EXCALIBUR 24 - febbraio 2001
nello Speciale...

I volontari si paracadutano in Sardegna

Frontespizio della sentenza di condanna del Tribunale Militare della Sardegna di Padre Luciano Usai (cliccare sull'immagine per ingrandire)
Oltre ai 200 Sardi aggregati al Battaglione confinario, con tutta probabilità, un altro consistente reparto del "Battaglione G. M. Angioy" si attenda ad Abbazia di Fiume, non sappiamo se proveniente dal resto del battaglione di stanza a Opicina, o addirittura direttamente da Cremona. Da questo reparto, su incarico di Barracu, Padre Usai trae, nel marzo del 1944, il gruppo di volontari che si paracaduta con lui in Sardegna tra giugno e novembre dello stesso anno per compiervi azioni di spionaggio e di sabotaggio.
Il gruppo, debitamente addestrato dai Tedeschi a Padova e in Germania, dopo essere stato imbarcato sugli aerei a Bergamo, viene paracadutato in più riprese in Sardegna. Padre Usai tocca terra a Is Arutas, presso Cabras, il 23 di giugno. Dopo una serie di peripezie viene arrestato dai carabinieri del controspionaggio mentre tenta di raggiungere Alghero in treno. Gli altri paracadutati sono: il Tenente Pischedda, il Sergente Maggiore Mario Corongiu di Laconi, il soldato Francesco Campus di Macomer, l'aviere Angelo Manca di Villanova Monteleone, il Caporale Antonio Marchi di Zeddiani, l'aviere Virgilio Cotza di Orroli, il sergente Antonio Mastio di Orani, l'aviere Antonio Castia di Macomer. Essi toccano terra in due notti successive, ma vengono tutti catturati e rinchiusi in una specie di campo di concentramento situato nella periferia di Oristano, in attesa di essere tradotti nelle carceri della stessa cittadina. Dal campo, temendo una condanna a morte per spionaggio, riesce a evadere il Tenente Pischedda, ma, incappato in una pattuglia di carabinieri, rimane ucciso nel conflitto a fuoco. Un ultimo lancio lo effettua il Sergente cagliaritano Francesco Trincas, quattro mesi dopo, ma anche Trincas viene catturato. Vengono tutti processati nel marzo del 1945 dal tribunale militare con l'accusa di alto tradimento per essersi arruolati nell'esercito della R.S.I. dopo l'8 settembre.
Per padre Usai vengono formulate due ulteriori imputazioni: arruolamento illecito di guerra e istigazione alla corruzione (aveva detto a una guardia carceraria - ovviamente per scherzo - che gli avrebbe dato un milione se l'avesse fatto evadere!). Pubblico ministero è il Tenente Francesco Coco, quello stesso magistrato che verrà ucciso dai brigatisti rossi l'8 giugno del 1976 a Genova. Padre Usai si assume tutta la responsabilità della missione, mentre gli altri militari, su consiglio del sacerdote, asseriscono di essere stati ingannati sugli scopi della stessa: era stato detto loro che si dovevano paracadutare unicamente per ricongiungersi alle proprie famiglie! Il pubblico ministero chiede la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena di Padre Usai e l'assoluzione per tutti gli altri imputati. Il tribunale, però, mentre conferma l'assoluzione per gli altri soldati, commina al cappellano militare trent'anni di carcere. Padre Usai finisce quindi nel penitenziario dell'Asinara, da dove esce nel 1946, grazie alla cosiddetta "amnistia Togliatti".
I suoi commilitoni, seppure assolti dal tribunale militare, dovranno scontare due anni di confino erogati dalla commissione per l'epurazione contro il fascismo.
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