EXCALIBUR 8 - febbraio 1999
in questo numero

Fecondazione artificiale

Bioetica e ingegneria genetica: un delirio di onnipotenza

di Isabella Luconi
1985: è istituito il centro di Bioetica al Gemelli di Roma;
1990: nasce il Comitato Nazionale per la Bioetica;
1999: la relatrice diessina (leggi ex comunista) Marida Bolognesi porta in Parlamento la legge sulla fecondazione artificiale. 251 Parlamentari votano contro la fecondazione eterologa.
E nasce il dibattito politico, si conta fra i partiti il numero dei dissidenti rispetto alle posizioni ufficiali degli schieramenti di appartenenza, si divide il concetto di etica in etica cattolica ed etica laica, riservando alla prima una posizione conservatrice e alla seconda una posizione progressista, dimenticando che questo può corrispondere a una specificità, ma non a un concetto universale di etica, che è poi l'insieme dei principi e dei fini che regolano l'agire umano perché risulti degno di approvazione sia da parte del soggetto agente sia da parte del giudizio degli altri.
Improvvisamente, un problema che avrebbe dovuto turbare e far riflettere tutte le coscienze diventa importante perché riflette le dicotomie dei diversi schieramenti politici, tanto dicotomici da allineare l'allegra Rosi Bindi, che non ebbe scrupoli in passato a negare la speranza alla vita del Prof. Di Bella, alle opinioni del Polo.
Credo che ci sia molto più in discussione, che non l'articolo 4 della proposta di legge, ovvero fecondazione eterologa od omologa.
Si discute il fondamento della società, dei principi e dei valori dell'uomo; torna alla ribalta il problema se il primato del sociale sull'individuo professato dal marxismo e da tutti quelli che ne hanno raccolto l'eredità, sia un principio base su cui modellare i costumi, l'etica, la politica, il vivere civile, il concetto di famiglia, di Patria, di libertà.
O se invece, come noi (di destra?, anticomunisti?, antimarxisti?, liberali/liberisti?, cattolici?, fascisti?) crediamo, la persona umana sia il valore supremo, abbia una sua dignità e una sua forza coercitiva derivante dalla sua stessa struttura personale; in altre parole crediamo che l'essere umano è prima del fenomeno sociale e quello che preoccupa è che il principio stesso, nato con l'uomo, e messo in discussione solo in un determinato periodo storico (leggi marxismo), possa essere cancellato o approvato per un mero conteggio di voti parlamentari.
Centomila embrioni congelati solo in Italia, via libera agli esperimenti di ingegneria genetica, i confini dell'uomo sono stati infranti, si può intervenire sul DNA, si può clonare oggi un animale, domani un uomo.
Che sarà di quell'esperimento unico e irripetibile che è l'essere umano, nato da uno specifico incontro di ovuli e spermatozoi con il loro unico irripetibile e riconoscibile patrimonio genetico, patrimonio che due persone di sesso opposto hanno deciso di unire, realizzando non solo la trasmissione della specie, ma anche la trasmissione primaria dei valori fondamentali.
Che fine farà tutto ciò? Quale società nel Duemila, se l'attenzione viene spostata sull'aspetto egoistico del soddisfacimento dell'istinto genitoriale a qualunque costo?
Quale Stato può perseguire la felicità di pochi a danno dell'utilità di molti, quale filosofia può accogliere l'idea di un uomo senza limiti, senza sofferenze, senza dolore; il suo delirio di onnipotenza lo avvicinerà a Dio e nel tentativo di distruggerlo si distruggerà egli stesso, non riconoscendo che la forza dell'uomo non consiste nel raggiungere l'onnipotenza ma nell'accettare i suoi limiti, e la lotta di questa accettazione ne fa un essere superiore agli animali e permette di chiamarlo Uomo.
Per questo Uomo, che noi tutti crediamo sia fatto di materia e di anima, il dolore di combattere perché non venga cancellato da una miope politica di sinistra che pensa di essere nel giusto soltanto perché si è appiccicata addosso l'etichetta di "progressista", come se, in nome del progresso, si possano quantificare tutte le aberrazioni e le nefandezze che derivano da questo delirio di onnipotenza.
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