Il tavolo del Convegno "Dopo i Referendum, quali riforme?" dello scorso 3 marzo, con Paolo Camedda, Gian Mario Selis, Fabio Meloni, Massimo Fantola e Luigi Cogodi
È questa la domanda che nel corso del dibattito organizzato dalla nostra Associazione, il 3 marzo all'"Exmà" di Cagliari, è stata posta dal moderatore
Fabio Meloni a
Luigi Cogodi di Rifondazione Comunista, a
Gian Mario Selis del P.P.I., a
Italo Masala, Assessore regionale alle Riforme di A.N. e a
Massimo Fantola dei Riformatori, di fronte a un numeroso pubblico eterogeneo.
Dopo una rapida presentazione dell'Associazione Culturale "Vico San Lucifero", il Presidente Paolo Camedda ha ribadito gli scopi culturali della stessa, con l'obiettivo di approfondire le più attuali e importanti tematiche politiche e di aggregare i giovani della Destra di ieri e di oggi.
Ha poi preso la parola Massimo Fantola, affermando perentoriamente che
«la Giunta regionale è obbligata a prendere atto del risultato del Referendum per attuare le riforme secondo le indicazioni degli elettori sardi» e pertanto
«la legge elettorale va rivista all'inizio di questa legislatura per essere seria e coerente, per poter essere discussa e vagliata con le proposte e le intese più ampie». I Riformatori sono per l'elezione diretta del Presidente a un turno unico.
Subito dopo è intervenuto Luigi Cogodi, che oltre a contestare i risultati del Referendum, che ha registrato un'alta percentuale di astensioni, ha parlato senza mezzi termini di
«crisi istituzionale e di crisi della politica dove non è chiaro chi è che debba assumersi la responsabilità delle scelte politiche» e perciò
«è necessaria una stabilità che sia garantita dal premio di maggioranza e da una soglia di sbarramento. Saranno così evitati i ribaltoni e verrà riconsiderata la volontà popolare».
Più pacato e cattedratico Gian Mario Selis, che ha affrontato in maniera sistematica l'argomento partendo dalla necessità di
«innovare le istituzioni, migliorare la gestione delle risorse, attuare riforme connesse alle politiche di sviluppo. Sono necessarie nuove regole, strumenti, competitività e riconversione della politica. Bisogna rimettere in dubbio alcune certezze, ridisegnare le regole della convivenza e dello Stato». Selis ha inoltre evidenziato alcune incongruenze cui ha dato luogo il bipolarismo come la numerosità sia a livello nazionale che regionale dei Gruppi Misti, o la formazione eccessiva di nuovi partiti, sino ad arrivare al partito personale. I rimedi, secondo Selis, sono coniugare efficienza e rappresentanza, trovare punti d'accordo e sufficiente flessibilità per le riforme con rappresentanze territoriali, creare stabilità di governo, come già avevano auspicato nei loro interventi Fantola e Cogodi, riscrivere lo Statuto per non subire la riforma dello Stato ma per rifondare la partecipazione sarda, instaurare un federalismo per organizzare meglio lo Stato. Non ha escluso l'ipotesi di nuove elezioni.
Italo Masala, infine, ha specificato che in fondo i Referendum sono stati solo consultivo-indicativi e che quasi tutti i partiti sono orientati nella scelta presidenzialista. In ogni caso
«oggi dobbiamo affrontare le riforme con le leggi vigenti». Rispondendo a Selis circa il fallimento del bipolarismo, ha affermato che, contrariamente a quando l'estrema destra e l'estrema sinistra venivano emarginate, oggi tutti possono far valere le proprie idee all'interno di uno dei due poli. Pertanto le riforme dovranno essere varate non dalla maggioranza o dall'opposizione, ma da tutti i Sardi per riprogettare la Sardegna del Duemila.
Al dibattito che è seguito sono intervenuti Cesare Corda, Consigliere regionale di A.N., Antonio Volpi dei D.S. e Paolo Cossu dell'Associazione "Vico San Lucifero", che ha sottolineato l'importanza dei princìpi partecipativi e le possibili soluzioni che possono essere date alla crisi della politica in generale, contro il disinteresse e l'astensionismo.