EXCALIBUR 40 - gennaio/febbraio 2003
in questo numero

La cultura non conformista

"La Fiaccola" si è interrogata sul ruolo e l'identità della destra nel panorama culturale italiano

della Redazione
Sopra: il tavolo dei relatori: da sinistra Piero Vassallo, Fabio Meloni e Marco Ferrazzoli
Sotto: panoramica del pubblico presente
Nel "versante destro" della politica italiana non è frequente assistere a occasioni di confronto culturale. Appuntamenti rari per la ormai nota allergia che si manifesta a destra verso la cultura, il dibattito, il confronto. Ancor più oggi che la destra è al governo della Nazione. Sorgono, perciò, alcuni dubbi. Gli Italiani conoscono veramente il suo bagaglio culturale, i suoi valori politici e sociali?
Per tentare una risposta a questo interrogativo, "La Fiaccola" ha organizzato a Cagliari - nella sala convegni del "Centro d'arte e cultura Exmà" - il convegno "Destra/destre - Le coordinate della cultura non conformista", con Marco Ferrazzoli, giornalista del quotidiano "Libero", e Piero Vassallo, docente e storico delle idee.
«Una destra che ambisce di restare al governo della Nazione - ha detto il giornalista Fabio Meloni, introducendo il dibattito - deve assolutamente riappropriarsi della propria identità culturale. Ancor di più, in tempi sospetti di liberismo selvaggio, di vagheggiate adesioni al Partito Popolare Europeo, di pentimenti non richiesti, di gite turistico-politiche sospette. Una ricostruzione ideale che ribadisca alcuni punti fermi, certi del fatto che nessuna politica può andar lontano senza un progetto culturale che la sorregga».
Il convegno è stato l'occasione per presentare i libri scritti dai due ospiti: «Evidenziare quali e quante sono le anime di questa cultura - ha spiegato Marco Ferrazzoli, riferendosi al volume "Cos'è la destra?" - è stato l'obiettivo principale del mio libro. Vi sono raccolte diciotto interviste ad alcuni dei principali protagonisti della cultura di destra, esponenti delle diverse anime che ne compongono il variegato e complesso mondo ideale, cercando di spiegare i valori religiosi, politici e sociali della destra, di illustrare cosa sia la destra e cosa significhi essere di destra. Analizzando anche il perché dell'egemonia della cultura di sinistra e dell'emarginazione subita da quella di destra in Italia. Le anime che compongono questo variegato e complesso mondo ideale sono tante: nazionale, sociale, tradizionalista, cattolica, ma rappresentano - ha continuato Ferrazzoli - le facce di un'unica concezione del mondo, frutto di una lunga tradizione di storia e cultura, il segno di una ricchezza ideale».
Più netta la posizione di Piero Vassallo, autore del libro "Le culture della destra italiana": «Una sola è la destra e vi appartengono tutti coloro che la religione, il bene e la gloria dello Stato hanno in mira. È possibile identificare una linea della cultura di destra coincidente con la tradizione cattolica degli Italiani. Nonostante il tentativo della vulgata antifascista, che ha sempre negato l'esistenza di una cultura di destra, sono tanti i pensatori dimenticati, o più spesso volutamente trascurati, di un vivace mondo culturale ricco di fermenti di grande qualità e originalità. Si tratta di una cultura non conformista, proibita, emarginata, ma alla quale appartiene il domani. Un mondo che deve continuare a tenere alti i suoi princìpi: la sacralità della vita umana, la dignità della persona, il primato dell'uomo, il diritto dei popoli allo sviluppo e alla speranza. La destra deve riprendersi la cultura cominciando dalle piccole cose».
«Saremmo degli illusi - ha concluso Fabio Meloni - se pensassimo che saranno gli altri a ridiscutere la presenza della cultura non conformista nella società. Non sarà facile, ma la battaglia culturale va combattuta fino in fondo, senza riserve mentali, senza pudore, senza timori di risultare politicamente scorretti o di essere attaccati e strumentalizzati. Una battaglia che dobbiamo alle generazioni future perché possano trovare una cultura libera e soprattutto spurgata dalle menzogne. La destra si deve ancora far perdonare la responsabilità di aver colpevolmente trascurato alcuni settori della società civile, addirittura isolando ed emarginando le più belle menti del pensiero nazionale del dopoguerra».
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