EXCALIBUR 20 - luglio/agosto 2000
in questo numero

Dibattito: A.N. forse

Sul movimento politico Alleanza Nazionale

di Toto Sirigu
Sarebbe fin troppo semplice per me, ed "esageratamente esaltante" per gli attuali giovani militanti di Azione Giovani e Azione Universitaria, eludere l'argomento del titolo, sostenendo che si stava meglio - cioè a dire, abbiamo speso i nostri anni migliori, il partito può continuare a cuocere nel solito brodo insapore - dentro le organizzazioni giovanili: più gusto, più sfida, più sapore di politica vera. La verità è che oggi mi ritrovo insieme con altri, a tutti gli effetti, dentro un movimento politico che si chiama Alleanza Nazionale, all'interno del quale si cercherà di trasfondere la stessa volontà di lotta del tempo giovanile che fu. Perciò, cari under 30, non illudetevi, non avrete all'infinito l'esclusiva dei "tempi migliori" (sfatare quest'invidiabile luogo comune che vi riguarda si può, statene certi).
È certo, comunque, che questo salto generazionale comporta l'esigenza di affrontare delle questioni:
· vogliamo fare militanza in A.N..
Perché è un movimento politico che si avvicina più di altri ai nostri ideali e soprattutto perché ritroviamo persone che hanno un percorso (passato e di prospettiva futura) simile al nostro. Tuttavia qualcosa ancora, clamorosamente, manca: vorremmo fare politica anche perché esiste, a livello provinciale, un partito, ovvero un partito organizzato (con tutto ciò che ne dovrebbe discendere). Non avrebbe molto senso continuare a pagare una tessera annuale di Alleanza Nazionale senza che si possa concretizzare l'alleanza, attraverso un progetto politico-culturale-sociale condiviso fisicamente da decine di donne e uomini;
· esiste una crisi di consenso verso i partiti.
Affermazione vera ma da non enfatizzare. Infatti, dobbiamo ricordarci che il modello di partito oggi esistente è simile a quello del dopoguerra, con la differenza che le dinamiche sociali sono profondamente mutate. Con una parola potremmo dire: aggiorniamoci! individuiamo, se ne siamo capaci, una precisa forma organizzativa, e smettiamola di fare la spola tra modello di partito americano (gruppi di pressione e fondazioni) e quello italico delle sezioni (e dei vertici dirigenziali troppo spesso arroccati a difesa di privilegi interni causando un danno enorme alla sana politica), con l'esito nefasto di assorbire il peggio dell'uno e dell'altro;
· chi vuol fare politica e con quale obiettivo nel 2000 in Italia, in A.N.?
La risposta più scontata (ma che per fortuna riguarda una quota fisiologica esistente in tutti i partiti del mondo): il puro carrierista (viva la gloria, viva il prestigio, viva i privilegi). Ci sono tante altre risposte che ovviamente dipendono da tante diverse e dignitose sensibilità personali. Due sono invece quelle che dovrebbero assorbire maggiormente la nostra attenzione: la persona che pensa e si spende per cambiare radicalmente ciò che gli sta intorno (quasi fino a toccare l'utopia rivoluzionaria), e la persona che pensa e si spende per cambiare ciò che riesce effettivamente a modificare (quasi fino a toccare il pragmatismo razionale senz'anima). Sono due posizioni estreme (perfettamente conciliabili dentro un circolo militante, un gruppo politico arioso), entrambe affascinanti, ovviamente a patto che si mettano a confronto non saltuariamente, e che consentono, di conseguenza, la cittadinanza alle tante posizioni intermedie.
Ho in questo modo posto tre questioni; nate, per l'esattezza, da una riflessione legata esclusivamente alla mia nuova (gennaio '99) esperienza di militanza politica dentro Alleanza Nazionale. La speranza è quella di affrontare più in profondità queste tematiche, e altre ancora, nel prossimo congresso provinciale e nazionale del nostro partito.
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