroganza sembrava una caratteristica dei comandanti di cavalleria yankee», mentre Be America afferma che «questo era un avvertimento per le cose a venire. Purtroppo gli uomini di Custer ne pagheranno il prezzo. L'arroganza non vince mai. Longstreeet avrebbe fatto un favore a tutti consegnandolo ai soldati» (ed è facile immaginare cosa intenda dire).
Francis Edge dice che «quell'egomaniaco ha avuto esattamente quello che si meritava al Little Big Horn», mentre Steve Trainum afferma lapidario: «Custer era un pavone pavone (lo ha scritto due volte, n.d.s.) che si pavoneggiava. Leggere di essere stato licenziato (da Longstreet) in questo modo dimostra che tipo di persona fosse veramente. Peccato che alcuni soldati non gli abbiano sparato e così avrebbero salvato la vita di un sacco di indiani innocenti».
Ken Meek addirittura dice: «Ringrazio Dio per i Lakota Sioux, Cheyenne settentrionali e Arapaho (per aver fatto la pelle a Custer, n.d.s.)».
Travis Bayles non spreca molte parole: «Longstreet era un grande Confederato. Per quanto riguarda lo sbruffone Custer, non merita nemmeno menzione con uno sputo».
Sharolyn Davis aggiunge: «Non posso fare a meno di piangere leggendo questo [...]. Noi discendenti dobbiamo continuare a difendere il loro onore contro l'ondata di menzogne» e Shirley Scully Federer gli risponde subito «Sharolyn perfettamente d'accordo, grazie per le tue parole».
Ogni tanto si inserisce qualche simpatizzante del Nord, che ricambia le affettuose parole con altrettante espressioni affettuose, come Chris Lovelace: «Peccato che Lincoln sia stato ucciso da un simpatizzante del sud [...], se non fosse stato un presidente simpatizzante del sud avremmo potuto punire questi criminali per i loro crimini e calpestare la loro eredità traditrice».
Forse Chris vuole fare riferimento anche a un altro sito, quello di "Defending the Heritage", che su Facebook si batte per rivendicare l'eredità della storia sudista, soprattutto per impedire che la follia revisionista abbatta del tutto le diverse centinaia di monumenti e statue innalzate nel Sud in ricordo dei loro soldati.
Questo sta avvenendo da diversi anni in molte città sudiste, che hanno una maggioranza di elettori di origine afroamericana e ispanica, a fronte delle quali la cittadinanza bianca oppone forti resistenze.
Quando non possono evitarlo, trasferiscono statue e monumenti in terreni privati o nei cimiteri dei sudisti. Adesso si è diffusa una moda che fa imbestialire i revisionisti. Stanno sorgendo in centinaia di terreni privati dei pali alti diciotto metri (18 metri!) che innalzano al vento le bandiere della vecchia Confederazione.
Mentre nel mese di aprile - il mese della resa di Lee - in tutto il Sud si svolge la Celebrazione della Confederazione. Ai gruppi che vogliono distruggere i monumenti sudisti su Facebook così risponde Roy Hutchinson: «Alle cazzate di pochi dobbiamo piegarci, cazzate! Rimedieremo ai torti dei sinistri comunisti, fanno schifo, se solo si rendessero conto del loro programma». Più che ai comunisti, l'invettiva sembra rivolta ai democratici e ai radicali delle minoranze etniche, che ormai sono diventate maggioranza in molte città.
Il clima e i ricordi della "Civil War" negli ultimi anni sembrano essersi rinvigoriti e su questo svolge un ruolo fondamentale l'aggravarsi delle condizioni economiche del Sud, che non riesce a superare l'era post industriale. Molti presidenti americani del XIX e XX secolo hanno cercato di far superare il trauma della guerra intestina con provvedimenti di condono e di tolleranza, persino con aiuti economici agli Stati meridionali, ma adesso la crisi è tornata virulenta e non sembra potersi risolvere nemmeno con il Welfare federale.
Non è che gli Stati sudisti si siano risparmiati nelle loro orgogliose rivendicazioni, anzi. Ci sono diverse decine di Contee che hanno assunto una denominazione in onore del generale Robert Edward Lee: la Contea di Lee in Alabama, la Contea di Lee in Arkansas, la Contea di Lee nella Carolina del Nord, la Contea di Lee nella Carolina del Sud, la Contea di Lee in Florida, la Contea di Lee in Georgia, la Contea di Lee in Illinois, la Contea di Lee nello Iowa, la Contea di Lee nel Kentucky, la Contea di Lee nel Mississippi, la Contea di Lee nel Texas, l'immancabile Contea di Lee in Virginia.
Si tratta nella maggioranza di piccole contee tra i diecimila e i ventimila abitanti. Nella Carolina del Sud la vecchia denominazione della cittadina di Batesburg è stata raddoppiata e ora si chiama Batesburg-Leesville. La cittadina di Holly Creek (Virginia) dopo la Guerra di Secessione ha cambiato il suo nome in Clintwood, in onore di Henry Clinton Wood, ufficiale del 37º Reggimento della fanteria virginiana. Persino le autorità federali, nel tentativo di superare le divisioni della guerra, hanno voluto intitolare a Lee una delle più grandi autostrade americane, la "Lee Highway", che congiunge New York a San Francisco in California, passando per quasi tutti gli stati sudisti. In Virginia non poteva mancare un Fort Lee nella Contea di Prince George.
Ancora negli Anni Trenta del XX secolo il Sud era tenuto sotto controllo militare dalle autorità americane. Nel meridione furono realizzati molti forti e tanti Camp militari unionisti.
In questi furono rinchiusi i prigionieri italiani e tedeschi catturati nei combattimenti in Nord Africa, Italia e Francia. Famigerato il Camp di Hereford, nel Texas, dove furono sottoposti a un duro regime punitivo i soldati italiani "non collaboratori".
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