EXCALIBUR 10 - maggio 1999
nello Speciale...

Borghese e i suoi uomini

Il Comandante Junio Valerio Borghese
Figura decisiva nell'evitare lo sbandamento e nel guidare l'invitta Decima Flottiglia fu quella del suo comandante, il principe romano medaglia d'oro Junio Valerio Borghese, che stilò con l'alleato germanico tradito un trattato d'alleanza con parità di diritti e di doveri, nel quale si ribadiva l'autonomia della Decima e il suo diritto di combattere sotto le insegne e con divise italiane.
Sarà il grigioverde a vestire i suoi uomini, quel grigioverde già veduto sul Carso, a Vittorio Veneto, in Russia, Albania e su ogni fronte abbia visto impegnate le nostre truppe.
Sparsasi rapidamente la notizia che vi era ancora chi combattesse in onta al re e a Badoglio, che avevano gettato l'Italia in tanta vergogna e in tanto abbattimento, iniziarono ad affluire alla caserma San Bartolomeo migliaia di volontari che chiedevano con insistenza di entrare nella Decima.
È così che il reparto sul finire della guerra poteva contare su un organico superiore alle trentamila unità. Non tutti ovviamente ebbero il privilegio di entrare nel mezzi d'assalto subacquei o di superficie. I più dovettero accontentarsi dei battaglioni di fanteria di marina, costruiti sul modello del già noto San Marco, e battezzati coi nomi più evocativi per la marina italiana: Barbarigo, Scirè, Lupo, Fulmine, Freccia, Longobardo, Colleoni.
Tra essi anche il Btg. N.P. (Nuotatori Paracadutisti), un'élite nell'élite, guidato dal Comandante Mino Buttazzoni.
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