EXCALIBUR 26 - aprile 2001
in questo numero

Il massacro di Cefalonia

Da rivisitare questo e altri episodi accaduti in tempo di guerra

di Giorgio Usai
Il perentorio, ancorché anonimo, invito a ricordare Cefalonia non può e non deve restare inascoltato, a patto che si dica tutto, senza nulla tacere, su questo dolorosissimo episodio della Seconda Guerra Mondiale.
Nelle giornate successive all'8 settembre 1943 (proclamazione dell'armistizio di Badoglio), i comandanti militari italiani si trovarono - di colpo - abbandonati e privi di precisi ordini da parte di un governo fuggiasco e completamente delegittimato.
Dovunque si registrarono episodi di contrasti con i militari tedeschi che, a termini del diritto internazionale di guerra, spesso si vedevano attaccati da un esercito che, ventiquattro ore prima, era alleato, e ora, in assenza di una dichiarazione ufficiale di belligeranza, era di fatto un esercito nemico.
Spesso questi contrasti venivano risolti con la buona volontà dei comandanti di entrambe le parti, senza spargimento di sangue.
Ricordiamo il comportamento esemplare di Junio Valerio Borghese, a La Spezia, che si rifiutò di consegnare le armi ai Tedeschi, ma con questi arrivò a un onorevole accordo di tregua, conservando la dignità, l'onore e la lealtà del suo reparto.
Ci rendiamo pienamente conto che parlare di dignità, onore e lealtà con i "badogliani" è tempo perso, ma dobbiamo ricordare all'anonimo che a Cefalonia il comandante italiano, dopo aver liberamente negoziato col comandante tedesco la consegna delle armi, in modo onorevole, mancò alla parola data attaccando i militari tedeschi, i quali reagirono annientando i reparti del Regio Esercito.
Chi conosce i Tedeschi sa bene quanto per essi sia sacra la parola d'onore, tanto più tra ufficiali; la triste fama che - purtroppo - accompagna noi Italiani ("doppiogiochisti" e traditori) condusse quindi al feroce massacro, la cui responsabilità è tuttavia del comandante italiano.
Qualcosa di simile stava per accadere a La Maddalena, quando un comandante della Regia Marina, pur avendo concordato uno scambio di prigionieri con i Tedeschi in ritirata, proditoriamente aprì il fuoco su di essi. Per fortuna non ci furono conseguenze.
Del resto i Tedeschi (non i nazisti, perché i reparti di Cefalonia erano della Wehrmacht!) non si comportarono diversamente dagli Inglesi e Australiani in Birmania, dove questi annientarono tutti i reparti giapponesi che resistevano a oltranza. Non ci risulta che sia stata spesa una sola parola di condanna per questi fatti.
Concludendo: i fatti della storia vanno prima di tutto fedelmente riferiti - senza falsificazioni ed "amnesie" - e quindi serenamente esaminati per trarne insegnamenti per le nuove generazioni.
Ragionare affidando le proprie convinzioni e opinioni ai film di Hollywood equivale a gettare il nostro cervello nell'immondizia.
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