EXCALIBUR 18 - aprile 2000
nello Speciale...

La storia - il Sottosegretario Barracu

Sopra: il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della R.S.I. Francesco Maria Barracu
Sotto: una posa originale dei giovani volontari, che col loro canto accompagnano un ballo tipico dell'Isola lontana occupata dal nemico. A sinistra si vede il comandante del battaglione, Col. Bartolomeo Fronteddu, che partecipa alla rappresentazione
Intanto, dopo la liberazione di Mussolini, si installano a Roma le nuove autorità della R.S.I.. Fra queste c'è Francesco Maria Barracu di Santulussurgiu, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Padre Usai lo conosce bene, tra l'altro gli stette vicino quando Barracu, già federale di Bengasi, perse la moglie sotto un bombardamento. I due si incontrano, Barracu decide di formare un'unità organica composta interamente da Sardi volontari. Invia a Capranica il Colonello Fronteddu con altri ufficiali per organizzare e addestrare il reparto.
Il giornalista della rivista "Signal" ci dà un quadro singolare del comandante sardo di Dorgali: «Il mio ospite aveva un solo braccio; l'altro, il destro, lo aveva perduto da giovane tenente nel 1915 in una battaglia dell'Isonzo. Appena guarito da questa ferita, raggiunse nuovamente il fronte quale comandante di una compagnia e combatté in prima linea, ove nel 1916 venne fatto prigioniero degli Austriaci della "K.K. Edelweis-division". I nemici gli lasciarono la pistola e dopo alcuni mesi lo scambiarono». Fronteddu dice al giornalista tedesco: «Nel mio battaglione trovano accesso soltanto i Sardi perché io so che i miei conterranei sono combattenti nati [...]. I miei uomini dovranno combattere esclusivamente in montagna. Saranno armati soltanto con la pistola automatica, le bombe a mano e il pugnale [...]. Noi vogliamo combattere, combattere al più presto possibile».
A Capranica, ai Sardi vengono proposte alcune soluzioni al loro status di sbandati: andare a lavorare in Germania o nelle fabbriche del nord oppure sistemarsi da qualche altra parte; a Capranica rimarranno solo quelli che decideranno di arruolarsi nelle costituende forze armate della R.S.I.. In 1.200 fanno quest'ultima scelta e costituiscono l'organico del Battaglione "Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy". Vengono vestiti, addestrati e armati con fucili "91", mitra "Beretta" e mitragliatrici "Breda". Padre Usai diventa il loro cappellano militare.
Il reparto si trasferisce, presumibilmente nel novembre del 1943, nella caserma "Lungara" di Roma.
In questo arco di tempo avvengono anche alcuni fatti incresciosi: un gruppo di diciotto soldati diserta con tutto l'armamento e si dà alla macchia nelle campagne di Sutri. In seguito ad alcuni atti di sabotaggio, vengono catturati dai Tedeschi e passati per le armi. Solo uno, Francesco Zuddas, scamperà fortunosamente alla morte e sarà implacabile accusatore di Padre Usai quando costui verrà arrestato e processato in Sardegna.
Un altro militare del battaglione, l'ufficiale Gavino Luna, che era un cantante tenore, arrestato dai Tedeschi con l'accusa di aver compiuto azioni di sabotaggio nei loro confronti, sarà tra i 335 trucidati alle Fosse Ardeatine.
Secondo Michele Sanna, Barracu, presumibilmente d'accordo coi comandi militari della R.S.I. e coi Tedeschi, decide che il reparto avrebbe trovato il suo impiego nella difesa del confine orientale nella regione della Venezia Giulia. Pertanto il Battaglione "Angioy", ai primi di dicembre, si trasferisce da Roma, fa tappa prima a Cremona, poi a Trieste e infine a Fiume, dove rimane sino al 3 maggio del 1945, allorché gli Slavi di Tito occupano la città.
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