EXCALIBUR 141 - giugno 2022
in questo numero

Nato o non Nato: la polemica

Un confronto col politologo Marco Tarchi sulla Nato

di Angelo Abis
Firenze 1982, dibattito fra <b>Massimo Cacciari</b> e <b>Marco Tarchi</b> su 'Sinistra e nuova Destra'
Sopra: Firenze 1982, dibattito fra Massimo
Cacciari
e Marco Tarchi su "Sinistra e nuova
Destra"
Sotto: copertina della rivista di Tarchi, Diorama
(l'abbonamento annuale si ottiene versando 30
euro sul c/c postale 14898506 intestato a
"Diorama Letterario")
copertina della rivista di Tarchi, Diorama
Il 25 maggio scorso ho ricevuto una email di critica al mio editoriale sul n. 140 di Excalibur "La guerra in Ucraina: Nato o non Nato?" da Marco Tarchi, noto politologo nonché direttore delle riviste "Diorama Letterario" e "TrasgressionI". Confesso che la cosa mi ha fatto piacere, se non altro perché attesta che Excalibur è seguito forse oltre le nostre (scettiche) aspettative.
Ma chi è Marco Tarchi? A beneficio dei più giovani ricordiamo che Tarchi esordì giovanissimo nel Msi, dove ben presto raggiunse posizioni di rilievo.
La sua notorietà e il suo prestigio scaturivano dal fatto che in un ambiente fossilizzato e legato a tematiche ormai superate, Tarchi aveva immesso idee nuove tese a "modernizzare" i contenuti culturali del Msi, ad aprire un confronto con le problematiche che agitavano le masse giovanili dell'epoca.
Il tutto ebbe termine quando sul giornale di Tarchi "La Voce Della Fogna" si fece della satira su alcuni esponenti del Msi e sullo stesso Almirante. Tarchi venne escluso dal partito, tuttavia continuò col suo movimento culturale chiamato "Nuova Destra" a confrontarsi dialetticamente con intellettuali di rilievo del mondo della sinistra.
Ebbe grande successo sino alla prima metà degli anni '80. Ma quando poi si propose di creare qualcosa che andasse oltre la destra e la sinistra fallì il suo scopo. Divenne poi un intellettuale e uno studioso delle idee e, segnatamente, dei movimenti populisti.
Detto questo veniamo alla polemica.
Tarchi mi ha accusato di aver tacciato di ignoranza e malafede chi sulla Nato non la pensa come me. Ne è seguito uno scambio di email, che qui riportiamo solo in parte per evidenti ragioni di spazio. Ci siamo lasciati cordialmente fermi entrambi sulle proprie posizioni.
Il sottoscritto ritiene che il patto Atlantico non ci fu affatto imposto e che la nostra adesione allo stesso ci fece uscire dallo status di nazione sconfitta, che le nostre classi dirigenti, bene o male, in questo dopoguerra hanno sempre perseguito l'interesse nazionale, anzi, a parere del sottoscritto, in alcune fasi anche una politica di potenza. Che l'Europa come entità nazionale non esiste e che quindi non esiste un interesse europeo, bensì gli interessi, spesso divergenti, dei singoli stati europei.
Tarchi invece giudica la Nato puro strumento dell'imperialismo americano, le classi dirigenti italiane succubi dei desiderata americani e l'Europa depositaria di un proprio interesse specifico.

Caro Abis,
ti ringrazio del regolare invio, ormai da anni, di Excalibur. Lo sfoglio sempre e, compatibilmente con il poco tempo che, come immaginerai, mi resta per leggere al di fuori delle letture "obbligate" da motivi professionali, mi soffermo sugli articoli di mio interesse. A volte mi trovo d'accordo con le opinioni espresse, a volte - un po' più spesso - no. Ma non è un problema: già ai tempi della comune militanza nel Msi avevamo visioni per vari versi difformi, e uno scambio di vedute non obbliga alla concordanza.
Tuttavia, nell'editoriale del numero più recente, al dissenso si unisce il dispiacere di dover constatare una spiacevole forzatura. Che tu stia dalla parte della Nato e ne valuti positivamente il ruolo non implica che tu debba accusare chi la pensa diversamente da te di ignoranza o malafede.
In me e in molti di noi, dietro il giudizio diametralmente opposto al tuo su Nato e Usa, non ci sono né l'una né l'altra. C'è un'idea molto diversa dell'indipendenza dell'Europa e dell'imperialismo statunitense. Il mio punto di vista emerge chiaramente dai due editoriali più recenti della rivista che dirigo, Diorama, che qui allego.
Divergere non vuol dire denigrare le opinioni degli altri. E nel dialogo è meglio impiegare argomenti e non insinuazioni.
Buon lavoro.
Cordialmente,
Marco Tarchi

Caro Tarchi,
ho letto proprio ieri il tuo saggio "Ostracismo" (a me Diorama arriva puntualissimo).
L'ho trovato all'altezza della tua fama di politologo serio e corretto. Peraltro, conferma quanto scritto già nel n. 85 del febbraio 2015 di Excalibur (Caos Europa) da un collaboratore, Angelo Marongiu, "liberale" e tutt'altro che anti americano.
Ma per venire a tempi più recenti, nel n. 139, ho scritto: «male che vada gli Usa combatteranno sino all'ultimo Ucraino».
Detto questo veniamo alla tua lettera dove contesti alcune mie affermazioni da filo atlantico contro chi filo atlantico non è. Premesso che per me il criterio per schierarsi pro o contro una alleanza da noi liberalmente sottoscritta è quello dell'interesse nazionale, il mio articolo non aveva una valenza politica, bensì storica e quindi per sé stessa al di fuori di ogni logica di schieramento.
Se ho usato il termine non di malafede ma di ignoranza, non era diretto contro chi è anti Nato, e se così è stato interpretato me ne scuso, ma contro chi presenta l'alleanza come un qualcosa che ci è stato imposto con la forza, da cui deriva quasi meccanicamente che l'Italia e le sue classi dirigenti sono delle marionette al servizio dell'imperialismo americano e che smarcarsi da questa logica non solo è impossibile, ma è pure pericoloso.
Tutto questo è storicamente non veritiero. Ecco, su questi fatti gradirei essere contraddetto e pure contestato. Tra l'altro le divergenze e le contrapposizioni mi stimolano, le convergenze spesso mi annoiano.
Con rinnovata stima,
Angelo Abis
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