EXCALIBUR 37 - luglio/agosto 2002
in questo numero

Fra articolo 18 e capricci sindacali

L'evoluzione del mondo del lavoro richiede un adeguamento delle sue regole e un taglio netto all'immobilismo sindacale

di Ennio Pusceddu
Si parlerà e si sciopererà in difesa di un diritto conquistato, con l'articolo 18 della legge 300 dello statuto dei lavoratori, attraverso uno storico e lontano traguardo.
Per la trimurti sindacale esso è ancora oggi un vero, inossidabile e indiscutibile libretto rosso del lavoratore pubblico e privato. Attenzione: purché i dipendenti siano in numero maggiore alle 15 unità, altrimenti gli amici sindacalisti che potere possono avere se i numeri non li sostengono?
Ricordiamo che tali inossidabili regole non valgono per le organizzazioni sindacali. Per meglio chiarire, le organizzazioni sindacali che hanno un numero di dipendenti superiore alle 15 unità possono operare in deroga ai vincoli dello stesso articolo da loro imposto ad altri.
Perché le aziende che hanno un numero inferiore di dipendenti possono avere il privilegio del libero arbitrio senza la loro accondiscendenza?
È vero oppure no che in Italia il mondo del lavoro è ingessato da questi signori?
Possibile che dopo oltre trent'anni di evoluzione sociale ed economica non venga consentito un ripensamento, una rivisitazione su un tema, quello del lavoro, che in ogni caso si evolve o si involve per scelta o sudditanza tanto quanto lo stesso lavoratore?
Viene da pensare che in Italia il mondo del lavoro possa essere legato a una logica di enumerazione economica, indipendente dalla produttività e dall'evoluzione del lavoro stesso. O meglio difendere gli occupati, vere associazioni, a scapito dei disoccupati obbligati da regole che per loro non esistono.
Com'è che tutto ciò che accade all'interno e all'esterno del nostro paese non condiziona le regole del mondo occupazionale?
È vero o no che l'evoluzione tecnologica ha fatto sì che l'uomo fosse sdoganato da lavori poco dignitosi, che questo portasse a una evoluzione culturale e gestionale senza che l'apparato delle sigle sindacali, nessuna esclusa, fosse in grado di trovare soluzioni?
Ha senso perdere del tempo nella difesa dell'articolo 18 che anche i vari governi di sinistra in Italia hanno aggirato in tutte le maniere (lavoro interinale, contratti a termine, contratti di collaborazione coordinata e continuativa), che in ogni caso hanno continuato a favorire i soliti noti delle grandi aziende e che hanno lasciato inalterate le problematiche delle piccole aziende?
Il cuore produttivo italiano è lasciato allo sbando della sua imprenditorialità legata solo alla volontà, al rischio e al coraggio.
Oggi sarebbe possibile riconsiderare senza pregiudizi i pensieri e le supposizioni di cui si scriveva e si argomentava durante il regime fascista, nella cui ottica filosofica il lavoratore veniva considerato non una macchina fine a sé stessa ma una componente partecipativa della struttura aziendale legato da competenze evolutive.
Rivalutare questi pensieri potrebbe essere una provocazione e uno stimolo per approfondire un certo dibattito tendente a superare alcuni schemi incatenati degli attuali regimi sindacali.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO