EXCALIBUR 150 - febbraio 2023
in questo numero

A tutto gas: le prospettive dei recenti accordi tra Italia e Algeria

Una svolta per lo sviluppo economico dell'isola

di Antonello Angioni
Italia hub energetico del Mediterraneo?
Italia hub energetico del Mediterraneo?
Nel 2022, l'Algeria è diventato il primo fornitore di gas naturale per l'Italia. Il governo si propone quindi di rafforzare i rapporti di cooperazione - non solo in campo energetico - e lo fa, a fine gennaio, con la stipula di cinque accordi (di cui due riguardano più specificamente il settore dell'energia). Importante, sul piano politico e programmatico, la dichiarazione congiunta per rafforzare le relazioni tra i due Paesi, che cade proprio in occasione dei venti anni del "Trattato di Amicizia, Cooperazione e Buon Vicinato" fra l'Italia e l'Algeria siglato il 27 gennaio 2003. In pratica l'Italia intende realizzare un partenariato con l'Algeria che consenta a entrambi di alimentare le prospettive di crescita e sviluppo.
Già nel dicembre 2022 il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune si era impegnato ad aumentare gradualmente le forniture del gas all'Italia sino almeno a 35 miliardi di metri cubi (a fronte degli attuali 20). L'intenzione è anche quella di ridurre la dipendenza dal gas russo, la cui importazione dovrebbe cessare nel 2025. Al riguardo, si fa presente che nel 2022 l'importazione di gas russo è scesa del 61% rispetto all'anno precedente: si è passati da 29 miliardi di metri cubi a 11,2 miliardi. Ma dove si è approvvigionata l'Italia? Oltre che dall'Algeria, principalmente dall'Azerbaijan, dall'Olanda e dalla Norvegia.
Da un punto di vista tecnico, sono state firmate due intese tra l'Eni e la sua omologa algerina (la Sonatrach): una per giungere a un incremento delle esportazioni di gas dall'Algeria all'Italia (e potenzialmente all'Unione Europea), l'altra finalizzata a individuare le migliori tecnologie per ridurre le emissioni di gas serra e quindi per uno sviluppo sostenibile. Si tratta ovviamente di un percorso complesso che, per concretizzarsi, avrà bisogno di tempo e notevoli investimenti.
In particolare, si prevede la realizzazione di una nuova infrastruttura sottomarina che collegherà il Nord Africa alla Sardegna e quindi all'Italia: in realtà, attraverso il "gasdotto" potrà trasferirsi non solo il gas naturale, ma anche l'idrogeno e l'energia elettrica. Insomma dovrà realizzarsi un vero e proprio "ponte" tra l'Africa e l'Europa che - secondo i progetti del governo Meloni - assegna al nostro Paese il ruolo di hub energetico del Mediterraneo. Dunque «un progetto molto importante che farà dell'Italia il distributore di queste energie per tutta l'Europa», come ha sottolineato il premier algerino Tebboune.
Inevitabile il paragone col vecchio Galsi (il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia), anche se, tenuto conto del tempo passato, oltre vent'anni, saranno necessarie diverse messe a punto sulla scorta dei mutati scenari economici e delle nuove tecnologie. Resta sicuramente il tracciato: dall'Algeria (Koudiet Draouche) alla Sardegna (Porto Botte) e quindi, dopo aver percorso l'intera Isola, da Olbia verso Livorno (Piombino) e poi fino alla Germania. Si tratta di una condotta speciale, diversa da quelle esistenti. Per alcuni raffronti con la vecchia ipotesi di metanizzazione della Sardegna, si confronti con lo speciale di "Excalibur" dell'ottobre 2022 (allegato al n. 145).
C'è che ritiene che l'attuazione di un tale progetto farebbe arretrare l'ambiente e l'economia della Sardegna di trent'anni, dovendosi per contro puntare sulla diffusione delle energie rinnovabili. In realtà l'una cosa non esclude l'altra e la transizione energetica impone sempre più, nell'affrontare il problema, un approccio "laico" e flessibile. La diffusione delle rinnovabili, delle comunità energetiche, delle reti e degli accumuli e la realizzazione dei grandi impianti a fonti rinnovabili (da quelli eolici a mare a quelli a terra passando per l'agrivoltaico) non è preclusiva rispetto all'utilizzo del gas naturale.
