EXCALIBUR 21 - settembre 2000
nello Speciale...

Le relazioni degli altri intervenuti

Il Flumendosa quasi a secco nel Sarrabus
A questa relazione generale, illustrativa delle diverse problematiche della difesa del suolo, è seguita quella dell'Ing. Sanna (Presidente dell'"Associazione regionale Consorzi di Bonifica"), il quale, anche per rispondere alle domande poste dal Dott. Caredda circa l'uso dell'acqua e le cause delle ricorrenti crisi idriche, ha trattato principalmente della legge 36/94, che disciplina appunto l'uso dell'acqua soffermandosi sulla situazione gestionale dei sistemi idrici esistente in Sardegna e sulla necessità della loro riorganizzazione secondo i princìpi e le finalità della suddetta legge.
Concordando con il Dott. Caredda sul fatto che la difesa del suolo e la tutela delle acque non sono separabili per le evidenti, profonde interazioni esistenti tra i fenomeni legati all'acqua e all'ambiente, la materia della difesa del suolo, sostiene l'Ing. Sanna, deve essere intesa nell'accezione più larga di difesa del suolo e delle acque per la valorizzazione della risorsa idrica e degli ecosistemi ambientali connessi e per lo sviluppo dei sistemi antropici e territoriali. Con questa premessa, visti anche i ritardi nella predisposizione del "Piano di Bacino", l'Ing, Sanna ritiene che per accelerare i tempi di redazione e approvazione, il Piano può essere predisposto per fasi attraverso piani tematici, o per stralci relativi a settori geografici più delimitati, purché inquadrati in una cornice generale relativa all'assetto più complessivo del bacino nella sua interezza. Particolare efficacia potrebbe avere il ricorso a piani preliminari redatti sulla base delle conoscenze già disponibili, privilegiando il settore della manutenzione ordinaria delle opere e del territorio.
Certo è che, per quanto riguarda la risorsa idrica, si dovrà comunque operare per una nuova definizione dei fabbisogni (idropotabili, irrigui) e del costo dell'acqua, prevedendo il controllo sistematico e razionale del territorio, la misura e il monitoraggio delle risorse disponibili e dei dati climatici, atteso che i Consorzi di Bonifica offrono a tal fine la più ampia disponibilità a creare un sistema di coordinamento per svolgere l'attività di supporto tecnico all'interno di programmi finalizzati alla pianificazione del territorio e all'uso razionale delle risorse idriche.
Il Prof. Aru (cattedra di Geopedologia dell'Università di Cagliari e studioso eminente del fenomeno della desertificazione) ha concluso la sessione tecnica del convegno con una relazione sullo stato di degrado del territorio, i processi che lo favoriscono e le strategie per la mitigazione, sostenendo fin dall'inizio che «tutti gli studi condotti in questo campo hanno dimostrato il legame esistente tra la desertificazione e le attività dell'uomo, e hanno evidenziato l'importanza fondamentale di una corretta gestione del territorio e la necessità della effettuazione di studi ambientali e di "land evaluation" su cui basare la realizzazione dei piani applicativi».
È necessario però, dice il Prof. Aru, chiarire che «per desertificazione si intende il consumo di risorse non rinnovabili, come il suolo, l'acqua, ecc. determinato da eventi naturali e di origine antropica. Tra questi ultimi vi sono, principalmente, gli incendi, il sovrapascolamento, l'erosione, l'urbanizzazione pianificata e non. Tali processi riguardano soprattutto la gestione delle risorse ambientali che, se sovrastimate, portano al degrado delle risorse stesse. Scelte politiche e di mercato sono spesso le cause che predispongono il territorio all'usura sino alla scomparsa delle risorse. In Sardegna, ad esempio», prosegue il Prof. Aru, «alla richiesta del mercato di quantitativi sempre più ingenti di formaggi, si è risposto con l'aumento del carico di bestiame. Questo eccesso di pascolamento ha portato a un ampliamento delle aree da destinare all'allevamento semibrado del bestiame, ottenuto mediante la pratica degli incendi e le arature per la coltivazione di erbai in aree su qualunque pendenza, con conseguente degrado dei suoli».
