EXCALIBUR 18 - aprile 2000
nello Speciale...

La storia - Padre Usai

Sopra: Padre Luciano Usai e il Col. Bartolomeo Fronteddu sul frontespizio della rivista tedesca "Signal"
Sotto: il Colonnello Bartolomeo Fronteddu
Proprio su "Signal", al giornalista tedesco che lo intervista, il comandante del battaglione, il Colonnello Bartolomeo Fronteddu di Dorgali, dichiara: «Avrete occasione di conoscere degli uomini veramente interessanti, come ad esempio un cappellano militare che è fregiato del distintivo germanico dei carristi d'assalto oltre che della croce di ferro di seconda classe».
Il cappellano è Padre Luciano Usai, missionario saveriano, nativo di San Gavino; ha combattuto per 28 mesi in Africa settentrionale nel "31º Reggimento Guastatori" comandato da Caccia Dominioni. Sul fronte, oltre le decorazioni tedesche, una delle quali datagli personalmente da Rommel, si è guadagnato anche una medaglia d'argento e una di bronzo.
Padre Usai vive la tragedia dell'8 settembre ad Asiago, nel Veneto; da qui, come migliaia di altri soldati sardi sbandati, tenta di tornare a casa: raggiunge Civitavecchia, ma è impossibile imbarcarsi per la Sardegna. Nel porto laziale assiste al triste spettacolo dei soldati sardi laceri, affamati e abbandonati da tutti. Decide di fare qualcosa, si reca in Vaticano e al comando tedesco di Frascati. Qui qualcosa ottiene; così racconta Michele Sanna: «Un alto funzionario Tedesco, n.d.a.) gli comunica quanto è stato disposto: sono stati messi a disposizione otto autocarri coi quali andrà a caricare tutto il necessario ai magazzini della sussistenza italiana, ancora pieni di generi alimentari di ogni tipo. Gli consegnano il lasciapassare e con questo può proseguire fino al centro militare di Capranica, destinato come punto di raccolta di tutti i Sardi». La notizia dell'apertura del centro viene data dalla radio e i Sardi incominciano ad affluire spontaneamente. Quelli che non possono muoversi, Padre Usai li va a cercare; così infatti racconta, un po' enfaticamente, nel memoriale scritto nel 1945 mentre è in carcere a Buoncammino (a Cagliari), pubblicato su il giornale "Il Quotidiano" in data 16 marzo del 1945 e riportato nel libro di Michele Sanna: «Fossero qui presenti tutti i militari da me salvati dalle carceri e dai campi di concentramento tedeschi [...] in particolare ì 22 militari sardi della caserma dell'aeronautica di Viale Giulio Cesare a Roma, in attesa di essere severamente giudicati da un tribunale tedesco, e da me salvati dopo essermi reso garante per loro. I 117 militari sardi, rinchiusi nel forte di Bracciano e condannati a morte per spionaggio e sabotaggio, da me salvati dopo tante premure e suppliche, mettendo a rischia la mia stessa vita [...]». Nel centro di Capranica si raccolgono così, in breve tempo, ben 20 mila Sardi.
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