EXCALIBUR 145 - ottobre 2022
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Le nuove speranze sul metanodotto Algeria-Sardegna

Galsi, il progetto
Galsi, il progetto
Non vi è dubbio che il collegamento dell'Isola al sistema energetico italiano, e più in generale al sistema europeo, oltre a rappresentare uno degli obiettivi del processo di liberalizzazione del mercato europeo del gas naturale, costituisca una componente per la fattibilità tecnico-economica della metanizzazione dell'Isola e debba essere inteso come un'opportunità che la posizione geografica della Sardegna offre, in quanto ponte tra il bacino mediterraneo dei fornitori di materie prime e il baricentro del mercato italiano dell'energia localizzato nell'Italia settentrionale.
In tale contesto, nel 2002, con un accordo tra la Regione Sardegna e il governo algerino, venne costituita la società Galsi. L'obiettivo era quello di realizzare un metanodotto in grado di trasportare 10 miliardi di mc/anno dall'Algeria verso l'Europa attraverso l'Isola, rompendo la dipendenza dal gas russo. Il Galsi ancora oggi rientra tra i progetti strategici europei ed è espressamente previsto da una legge dello Stato: l'infrastruttura consentirebbe alla Sardegna di disporre di una "dorsale" in grado di distribuire, in tutta l'Isola, da uno a due miliardi di mc/anno.
Potremmo ora chiederci se, a distanza di quasi 25 anni dalla sottoscrizione dell'Apq Metano, il metanodotto mantenga la sua attualità. Ad avviso di chi scrive, oggi lo è ancora di più alla luce della grave crisi internazionale accentuata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina, che rischia di causare un black out devastante per l'intera Europa. Gli esperti dicono che, sussistendo tutte le autorizzazioni, l'opera potrebbe essere realizzata in circa due anni. Al riguardo è stata ottenuta una proroga sino al 2029 della valutazione d'impatto ambientale. Il gasdotto partirebbe da Koudiet Draouche, sulla costa algerina del Mar Mediterraneo, per arrivare a Porto Botte, nel Basso Sulcis, dopo aver percorso un tratto a mare di 285 km. La sezione sarda, da realizzare con i tubi già predisposti per il passaggio dell'idrogeno, dovrebbe essere di circa 300 km (da Porte Botte a Olbia), mentre il tratto dalla Sardegna alla Toscana sarebbe di 280 km.
L'ipotesi deve essere considerata con estrema attenzione in quanto la Sardegna è oggi l'unica regione d'Europa priva del gas metano e la mancata disponibilità di energia, pulita e a basso costo, continua a condizionare qualsiasi ipotesi di sviluppo dell'Isola in quanto comporta un aggravio dei costi energetici complessivi superiore al 40% rispetto a qualsiasi regione italiana. Ciò ha condizionato in maniera decisiva lo sviluppo dell'Isola non solo sul piano economico, ma anche ambientale, ove si consideri che il metano ha un impatto decisamente inferiore rispetto a petrolio e carbone.
Sulla carta è tutto pronto: l'Isola è suddivisa in 36 bacini di metanizzazione configurati per essere allacciati alla "dorsale" sarda: quella di cui era prevista la realizzazione con la costruzione del Galsi, la più imponente opera energetica mai realizzata per la Sardegna che avrebbe posto la stessa al centro di un metanodotto in grado di collegare il Nord Africa con l'Europa. Si trattava (e si tratta) di un'opera di grande importanza strategica, posto che l'arrivo del gas sotto altra forma, attraverso navi bettoline con la costruzione di imponenti rigassificatori galleggianti (previsti a Porto Torres e a Portovesme, oltre il deposito realizzato nel porto di Oristano), non potrebbe mai garantire tariffe equiparate a quelle a carico di qualsiasi cittadino italiano. Con tutto ciò che ne consegue in termini di servizi civili e competitività per le imprese sarde.
In conclusione, va detto che - già con la deliberazione della Giunta regionale del 21 novembre 2000 - la metanizzazione della Sardegna veniva considerata un obiettivo primario nel quadro della pianificazione energetica regionale, anche perché era ritenuta integrativa e non sostitutiva delle fonti rinnovabili di energia. La stessa avrebbe quindi recato notevoli benefici di ordine energetico, economico e ambientale date le sue caratteristiche intrinseche e per essere facilmente trasportabile e distribuibile, competitiva ed essenziale per la diversificazione delle fonti di energia. Purtroppo, al cambio di assessore fece seguito la mancanza di concretezza e poi il disinteresse totale. Le conseguenze ora sono davanti agli occhi di tutti.
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