Per rendersi conto di ciò «è sufficiente osservare le due carte dei suoli della Sardegna realizzate rispettivamente negli anni '60 e negli anni '90, in cui appare evidente l'incremento sostanziale della roccia affiorante e dei suoli a minimo spessore. È falso», sostiene il Prof. Aru, «l'apparente interesse economico raggiunto con la vendita di maggiori quantità di formaggi, in quanto fatto a spese delle risorse, compromesse da una gestione irrazionale che le impoverisce. Bisogna invece favorire la modificazione delle tecniche di allevamento orientandole verso la semistabulazione, la produzione di fieno da prati ed erbai, l'integrazione alimentare con concentrati. Ciò porterebbe anche a una minore utilizzazione di superfici con evidenti benefici sul piano sociale e ambientale».
Il problema, afferma il Prof. Aru, è che «manca, nella maggior parte dei casi, uno studio sulla suscettività basata sul confronto tra i requisiti dell'uso e le qualità del territorio, tenuto conto che già si dispone di studi e ricerche che consentono certamente di mettere a punto strategie di ordine tecnico, economico e politico capaci, attraverso una modifica della gestione territoriale, di mitigare il deperimento e la distruzione delle risorse non rinnovabili». In Sardegna infatti sono stati effettuati esempi altamente significativi di corretta utilizzazione delle risorse ambientali, ma non è sufficiente senza una presa di coscienza sociale e politica.
Per il futuro uso del territorio «bisogna sviluppare adeguate strategie finalizzate alla mitigazione dei processi di degrado traducendole in scelte politiche sufficientemente rigide nell'applicazione e differenziate in funzione dei diversi ambienti. Non vi sono soluzioni uguali per tutto il territorio», avverte il Prof. Aru, «e neppure per tutti gli ambienti mediterranei. Data l'eterogeneità dei diversi paesaggi nelle loro singole componenti, e principalmente per ciò che riguarda il suolo, il clima e la copertura vegetale, è necessaria una strategia globale a livello comunitario che sia differente non solo per la varie Nazioni, ma anche per le Regioni e i Comuni. A livelli di pratica applicazione, il piano sovraordinato comunitario dovrebbe mantenere una costante interrelazione con quelli comunali e intercomunali. Nel settore agricolo, effettuando una pianificazione comunale, è possibile delimitare le terre a diversa suscettività, mentre a livello regionale, su indicazione dei piani europei, devono essere definite le quote (in ettari) per ciascun tipo di coltura, affinché siano soddisfatte le esigenze locali e comunitarie... Queste osservazioni possono essere applicate per qualsiasi tipo di attività, la cui sostenibilità non dipenda solo dal mercato ma anche dalle condizioni ambientali, dal suolo e dal clima».
Chiusa la sessione tecnica, la parola passa all'Assessore della Difesa dell'Ambiente, Dott. Pani, il quale subito informa delle iniziative assunte dall'Amministrazione regionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione.
In attuazione della deliberazione C.I.P.E. del 21.12.99, la Regione ha predisposto e consegnato al Ministero dell'Ambiente il proprio programma per la lotta alla desertificazione che prevede azioni mirate per la mitigazione del fenomeno e la salvaguardia delle risorse naturali, acqua e suolo in particolare. Il programma suddetto contiene molti dei dati e delle considerazioni tecnico-scientifiche esposte in precedenza, ma la situazione ambientale nel suo complesso non è così gravemente compromessa come pessimisticamente illustrata in taluni passi delle relazioni precedenti. Il momento è certamente difficile ma è aggravato dalle avverse condizioni climatiche che hanno determinato un periodo siccitoso, come quello attuale, che memoria d'uomo davvero non ricorda così lungo. I dati disponibili lo confermerebbero e anche per questo motivo non si dovrà trascurare di riflettere sull'eventuale adozione di soluzioni tecnologicamente avanzate e già sperimentate in altre località, come ha peraltro auspicato lo stesso Sindaco Delogu in apertura di lavori.
Le conclusioni del convegno sono state affidate all'Ing. Marcenaro, membro della "Consulta Nazionale Ambiente" di A.N., il quale, mentre esprime vivo compiacimento per il successo dell'iniziativa, ritiene che la Sardegna per la singolarità e specificità del suo ambiente possa costituire una sorta di laboratorio per lo sviluppo di una politica ambientale che sappia conciliare ed equilibrare l'uso sostenibile delle risorse con l'esigenza della crescita sociale ed economica.
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