EXCALIBUR 17 - marzo 2000
in questo numero

Le "acrobazie" di un relatore

Referendum sardo: i politici si arrampicano sugli specchi... e barano! Opinioni-bluff espresse al convegno sui referendum

di Mauro Plazza
Il 3 marzo ha rappresentato, per la nostra Associazione, una data importante: dopo un lungo periodo di riposo siamo riusciti a portare di nuovo all'esterno la nostra voglia di fare e di proporre, per molto tempo rinchiusa, anzi, chiusa a chiave, nei locali sede della Associazione. Un periodo di riposo durante il quale, diciamolo chiaramente, molti di noi hanno pensato seriamente se fosse il caso di continuare questa esperienza, riconducendo la inattività a una sorta di frequentazione di uno dei tanti circoli di "combattenti e reduci". Circoli nei quali si parla sempre dei tempi passati, delle gesta eroiche, del «si stava meglio quando si stava peggio» e dove si sfodera il più inutile e avvilente degli amarcord.
Il 3 marzo, invece, l'Associazione "Vico San Lucifero" ha deciso di uscire di nuovo allo scoperto, di discutere di programmi, di progetti, di riforme, di futuro insomma. E i risultati si sono visti: da una parte una qualificata rappresentanza di oratori, dall'altra un nutrito pubblico che ha seguito con attenzione le argomentazioni esposte.
È innegabile che, in un momento in cui dibattiti, convegni, conferenze, comizi, ecc. ci vengono trasmessi quotidianamente dalla televisione che porta nelle case della gente i leader politici nazionali, riuscire a "convincere" un centinaio di persone a seguire il nostro convegno va interpretato prima come un successo, poi come uno stimolo a continuare su questa strada.
Per quanto riguarda il dibattito, le posizioni dei rappresentanti politici erano note, e tali, naturalmente, sono rimaste.
Mi ha colpito invece il discorso dell'On. Cogodi (peraltro elogiato in modo forse eccessivo dal nostro Presidente in sede di presentazione). Nel suo discorso l'On. Cogodi ha paragonato le argomentazioni espresse dall'On. Fantola in difesa della riforma elettorale in senso maggioritario e presidenziale a una casa senza fondamenta, senza scale, senza pilastri: in una casa eretta in una piazza e della quale esiste solo la facciata, così come si può vedere in molti film. A me sembra che, in questa piazza, accanto a questa casa, l'On. Cogodi abbia a sua volta eretto qualcosa: uno specchio. Uno specchio grande, anzi grandissimo. Uno specchio sul quale ha cercato di arrampicarsi per cercare di nascondere e sminuire il successo ottenuto in sede di consultazione referendaria.
Non si può infatti sostenere o insinuare che, siccome ha votato solo il 38% degli aventi diritto, quasi certamente il restante 62% non votando, ha voluto esprimere un parere contrario. In una consultazione referendaria gli elettori hanno due possibilità: votare "Sì" oppure votare "No". Chi avesse voluto votare "No", pertanto, avrebbe avuto la possibilità di farlo in tutta tranquillità, recandosi al seggio e barrando la casella con su scritto "No". Chi non ha votato, invece, lo ha fatto per i motivi più diversi:
- perché non crede nell'istituto referendario;
- perché pensa che, come è già successo, il risultato dei referendum non trovi poi applicazione;
- perché non a conoscenza di quanto proposto dal quesito referendario dovuto a una scarsa informazione,
e così via elencando.
Ma quello che non è stato detto è che in tutte le democrazie occidentali vige la regola che chi vota decide anche per chi non vota, e che chi non vota delega e accetta il risultato.
Se volessimo estendere il ragionamento dell'On. Cogodi, non dovremmo ritenere attendibili i risultati elettorali politici in quanto la percentuale più ampia è rappresentata dai non votanti e dalle schede bianche; non dovremmo riconoscere come interlocutore il Presidente degli Stati Uniti d'America, eletto normalmente con il 40% dei votanti, o i Primi Ministri dei Paesi dove il suffragio non raggiungesse il 50% più uno degli aventi diritto al voto.
In conclusione: smettano di arrampicarsi sugli specchi perché corrono il serio rischio di cadere e diano al popolo sardo quelle riforme che, a gran voce, sono state invocate con il successo dei Referendum.
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