EXCALIBUR 150 - febbraio 2023
in questo numero

Ricordo di Professor Lilliu, il padre dei "giganti"

Scoperte e scritti del massimo esperto dell'età nuragica

di Antonello Angioni
<b>Giovanni Lilliu</b> (Barumini 1914 - Cagliari 2012)
Giovanni Lilliu (Barumini 1914 - Cagliari 2012)
Conobbi il professor Giovanni Lilliu nell'ottobre del 1986, a Nuoro, in occasione del convegno organizzato dalla Commissione delle Comunità Europee e dalla Regione Sardegna in collaborazione col Bureau Européen pour les langues moins répandues. A lui era stato affidato il compito di svolgere la relazione più importante e più attesa, quella destinata a portare il dibattito sulle lingue minoritarie su un elevato livello scientifico. Il tema che doveva approfondire era incentrato su "Le lingue meno diffuse su di un solo territorio: particolarità e problemi dell'uso dei mezzi d'informazione. L'esempio della Sardegna".
Devo dire che di lui avevo sentito parlare sin da bambino, nella metà degli anni Sessanta, quando abitavo in Castello, nella Via Lamarmora, «in sa domu de is cincu concas», a meno di cento metri dal palazzo dei baroni Zapata: lo storico edificio posto alla confluenza con la Via dei Genovesi - fatto costruire nel 1622 dall'allora conte di Serramanna Don Antonio Brondo - caratterizzato dall'imponente portale di gusto manierista a fronte dell'estrema semplicità dell'edificio (ragione per la quale a Cagliari è conosciuto come "il portone senza palazzo"). Qui il professore viveva con la sua famiglia da quando, nel 1950, si era sposato con la signora Miriam Fanari.
In quella casa ero entrato più volte con un nipote del professore, Marco Tuveri, figlio di una sorella coniugata con un funzionario di Prefettura molto stimato in città. Marco, classe 1956, compagno di classe di mio fratello nella scuola elementare "Santa Caterina", lo chiamava affettuosamente "zio Nino" e ne parlava con grande ammirazione e affetto. Mi diceva che lo zio, molti anni prima, aveva scoperto a Barumini un nuraghe di notevole importanza, ricco di tesori antichissimi. E io potevo iniziare i miei viaggi fantastici nella preistoria sarda. Il palazzo per me era un luogo magico, anche perché ci abitava una marchesa: la vedova di don Lorenzo Zapata. Solo dopo molti anni seppi che in realtà era solo una baronessa, in quanto moglie di un barone.
Dopo il trasferimento dal Castello, il rapporto si era attenuato ma, nel 1986, avevo già letto diversi scritti del professor Lilliu incentrati sulla Sardegna. Si trattava di saggi di taglio divulgativo che spaziavano dall'archeologia alla storia, dalla lingua alle politiche culturali. Insomma, posso dire che lo conoscevo bene anche se non l'avevo mai incontrato di persona. Il convegno di Nuoro si articolava in diverse sessioni e prevedeva anche un simposio ad Alghero: in pratica erano tre giornate dense di relazioni e interventi da parte di prestigiosi studiosi.
Fatto sta che, durante uno degli spostamenti in corriera, il professore si sedette al mio fianco e iniziò un dialogo. Forse lui era attratto dalla mia giovane età: avevo appena compiuto 28 anni e sicuramente ero il più giovane partecipante al convegno. Indagò, in modo semplice e cordiale, sulle origini della mia famiglia (dava grande importanza ai territori come luogo di formazione del carattere delle persone), sull'attività che svolgevo nella vita di tutti i giorni e sui miei interessi. Il rapporto fu molto fluido. Ascoltavo le parole, consapevole di essere un privilegiato. Mi sembrava strano che una persona del suo livello, uno scienziato di fama internazionale, un accademico dei Lincei, potesse conversare con me e persino incuriosirsi del mio percorso professionale, allora agli inizi (ero procuratore legale da poco più di due anni). E la mia sorpresa aumentò quando mi disse che, avendo in programma l'acquisto di una casa-vacanze a Torre delle Stelle, voleva avere un consiglio da me, per cui si sarebbe fatto sentire.
Rientrato in città, dopo qualche giorno, ricevetti una telefonata dal professore col quale concordai un appuntamento in studio. Quindi, curai la redazione di un contratto preliminare di compravendita cui seguì un successivo incontro. Nella circostanza ricevetti un regalo davvero prezioso: una copia del volume Ichnussa, contenente un importante contributo del professore su "Bronzetti e statuaria nella civiltà nuragica", con la dedica: «Al Dottore Antonello Angioni col ringraziamento di Giovanni Lilliu. Cagliari, 28 novembre 1986». Il libro venne da me letto con grande avidità (non trovo termine più appropriato).
Da allora iniziò un rapporto di frequentazione, anche se non intenso, nell'abitazione del professore, in Via Copernico a Cagliari. Il professore era sempre disponibile. La cosa ormai non mi stupiva più perché avevo imparato a conoscerlo. Intorno al 2001-2002, il rapporto si fece più stretto perché ero entrato in amicizia con Francesco Sanna, un figlioccio del professore che abitava in altro edificio sempre nella Via Copernico e, all'epoca, ricopriva la carica di assessore alla cultura nel Comune di Barumini, terra natale dei Lilliu. Francesco, tra l'altro, era il marito di Vanna Aru, già insegnante di mia figlia Ambra nelle scuole elementari di Via Castiglione.
