EXCALIBUR 42 - maggio 2003
in questo numero

L'Aeropoema Futurista di Gaetano Pattarozzi

Il recupero e la ristampa di un inno alla modernità futurista

di Giorgio Pellegrini
La vita di Gaetano Pattarozzi.
Gaetano Pattarozzi (Cagliari, 1914-1959) è una figura emergente nella breve stagione del futurismo sardo degli Anni Trenta.
Appassionato di poesia, esordì nel 1935 con una "Ode trionfale a Gabriele D'Annunzio". Collaboratore di "Sud Est", la rivista del G.U.F. di Cagliari, pubblicò nel 1936 due raccolte di poesie: "Canzoni d'Africa", ispirata alla Campagna d'Etiopia, e "L'Eremitaggio". Nello stesso anno fondò un periodico: "Anele - Rassegna mensile di lettere e arti", che poi divenne "Ariel - Rassegna di cultura".
Nel 1937 incontrò Filippo Tommaso Marinetti e conquistato dal Movimento creò il "Gruppo Futurista Sant'Elia". Nel 1938 Ariel divenne "Mediterraneo futurista". È l'anno dell'Aeropoema e della "Mostra di Aeropittura", da lui promossa e inaugurata da Martinetti nella passeggiata coperta del Bastione di San Remy.
Nel 1940 decise di trasferirsi a Roma e nel 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, diventando Commissario del Comune di Parma.
Finita la guerra rientrò a Cagliari, dove fu anche segretario provinciale di Cagliari del Movimento Sociale Italiano.
Sopra: "Ritratto di Gaetano Pattarozzi" (xilografia di Francesco Pirisi)
Sotto: la copertina dell'Aeropoema Futurista
Quale può essere - oggi - il senso di una ristampa dell'Aeropoema Futurista della Sardegna? Innanzitutto scientifico: di ripescaggio di un testo introvabile, sepolto nelle pieghe di una letteratura dimenticata. Un poema che è canto tardo-futurista intonato a celebrare, modernamente, quella modernità che arriva - in ritardo ma finalmente - anche in Sardegna. E quella benedizione tecnologica e industriale, strutturata di bonifiche e pozzi minerari e dighe e bacini e canali e cavi elettrici e razionalismo, non solo architettonico, si innerva subito nella poesia gridata di Pattarozzi, ex crepuscolare che si fa subito epigono verace di Marinetti.
Diventa allora l'aeropoema testimonianza importante di un momento preciso della nostra storia, da leggersi come riflesso letterario, artistico, a un mutamento radicale della realtà di Sardegna. Questo il valore assoluto del documento, a prescindere dalle valutazioni critiche del livello qualitativo o, ancora, da quelle segnatamente ideologiche. Valore storico e insieme simbolico poi, anche per come mette in drammatica evidenza quella violenza consensuale a una guerra che punirà il Futurismo e rischierà addirittura di distruggere la stessa città - Cagliari - che sta in cima al poema e ne inizia sontuosamente il volo.
Ma l'intenzione, nel senso dell'operazione, non è soltanto mero solluchero accademico nel rispolverare il reperto prezioso ormai anacronistico. Resta infatti, ancora oggi, intatto il portato etico dello slancio futurista di Pattarozzi e del movimento tutto cui il giovane cagliaritano aderisce con impeto di buona fede. Nella lucida critica, che il razionalista e astrattista e fascista Carlo Belli muove nel 1935 al Futurismo, dalle pagine del suo formidabile KN, ne dichiara la morte avvenuta - in senso estetico - ma ne esalta il limpido valore etico, intatto nel tempo.
Contro «l'Italia vile, l'Italia rinunciataria, l'Italia pastasciuttaia», afferma Belli, il Futurismo aveva cominciato a pretendere animoso, sino dai primi del novecento, «un'Italia svelta, un'Italia moderna, un'Italia intelligente».
E questa campagna, di vera guerra intellettuale, Martinetti e i suoi la portano avanti senza pause, negli anni, incuranti di chi li sfotte e li bersaglia o li accusa di ritardi o ne dichiara la morte: sino al 1944, quando il movimento naufraga nel Lago di Garda con la morte del suo capo spirituale.
Ebbene, quella guerra dura ancora oggi. Svelto, moderno, intelligente, sono ancora ora, in Italia, aggettivi rarissimi, specie dove sarebbero più utili: nell'universo mondo della politica e dell'amministrazione della cosa pubblica. Ecco allora un altro aspetto, non secondario, nel senso di quest'operazione, non solo editoriale.
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