EXCALIBUR 41 - marzo/aprile 2003
in questo numero

Sardegna 1943: "Operazione Brimstone"

Storia di uno sbarco mai avvenuto (prima parte)

di Emilio Belli
Sopra: i piani di sbarco predisposti dagli Angloamericani nel 1943.
Sotto: Mussolini ispeziona una batteria antiaerea a protezione della diga del Tirso
L'invasione della Sardegna fu progettata dagli Alleati nella tarda primavera del 1943 con la predisposizione del piano "Brimstone", che, per ammissione dello stesso Churchill, era più conveniente di quello approntato per la conquista della Sicilia.
Per dare un volto al piano "Brimstone" occorre rifarsi alle notizie fornite dal generale W. G. F. Jackson, autorevole esponente della pubblicistica militare britannica, il quale, durante la fase preparatoria del piano di attacco alla Sicilia, faceva parte del quartier generale di Eisenhower ad Algeri.
Da questa fonte, decisamente attendibile, si apprende che la prospettiva di uno sbarco in Sardegna fu avanzata per la prima volta nel corso della conferenza "Symbol", che si tenne nella seconda metà di gennaio del 1943 all'Anfa Hotel di Casablanca alla presenza di Roosevelt, di Churchill e degli alti comandi alleati. È noto che si trattò di un incontro molto difficile a causa della divergenza di vedute sulla linea strategica da assumere dopo l'occupazione del Nordafrica.
Il generale Marshall, Capo di Stato Maggiore statunitense, si mostrava infatti più favorevole a un'offensiva aerea contro le potenze dell'Asse, piuttosto che alla prosecuzione delle operazioni nel Mediterraneo, nutrendo il timore che una volta avviate potessero compromettere l'apertura del secondo fronte in Normandia, in funzione del quale si stavano già accantonando in Gran Bretagna importanti risorse in uomini e materiali.
Sir Alan Brooke, Capo di Stato Maggiore britannico, sosteneva invece che per avere successo in Francia occorresse prima indebolire i Tedeschi. A suo avviso, la presenza nel Mediterraneo di ingenti forze con esperienza di combattimento offriva l'opportunità di attaccare la Sicilia e di effettuare azioni diversive in Sardegna, in Grecia e nei Balcani. In questo modo si sarebbe ottenuto il risultato di mettere fuori causa l'Italia, costringendo la Germania a disperdere le sue forze. Nonostante il parere contrario di Lord Mountbatten, responsabile delle operazioni combinate, prevalse questa posizione, appoggiata con vigore da Churchill, il quale nutriva l'ambizione di conquistare Roma ed eliminare l'Italia dal novero delle grandi potenze, imponendole fra l'altro la resa incondizionata.
Nel gennaio del '43 la fattibilità di questi piani era tutta da verificare, in quanto Montgomery, a causa di un'avanzata molto prudente, non aveva ancora completato l'occupazione della Libia, mentre in territorio tunisino Eisenhower non era riuscito a impedire il consolidamento della testa di ponte italo-tedesca.
Per tutta la durata della battaglia di Tunisia, che si protrasse durissima e con alterna fortuna fino a maggio inoltrato, il supporto bellico fornito dalla Sardegna fu di notevole rilievo. Infatti, data la vicinanza dell'Isola al Nordafrica francese, i convogli di rifornimento alleati erano esposti tanto all'insidia dei sommergibili di stanza a Cagliari e a La Maddalena, come agli attacchi degli aerosiluranti e dei bombardieri italo-tedeschi che operavano dagli aeroporti di Decimomannu e di Villacidro; e sempre da queste basi partivano le incursioni diurne e notturne contro i porti di Orano, Algeri, Bougie, Filippeville e Bona che costituivano i principali centri logistici del nemico. Per neutralizzare la minaccia, il generale James Doolittle scatenò contro la Sardegna una pesante offensiva aerea.
Particolarmente drammatici furono i primi mesi dell'anno, poiché la difesa contraerea, mancando di artiglierie adeguate e di una maglia di avvistamento munita di radiolocalizzatori, non poté contrastare in modo efficace i bombardieri d'alta quota americani. L'offensiva nemica raggiunse il suo culmine il 13 maggio. Quel giorno una potente squadra aerea - composta da 103 "Fortezze Volanti" B17, 94 bombardieri medi e 186 caccia di scorta - sganciò su Cagliari 884 bombe da demolizione da 454 chilogrammi. Il giorno successivo fu la volta delle città di Olbia, Porto Torres e Alghero a essere pesantemente bombardate.