Quest'ultima ipotesi, del resto, non rappresenta solo un discorso di equità e di equiparazione energetica col resto dell'Italia, ma, per la Sardegna, costituisce anche e soprattutto una componente fondamentale delle proprie strategie di sviluppo economico e sociale. Non vi è dubbio infatti che il collegamento dell'Isola al sistema energetico italiano, e più in generale al sistema europeo, oltre a rappresentare uno degli obiettivi del processo di liberalizzazione del mercato europeo del gas naturale, costituisca una componente per la fattibilità tecnico-economica della metanizzazione dell'Isola e debba essere inteso come un'opportunità che la posizione geografica della Sardegna offre in quanto ponte tra il bacino mediterraneo dei fornitori di materie prime e il baricentro del mercato italiano dell'energia localizzato nell'Italia settentrionale.
In tale contesto, nel 2002, con un accordo tra la Regione Sardegna e il governo algerino, venne costituita la società Galsi. L'obiettivo era quello di realizzare un metanodotto in grado di trasportare 10 miliardi di metri cubi all'anno dall'Algeria verso l'Europa attraverso l'Isola, rompendo la dipendenza dal gas russo. Il Galsi ancora oggi rientra tra i progetti strategici europei ed è espressamente previsto da una legge dello Stato: l'infrastruttura consentirebbe alla Sardegna di disporre di una "dorsale" in grado di distribuire, in tutta l'Isola, da uno a due miliardi di metri cubi all'anno.
L'ipotesi deve essere considerata con estrema attenzione in quanto la Sardegna è oggi l'unica regione d'Europa priva del gas metano e la mancata disponibilità di energia, pulita e a basso costo, continua a condizionare qualsiasi ipotesi di sviluppo dell'Isola, in quanto comporta un aggravio dei costi energetici complessivi superiore al 40% rispetto a qualsiasi regione italiana. Ciò ha frenato in maniera decisiva lo sviluppo dell'Isola non solo sul piano economico ma anche ambientale, ove si consideri che il metano ha un impatto decisamente inferiore rispetto al petrolio e al carbone.
Tra l'altro in Sardegna dovrà prestarsi una particolare attenzione all'impatto ambientale che potrebbero produrre, nel territorio e in particolare nel paesaggio rurale, le grandi pale eoliche e gli impianti fotovoltaici. Un ambiente caratterizzato da bellezze storiche, archeologiche e naturalistiche di inestimabile valore potrebbe subire (e di fatto, in diversi casi, ha già subito) un'aggressione senza precedenti. Occorre quindi fare in modo che la transizione energetica sia sostenibile anche da un punto di vista paesaggistico e culturale, oltre che sul piano sociale ed economico.
Si tratta di una strada né breve né agevole, ma che vale la pena percorrere sino in fondo con grande determinazione, anche perché sull'autonomia energetica si gioca una parte importante dello sviluppo e della credibilità della nostra classe politica. Non è un caso che il viaggio di Giorgia Meloni ad Algeri si inserisca in una serie di trasferte che i capi di Stato di molti Paesi europei stanno effettuando nel Nord Africa al fine di stringere accordi nel settore dell'energia: un settore fortemente destabilizzato anche dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina.
Tenuto conto dei tempi necessari per la realizzazione del "gasdotto" resta anche da capire quali misure verranno adottate medio tempore. Al riguardo, il Dpcm del 31 marzo 2022, firmato dall'allora Presidente del Consiglio Draghi, prevedeva che la fornitura del gas metano fosse garantita attraverso un sistema infrastrutturale composto da navi-spola e rigassificatori. In particolare, per la Sardegna la metanizzazione doveva trovare attuazione attraverso le unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (due navi metaniere da installare a Portovesme e Porto Torres) e l'impianto di rigassificazione nell'area portuale di Oristano. Da questi tre punti dovevano partire le reti di distribuzione destinate a servire tutta l'Isola: per approfondimenti vedasi "Excalibur" n. 139 dell'aprile 2022.
La questione dell'approvvigionamento energetico si presenta assai complessa e va affrontata con misure adeguate e in tempi rapidi, anche perché solo abbattendo il costo dell'energia le imprese sarde potranno essere competitive e la bolletta delle famiglie meno onerosa. C'è bisogno di concretezza e competenze specifiche, c'è bisogno di progetti aventi una validità nel medio-lungo periodo, c'è bisogno di diversificare le fonti energetiche. La discussione va condotta con razionalità, su basi scientifiche e senza apriorismi ideologici. E soprattutto va condotta non sulla base di schemi astratti ma avendo come punto di riferimento un preciso modello di sviluppo per la Sardegna che abbracci non solo la politica industriale ma lo sviluppo economico e civile più in generale.
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