Insomma, attraverso diversi percorsi, ero diventato quasi uno di casa.
Nel 2006 ricevetti in dono un'altra pubblicazione, questa volta in lingua sarda, "Sentidu de libbertade", che raccoglieva una serie di saggi scritti dall'accademico incentrati su diverse tematiche aventi anche una valenza politica: si parlava non solo della civiltà dei Sardi in rapporto con le altre culture del Mediterraneo, ma anche di "identità", di "autonomia" e di "costante resistenziale sarda", tematiche assai care al professore.
Intanto, nel settembre 2005, l'editore Giorgio Ariu aveva iniziato la pubblicazione della rivista "Via Mare", un mensile che mi impegnò assai e al quale il professore contribuì con alcuni scritti in limba: "Su tiaulu benit de su mari", "Sa Sardigna e is arrexinis mediterraneas", "Candu is sardus teniant relatzionis cun s'Europa", "Is gherreris nuràgicus de Monti Prama" e altri ancora.
In uno degli incontri, che generalmente precedevano o seguivano la pubblicazione dell'articolo su "Via Mare", mi parlò a lungo delle grandi statue rinvenute nel 1974 a Monti Prama, nelle campagne di Cabras, evidenziando l'importanza della scoperta, purtroppo non ancora compresa in modo adeguato.
Quindi mi espresse il desiderio che due suoi scritti, che avevano scandagliato la materia (uno apparso su "Studi Sardi" e l'altro sulla rivista dell'Accademia Nazionale dei Lincei), fossero raccolti e pubblicati in apposita opera che ne consentisse la valorizzazione anche tra i non addetti ai lavori. A tal fine, il 13 dicembre 2011, il professore diede il nulla osta all'Accademia dei Lincei per la ripubblicazione, da parte della Gia Editrice, dalla "memoria morale" del 1997. Successivamente anche il Rettore dell'Università di Cagliari diede l'assenso per ripubblicare il saggio apparso del 1977 su "Studi Sardi". Il professore, pur essendo un luminare, o meglio da autentico luminare, era davvero convinto che la cultura, attraverso un linguaggio divulgativo, dovesse diventare un fatto di popolo e non di élite.
L'opportunità si presentò a cinque anni dalla morte dello stesso, nel 2017, in occasione dei quarant'anni dalla costituzione del "Rotary Club Cagliari Nord" di cui all'epoca ero presidente. Nella circostanza, il sodalizio decise di pubblicare un volume che voleva essere un omaggio al Professor Lilliu per aver studiato e valorizzato la cultura e la civiltà dei Sardi. Mentre la vicenda dei "giganti" di Monti Prama affascinava e intrigava gli studiosi di archeologia e non solo, la pubblicazione curata dal Rotary - dal titolo "La grande statuaria della Sardegna nuragica e i giganti di Monti Prama" - ebbe il pregio di riportare alla luce i due importanti studi del Professor Lilliu, che, oltre a essere stato il massimo esperto del periodo nuragico, insieme al professor Enrico Atzeni era l'autore dell'importante scoperta.
Infatti fu lui, nel 1974, a esaminare per primo quei reperti che il sottosuolo di una bassa collina del Sinis, Monti Prama, in modo del tutto fortuito, aveva riportato alla luce. E fu lui a scrivere per primo, a livello scientifico, dei "giganti" di pietra. È nel volume XXIV, anno 1975-76, della rivista "Studi Sardi" (pubblicato nel 1977) che compare l'ampio saggio intitolato "Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica". Il Professor Lilliu era tornato sull'argomento, dopo circa vent'anni, con un'ampia "memoria morale" pubblicata nell'ottobre 1997 negli "Atti" dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Anno CCCXCIV, Memorie, serie IX, volume IX, fascicolo 3. Il saggio, dal titolo "La grande statuaria nella Sardegna nuragica", fa il punto sulla scoperta collocando i giganti di Monti Prama nell'ambito delle grandi opere in pietra prodotte dalle antiche civiltà del Mediterraneo.
Devo dire che la riedizione dei due lavori - fondamentali punti di riferimento per quanti intendano approfondire su solide basi scientifiche la "scoperta" - è stata possibile grazie alla sensibilità manifestata dalla famiglia Lilliu (la signora Miriam e le figlie Caterina e Cecilia) e all'autorizzazione ottenuta dall'Accademia Nazionale dei Lincei e dal Rettore dell'Università degli Studi di Cagliari. Quegli scritti, ancora oggi, costituiscono testimonianza di viva attualità e alto valore culturale.
Il volume del Rotary Club è preceduto da un'ampia nota introduttiva della Professoressa Giuseppa Tanda, studiosa di chiara fama, allieva del Professor Lilliu, che consente di meglio inquadrare nel presente il valore del ritrovamento archeologico. Alla stessa, da sempre impegnata per la valorizzazione della cultura sarda, deve andare un particolare ringraziamento per avere, con generosità e competenza, scritto la nota introduttiva all'importante lavoro culturale che, lo scorso anno, grazie al deciso impegno dell'Assessorato regionale alla cultura, è stato ripubblicato in un'edizione di pregio.
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