EXCALIBUR 150 - febbraio 2023
in questo numero

Il massacro di Dresda

Le inutili stragi della guerra

di Alessio Dettori
<b>Arthur Travers Harris</b> (1892-1984) o anche 'Bomber' o 'Butcher Harris'
Sopra: Arthur Travers Harris (1892-1984) o anche
"Bomber" o "Butcher Harris"
Sotto: le rovine di Dresda
le rovine di Dresda
13 Febbraio 1945: la Germania e le potenze dell'asse stavano ormai capitolando e le speranze di cambiare le sorti della guerra erano ormai limitate a una debole propaganda che non reggeva più tra la popolazione.
La popolazione italiana nella Repubblica Sociale Italiana ormai conosceva da alcuni anni i metodi di "liberazione" degli Alleati, ovvero bombardamenti a tappeto su obbiettivi militari e civili, che hanno prodotto centinaia di migliaia di vittime innocenti e, nella maggior parte dei casi, evitabili.
Infatti chi desidera conoscere la Storia (con la "S" maiuscola), conosce bene le "gesta" degli Alleati su Montecassino, Gorla, Cagliari, Gonnosfanadiga, senza dimenticare le "marocchinate" e tantissimi altri episodi che non starò qui a elencare, ma sui quali è calato il buio nel secondo dopoguerra, in quanto cozzava con la narrazione degli eroici Alleati senza macchia.
Il popolo tedesco non se la stava passando meglio di quello italiano.
Infatti dal 1943 al 1945 vennero rase al suolo oltre 50 importanti città tedesche, nelle quali venivano causate delle cosiddette "tempeste di fuoco", ovvero dei venti infuocati causati dai bombardamenti massicci all'interno delle città.
Il filo conduttore di questi bombardamenti ha un nome e un cognome: Arthur Travers Harris, nominato nel 1942 comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force.
Il suo metodo non si limitava a far bombardare gli obiettivi militari o strategici, ma venivano fatti sistematicamente bombardare anche i quartieri residenziali dove viveva la popolazione civile.
In teoria questi bombardamenti dovevano fiaccare lo spirito del popolo tedesco per far capitolare prima la Germania, in pratica furono un'inutile e criminale spargimento di sangue innocente a danno della popolazione civile da parte di coloro che ancora oggi si considerano moralmente superiori e legittimati per le loro "gesta" compiute ormai 80 anni fa.
Tra gli episodi più famosi si può citare l'"Operazione Gomorrah" (sempre per ordine di Harris), che rase al suolo la città di Amburgo tra il 26 luglio e il 3 agosto del 1943, distruggendo circa tre quarti della città. Ma l'episodio più atroce resta senza dubbio il bombardamento di Dresda compiuto dagli Angloamericani nella notte tra il 13 e il 14 febbraio del 1945.
Ancora oggi parlare del bombardamento di Dresda sembra quasi un tabù, in quanto nei decenni successivi si è cercato prima di dimenticare l'accaduto, poi di minimizzare e solo negli ultimi anni sembra che ci si sia accorti che quanto accaduto per mano angloamericana fosse tutto tranne che un'azione giustificabile.
Dresda è sempre stata una città d'arte, all'epoca veniva chiamata la "Firenze dell'Europa orientale", in quanto ricca di opere d'arte ed edifici antichi, oltre a essere una città con circa otto secoli di storia alle spalle.
In città vivevano circa 650 mila abitanti, ma in quei giorni funesti la città era stata riempita dagli sfollati che fuggivano dalle altre città rase al suolo dalle bombe inviate da Harris, quindi la situazione era parecchio pesante per la popolazione e, secondo alcuni calcoli dell'epoca, in quei giorni vi erano in tutto 1 milione e 300 mila persone (il doppio degli abitanti effettivi).
La notte tra il 13 e il 14 febbraio gli aerei alleati avrebbero dovuto colpire soltanto il comando della Wehrmacht, invece proseguirono per ore, concentrando i bombardamenti sui quartieri residenziali abitati dai civili, radendo al suolo un'area di circa 28 chilometri quadrati e quasi il 90% degli edifici presenti in città.
Il bilancio dei morti parve subito impietoso.
Secondo un rapporto del Colonnello tedesco Grosse, scritto nel marzo del 1945, vennero estratte oltre 200 mila salme e prevedeva di trovarne intorno alle 250 mila.
Secondo gli Alleati, invece, ci furono "appena" 25 mila vittime, bollando il rapporto tedesco come propaganda anti-alleata.
Negli anni la cifra è stata dibattuta da tanti studiosi (non bisogna dimenticare che ancora oggi contestare i numeri ufficiali dell'epoca porta sempre al rischio di venire etichettati come negazionisti, nazisti, fascisti e altri termini di comodo per chiudere la bocca a chi fa una domanda di troppo) e attualmente quella considerata più "realistica" è di circa 135 mila morti.
Nonostante la giustificazione alleata su presunti obbiettivi militari, nei decenni successivi è stato dimostrato che a Dresda non ce ne fossero, ma questo non è mai importato al sopracitato Comandante Harris, che verrà infatti ricordato negli anni successivi come "Butcher Harris" (Harris il macellaio).
Infatti, in una intervista del 1977, dichiarò che se anche avesse potuto tornare indietro nel tempo avrebbe rifatto esattamente le stesse cose.
A nulla possono valere le grottesche giustificazioni di chi ancora oggi afferma «Furono una risposta ai bombardamenti tedeschi sui civili inglesi», in quanto coloro che bombardarono Dresda furono gli stessi che, dal 1945 a oggi, vengono osannati come "eroi senza macchia", ma che usarono esattamente gli stessi metodi del nemico tanto demonizzato durante e dopo la guerra (perché sarebbe bene ricordare tutto quello che fecero di atroce, a guerra finita, gli Alleati, tra sobillazioni popolari contro gli Italiani nelle ex colonie o i campi di concentramento nei quali morirono di stenti ex soldati della Wehrmacht, ma queste sono altre storie...).
Tutto questo per ricordare che nelle guerre non ci sono i buoni contro i cattivi, ma essi vengono definiti da chi le guerre le vince e poi scrive i successivi libri di storia.
Ma i civili morti, da entrambe le parti, saranno sempre le vittime innocenti, troppo spesso dimenticate, soprattutto se morti dalla parte "sbagliata" della storia.
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