Excalibur blu

Russia delenda est

Alle radici del conflitto russo-americano

di Angelo Abis
Da un conflitto a un altro...
Da un conflitto a un altro...
Nel gennaio del 1980 il presidente americano Jimmy Carter, a seguito dell'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Unione Sovietica, decretò l'embargo americano del grano destinato a Mosca.
L'Urss era afflitta da tempo da una grave crisi economica e l'azione di Carter tendeva soprattutto ad aggravarne la situazione interna.
Poco dopo la sua elezione, Reagan tolse l'embargo alle forniture di grano dichiarando: «Nello spirito di aiutare il popolo di ambedue le nazioni, ho sospeso l'embargo sul grano [...]. Questa decisione contribuirà a creare le condizioni che porteranno a un dialogo significativo e costruttivo che ci aiuterà nell'adempimento dei nostri obblighi comuni e a realizzare la pace».
Il gesto di Reagan, commentato favorevolmente dal primo ministro sovietico Tikhonov, a sua volta auspicava che tra le due potenze si potesse aprire un dialogo per consolidare gli accordi sul controllo delle armi. In realtà i Sovietici, pur consapevoli di avere un disperato bisogno dell'aiuto americano per superare il fallimento della vita economica e sociale del paese, avevamo come punto fermo il dover conservare lo status di "superpotenza" per poter far fronte alle eventuali minacce che potevano provenire non solo dal mondo occidentale, ma anche dalla Cina.
Di qui il progetto sovietico di costruire un grande gasdotto siberiano che avrebbe fornito di gas i paesi dell'Europa occidentale. La vendita di gas all'Occidente avrebbe consentito all'Urss di incrementare il proprio potenziale militare.
Dal canto suo lo staff reaganiano temeva che lo sviluppo nucleare sovietico, nonostante la crisi economica, potesse alterare l'equilibrio militare e strategico fra le due potenze. Uguale timore nutrivano i Russi nei confronti degli Americani e non a torto, visto che alcuni anni dopo, con la creazione dello scudo stellare, Reagan rese inutile l'enorme potenziale missilistico-nucleare sovietico, sancendo così il crollo dell'Urss come potenza mondiale.
Sulla costruzione del gasdotto la Cia fu categorica: «Negare la tecnologia occidentale all'Unione Sovietica per danneggiare le sue esportazioni di gas verso l'Europa occidentale; eliminare ogni forma di credito a Mosca; scoraggiare le industrie occidentali dall'inserirsi nei progetti energetici sovietici, impegnarsi a individuare forme alternative di energia».
Secondo la Cia gli Stati Uniti avrebbero potuto impedire la costruzione del gasdotto siberiano, «Ma i governi dell'Europa Occidentale si erano già impegnati con Mosca in negoziati in stato di avanzamento».
La colpa era dunque dei governi alleati che, per i propri interessi, non avevano tenuto conto della posizione americana in materia.
Dopo quarant'anni siamo allo stesso punto. Putin ha risollevato la Russia grazie alla vendita di gas e petrolio all'Europa, che sino all'anno scorso manteneva strettissimi rapporti economici e politici con lui, malgrado il diverso parere degli Usa.
La ferma opposizione americana alla costruzione del gasdotto russo-tedesco. La progressiva estensione della Nato, su input americano, intorno alla Russia. Tutto normale: Putin non può tollerare che la Russia sia considerata una potenza di serie B rispetto agli Usa; gli Usa, a loro volta, non hanno nessuna intenzione a rinunciare al ruolo di prima potenza mondiale. La guerra in Ucraina è tutta qui.