Queste pesanti incursioni coincisero con la resa delle forze italo-tedesche in Tunisia e con la conferenza "Trident", che ebbe luogo a Washington, dalla quale scaturì la decisione definitiva di continuare le operazioni belliche nel Mediterraneo, dando la priorità allo sbarco in Sicilia.
I criteri operativi del piano "Husky", che doveva aver luogo nella fase lunare di luglio, vennero concordati da Churchill e Marshall nel quartier generale di Eisenhower ad Algeri.
Secondo quanto riportato dal generale Jackson, «vi erano due vaste alternative; l'eventuale scelta di una di esse sarebbe dipesa dal risultato dell'operazione "Husky". Se in Sicilia gli Italiani avessero combattuto accanitamente in difesa della loro terra, e se i Tedeschi li avessero aiutati a far ciò, allora sarebbe stato imprudente proseguire l'attacco al di là dello Stretto di Messina. Una volta impegnati nell'invasione della penisola italiana sarebbe stato impossibile tirarsi indietro finché Roma non fosse caduta [...]. L'altra alternativa consisteva nell'attaccare la Sardegna e la Corsica. Questa avrebbe potuto essere un'operazione di limitato impegno, ben contenuta nell'ambito delle risorse alleate qualora la resistenza italiana in Sicilia si fosse dimostrata tenace. Da tali isole gli alleati avrebbero potuto costituire una minaccia per la Francia meridionale e l'Italia settentrionale e centrale, inchiodando un certo numero di divisioni tedesche e impedendo loro di spostarsi verso la zona dell'operazione "Overlord". Inoltre, sarebbe stato possibile impiegare gli aeroporti della Sardegna e della Corsica per aumentare il peso degli attacchi aerei portati sull'Italia settentrionale e centrale [...]. Per il quartier generale di Eisenhower, l'operazione "Brimstone" appariva quale unica via logica da seguire, considerando le limitazioni imposte dalla conferenza "Trident", che prescriveva entro il 1º novembre il fermo di tutte le operazioni anfibie del Mediterraneo. Su suggerimento del generale Marshall, Eisenhower dispose che due gruppi di ufficiali addetti ai piani si mettessero al lavoro per esplorare entrambe le possibilità».
Fu così che prese corpo l'operazione "Brimstone" (zolfo). L'invasione della Sardegna fu predisposta dal generale Mark Clark, comandante della V Armata americana, mentre la parte del piano riguardante la Corsica, denominata "Firebrand", venne affidata al generale Giraud dal quale dipendeva il contingente francese di supporto.
Circa le modalità, la mappa prodotta dal generale Jackson fornisce un chiaro indizio: la zona di sbarco prevista della V Armata era il litorale quartese, che per la Sardegna rappresenta da sempre la porta delle invasioni. Stando alle indicazioni, dopo aver sfondato le difese costiere, la V Armata doveva sviluppare l'attacco a nord di Cagliari. Probabilmente il generale Clark riteneva che la battaglia decisiva si sarebbe svolta nel Campidano, in quanto non doveva ignorare che le unità nemiche più combattive, la 90ª Panzergrenadier e la Divisione "Nembo" erano dislocate fra San Gavino e Sardara. Di fatto la consistenza delle forze italo-tedesche sarebbe stata più rilevante, essendo previsto l'impiego anche dell'XI corpo del generale Student che disponeva di due divisioni di paracadutisti.
Considerato il potenziale bellico a disposizione degli Alleati, la conquista dell'isola sarebbe stata inevitabile, ma di certo non agevole, data la rilevanza dell'apparato difensivo. È però indubbio che l'esito della battaglia sarebbe dipeso in larga misura dallo spirito combattivo delle truppe. Di questo era ben consapevole Mussolini, come si desume dalla lettera che inviò al generale Basso il 23 luglio 1943: «Caro Basso, mi rendo conto che le vicende della lotta in Sicilia non possono non avere sfavorevoli ripercussioni per le popolazioni e le truppe della Sardegna. Conto su di voi perché eventuali stati d'animo negativi siano superati dall'azione vostra di Comandante e dalla coscienza del dovere da parte di tutti, ufficiali e soldati. Ognuno sappia che la Sardegna è un bastione della Patria».
Con l'occupazione della Calabria da parte dell'8ª Armata britannica vennero meno i presupposti del piano "Brimstone", che seppur valido sul piano strategico era stato sempre osteggiato da Churchill, per il quale «l'alternativa fra l'Italia meridionale e la Sardegna implicava la differenza fra una gloriosa campagna e una pura convenienza».

(continua...)
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