EXCALIBUR 34 - febbraio/marzo 2002
in questo numero

Addio storica fiammella?

Difendiamo i simboli... non spegnamo la fiamma!

di Simone Olla
Togliamo la fiamma dal simbolo di A.N., «bisogna dare anche una testimonianza concreta, emblematica di una rottura col passato».
Le virgolettate dolorose affermazioni, gonfie di un disprezzo che non ama la memoria storica di una comunità, sembrano quelle di un qualunque intellettuale progressista o liberale, sempre in prima linea quando si tratta di cantare le gesta della sua ideologia: la prima tutta emancipazione, sradicamento, eternizzazione del presente; la seconda tutta individualismo esasperato (che sfocia nell'egoismo), utilitarismo, economicismo.
Nel bipolarismo possibile, "Comunitari o liberal" dell'importante saggio di Marcello Veneziani, il licenziatario delle frasi in virgoletta potrebbe essere senza ombra di dubbio un eccellente liberal; una persona che difficilmente troverebbe dimora presso la casa della destra italiana. E invece... Invece questa persona non solo fa parte di Alleanza Nazionale, ma in dolce compagnia scudocrociata ha ricoperto, ricopre e (ne siamo certi) ricoprirà ruoli chiave nel più importante partito della destra italiana.
Tuttavia, piuttosto che fare un attacco frontale ai protagonisti delle assurde affermazioni (... se avvenisse sarebbe veramente il minimo) e piuttosto che un romantico inno alla storica fiammella, è bene andare oltre, scavando nel retroterra culturale dal quale partono simili offensive, verificandone così la totale incompatibilità con il mondo culturale della destra italiana (incompatibilità, ovviamente, con quella destra che non vuole morire liberale).
Non si possono rompere i ponti col passato, condannandolo o addirittura ignorandolo: si è parte integrante di una comunità quando se ne condividono i valori fondanti. Se i valori comuni (o maggioritari) vengono piegati e avviliti per soddisfare le esigenze del singolo, la comunità è destinata a sfaldarsi, sfilacciarsi, cristallizzarsi in tanti individui portatori di valori individuali prima che comunitari.
Chi non si sente componente di una comunità legata alla propria terra, altro non può essere che un liberal; chi non si sente legato a un passato, bollandolo in modo negativo solamente perché è passato, vecchio, stantio, altro non può essere che un liberal; chi non si sente legato a una comunità dalle tradizioni della comunità stessa, è un liberal; chi non si sente legato alla Tradizione (con la "T" maiuscola), riducendola a un più comodo ed effimero folklore, non si può nel contempo riconoscere con chi vede la Tradizione come una testimonianza avuta in eredità, da tramandare e non da consumare.
Quest'analisi non farebbe una grinza se i due contenitori sopra descritti brevemente ricalcassero fedelmente il bipolarismo italiano. Così nei fatti non è: sia nell'uno che nell'altro schieramento politico vi sono contaminazioni dell'uno e dell'altro pensiero (il pensiero comunitario e quello liberale), attraversamenti trasversali che impediscono la rigida, quanto efficace, schematizzazione proposta dall'intellettuale pugliese. La riflessione deve quindi essere spostata su un altro livello: deve essere rivolta al destinatario delle ingiuriose affermazioni: Alleanza Nazionale.
Spengere la fiamma, cancellarla col bianchetto, incollarci sopra una bellissima (e politicamente corretta) bandierina europea, ai più (soprattutto agli esterni) suonerebbe come un dolce messaggio o verrebbe accolto con assoluta indifferenza. Ma il simbolo, per un partito di destra, per il partito della destra italiana (che del simbolismo ha fatto e dovrebbe fare una sua peculiarità), rappresenta la sintesi immutabile di un percorso: se cambia, vuol dire che il percorso è stato cambiato; il precedente abbandonato, sbarrato (e anche dimenticato?).
Una fra le coordinate che il M.S.I. ha ereditato dal fascismo è proprio il simbolismo: un'epoca è caratterizzata dai simboli di quell'epoca e ricordata coi simboli di quell'epoca; una civiltà è caratterizzata da simboli; una società è caratterizzata da simboli; una comunità è caratterizzata da simboli. Nel dopoguerra abbiamo assistito alla distruzione, sia materiale che ideale, di tutti quei simboli che hanno accompagnato il popolo italiano nell'esperienza del Ventennio fascista. Distruzione dei simboli del fascismo che non concepiamo dal punto di vista concettuale prima che dal punto di vista romantico: è assurdo rimuovere ciò che è testimonianza simbolica di un popolo (figurarsi poi se quel popolo è il nostro, quello italiano); è assurdo rimuovere qualcosa che rappresenta il ricordo di una comunità.
Non è compito dell'Uomo indicare e stilare graduatorie sui simboli che hanno l'onore di divenire patrimonio comune e quelli che quest'onore non l'hanno. Il giudice supremo è il tempo. E il tempo, si sa, riserva molte sorprese...
Se il motivo che spinge taluni componenti di A.N. a paventare "cassazioni di fiamma" è quello per cui «bisogna rompere i ponti col passato», non capiamo come questi signori possano essere iscritti (e, ahinoi, ricoprire incarichi istituzionali e dirigenziali) di un partito che ha (o almeno dovrebbe avere) nel suo dna e nella sua forma mentis la conservazione del passato in quanto patrimonio comune, la storicizzazione degli eventi, la custodia e la valorizzazione dei simboli avuti in eredità, perché diventino patrimonio comune di tutta la popolazione. Se non si ha a cuore il passato del proprio partito (comprensivo di errori), come ci si può permettere di ergersi a custodi della memoria storica nazionale e dei simboli caratterizzanti l'italico suolo e le sue genti?
Sembra che anche Alleanza Nazionale abbia subìto l'ubriacatura del "cogli l'attimo": tutte le azioni, le operazioni, i maquillage, gli estetismi, le esternazioni vanno nella direzione di un assurdo innalzamento del presente a valore assoluto. Si vive alla giornata.
È in scena l'Uomo del presente, senza passato né futuro.
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