EXCALIBUR 8 - febbraio 1999
in questo numero

Personaggi: José Antonio Primo De Rivera

In ricordo di José Antonio

di Andrea Curreli
Durante il primo novecento e poi ancora durante tutta la storia della Spagna franchista, le simpatie di tutta la nostra area non si sono concentrate come sarebbe facile pensare sulla figura del generalissimo Franco, bensì su quella del fondatore della Falange Spagnola, José Antonio Primo De Rivera. Se la storia della Spagna è stata scritta dalle vittorie militari del generalissimo Francisco Franco per molti questo è sembrato semplicemente un regime o uno dei tanti stati di polizia del mondo, privo però di quella reale caratterizzazione politica che solo José Antonio poteva dargli.
José Antonio è stato un figlio dei suoi tempi e di una Spagna dilaniata da secoli di decadenza politico economica e sospesa tra una destra conservatrice (latifondisti, alto clero e varie componenti monarchiche ancorate a conflitti dinastici e prive di produrre un minimo di rinascita nazionale) e una sinistra fortemente influenzata dalla lotta di classe violenta e oltranzista. In questo quadro desolante, premonitore di quella che poi sarebbe diventata guerra fratricida nel 1936, José Antonio maturò il suo pensiero politico.
Dopo una brevissima esperienza nelle file monarchiche José Antonio si rese conto che quella destra era troppo ottusa, vincolata al passato e legata ai propri interessi economici e ai privilegi, per poter divenire promotrice della nuova Spagna. Sicuramente in questo contribuì l'esperienza del padre usato e poi abbandonato dal sovrano Alfonso XIII. Così maturò in lui la necessità di creare qualcosa di nuovo nella politica spagnola, slegato da interessi di parte e sensibile ai reali bisogni della comunità nazionale.
Nacque così il movimento della Falange (1931) che per stessa definizione di Josè Antonio doveva essere un "antipartito", slegato dalla destra monarchica conservatrice che disprezzava fortemente, e contrapposto ovviamente alle sinistre e al sistema repubblicano instauratosi in Spagna in quegli anni.
La Falange doveva formarsi tra le componenti sane della Spagna motivate dall'idea imperiale ma non nostalgiche, forti di valori millenari e non corrotte dalle brame di potere. Queste componenti erano ovviamente i giovani. Il mito della giovinezza preso prestito dal Fascismo Mussoliniano divenne un cardine della Falange e trovò applicazione pratica nella regola di voler accettare all'interno del movimento solo persone sotto i quarantacinque anni d'età.
Il nuovo movimento doveva poi staccarsi dallo spirito borghese della rassegnazione davanti agli eventi e divenire artefice del grande progetto della nuova Spagna. Questo spirito antiborghese fece avvicinare José Antonio agli ambienti movimentisti dei nazionalsindacalisti di Ledesma Ramos. La componente nazionalsindacalista in cui permanevano forti simpatie anarchiche, dopo una iniziale diffidenza nei confronti del borghese avvocato castigliano, divenne la spina dorsale del movimento falangista.
Come simbolo della Falange fu adottato il drappo rossonero identico a quello dei sindacalisti anarchici del F.A.I. e per differenziarsi da questi, furono aggiunti il giogo con le frecce simbolo dei Re Cattolici.
Il nuovo movimento propugnava la terza via, l'uomo nobile e aristocratico della destra unito agli ideali e le rivendicazioni sociali della sinistra.
Allo scoppio della guerra civile e negli anni precedenti José Antonio non mutò mai idea a riguardo della destra così come della sinistra. A chi propugnava l'odio di classe ribatteva l'importanza della unità della Patria intesa nel suo significato più alto di unità d'intenti della comunità verso fini più alti, e a chi cercava di difendere la profonda ingiustizia sociale della Spagna prometteva riforme radicali in segno opposto.
Con lo scoppio della guerra civile fu imprigionato dalle truppe repubblicane e giustiziato con complice disinteresse di Franco e dei suoi generali. La sinistra repubblicana si sbarazzò così dell'unico soldato politico che il fronte opposto presentava, la destra guidata e sorretta dal generalissimo Franco si giovava della perdita di un alleato mai troppo amato e ne faceva un martire. I ringraziamenti e le pubbliche ovazioni di Franco al fondatore della Falange furono strumentali a mantenere la componente dottrinariamente più elevata all'interno del suo regime politico e nessuna riforma reale in senso corporativo fu attuato dal generalissimo.
Alla fine i suoi grandi nemici di sempre Destra e Sinistra hanno avuto il sopravvento, ma rimangono i suoi scritti immortali a ricordarci che è ancora giusto e attuale contrapporsi alla prima come alla seconda.
«La destra è l'aspirazione a mantenere un'organizzazione economica per quanto ingiusta, la sinistra è il desiderio di sovvertire una organizzazione anche se con il cambio si spazzeranno via molte cose buone. E gli uni e gli altri indorano tutto con una serie di considerazioni spirituali». José Antonio Primo De Rivera, Madrid 29 ottobre 1933.
Per approfondimenti:
- "Scritti e discorsi di battaglia" di J. A. Primo De Rivera - Edizioni Settimo Sigillo;
- "José Antonio Prima De Rivera" di G. Almirante - Ciarrapico Editore;
- "José Antonio e la Falange Spagnola" di E. Carbone - Edizioni Thule;
- "La rivoluzione proibita" di B. Nellessen - Edizioni Volpe.
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