Excalibur blu

Democrazia e sovranità: si volta pagina

Alcuni "perché" della vittoria della destra

di Angelo Abis
<b>Giorgia Meloni</b>
Giorgia Meloni
Il risultato delle elezioni del 25 settembre in fondo non è altro che lo specchio di una situazione politica chiarissima: da un lato un centrodestra con un leader nuovo, credibile e, fatto inedito nella storia d'Italia, pure donna.
Un programma decente e condiviso, valori comuni, una visione precisa della società e dello stato, una tradizione che, prima ancora che nella politica, ha le sue radici nella storia, nella cultura nazionale, nei valori tradizionali.
Da parte della sinistra, a parte le divisioni e le beghe interne, nessun leader si è proposto come alternativo alla Meloni. Al massimo si è andati alla riproposizione del fantasma di Draghi ritenuto, chissà perché, il più amato dagli Italiani, quando è vero esattamente il contrario.
Quanto a idee e valori, non si è andati oltre l'irrisione e la demonizzazione del moto mazziniano "Dio, Patria e Famiglia" e la sacralizzazione del diritto all'aborto, del matrimonio omosessuale e dell'elevazione a ente morale di diritto pubblico delle associazioni "lgbtq" (lesbiche, gay, ecc.).
In politica estera si è portato avanti il principio della sudditanza italiana a qualunque dettato della Ue e il diritto degli stati di mettere il naso nella politica italiana, purché finalizzato a impedire o a sabotare la vittoria del centrodestra.
Da questo cimitero di idee, valori e progetti, ha saputo smarcarsi in anticipo solo il presidente dei neo grillini Conte, rigettando innanzi tutto la cosiddetta pregiudiziale antifascista, ponendosi poi come severo critico di Draghi e infine ponendosi come difensore delle leggi grilline, quali il reddito di cittadinanza e il bonus casa.
Ma quello che prima di tutto ci preme far notare è un concetto che deve essere chiaro a tutti: c'è democrazia quando è il popolo che determina la politica eleggendo i propri rappresentanti, i quali non sono autorizzati, una volta eletti, a fare giochi, giochetti e giochini in contrasto con la volontà degli elettori.
Deve finire il vecchio vizio italico del trasformismo e del cambio di casacca in funzione del proprio interesse personale.
Stesso discorso va fatto per la sovranità. Per la democrazia sovrano è colui che in tale funzione viene posto dalla volontà popolare.
Per troppo tempo, nella nostra amata repubblica, con la scusa che siamo una repubblica parlamentare, ma che il parlamento è ingovernabile, che i partiti sono in crisi, il potere, soprattutto quello di fare e disfare i governi, se lo sono attribuito, motu proprio, magari con l'aiuto di alcuni solerti magistrati, i presidenti della repubblica dell'era post-democristiana, più attenti ai desiderata di alcune cancellerie straniere che agli interessi nazionali di cui si proclamano tutori.
Anche questo andazzo deve finire: se ne faccia una ragione chi di dovere.