Sotto il vestito niente (da Excalibur 128)

Svegliarsi all'alba del 76º anniversario della celebrazione del 25 aprile con il coprifuoco dalle 22 alle 5 e con una serie di divieti per lo più illogici e strampalati.
A ciò aggiungi l'alternarsi nelle varie televisioni di filmati costruiti a tavolino e vecchi di mezzo secolo e i discorsi, sempre uguali, delle massime autorità dello stato, tesi a dimostrare che viviamo nel migliore dei mondi possibili grazie a quelle radiose giornate di 76 anni fa, cadi allora nella depressione.
Ti risollevi solo quando, a notte fonda, Giletti ti manda in onda la ripresa della piazza della rossa Firenze. Una folla immensa con i tricolori che chiede lavoro e libertà, che infrange tutti i divieti, che rende impossibile ogni intervento della polizia e che costringe lo stesso questore ad andare in piazza per evitare il peggio.
Solo allora ti rendi conto di quale abisso si sia scavato tra le idee, gli interessi, le aspettative degli Italiani e quella massa informe di deputati e senatori che costituiscono la cosiddetta maggioranza giallo-rossa.
Da un lato abbiamo un popolo che ha coscienza e orgoglio della propria identità nazionale, che vuole tutelare le sue libertà e il proprio lavoro. Dall'altro alcune forze politiche che, strada facendo, hanno perso qualunque riferimento alle proprie radici ideologiche, al proprio passato e persino ai propri padri fondatori. Per quanto male si possa pensare del patrimonio storico, culturale e politico della sinistra, non si può tuttavia negare che esso fosse strettamente connesso con gli strati popolari della società italiana.
Hanno prima incominciato a preferire i salotti bene dell'alta borghesia cosmopolita e filo americana, con relativo innamoramento di uno come Obama. Hanno poi abbandonato le borgate delle grandi città non appena queste si sono riempite di extracomunitari, schierandosi per giunta con questi ultimi contro gli Italiani. Hanno poi abbandonato la classe operaia e i lavoratori autonomi per restringere la propria base a parte del pubblico impiego e dei pensionati.
Salvati dall'emarginazione da Beppe Grillo e da quel buontempone di Renzi, dal 2019 si ritrovano al governo senza sapere cosa dire o cosa fare, alla mercé di Conte, che tra l'altro non hanno neppure saputo difendere, e ora di Mattarella, che ha provato a coprire la loro nullità con un bel vestito chiamato Draghi, ma il risultato non cambia: sotto il vestito c'è il niente.