EXCALIBUR 46 - luglio 2007
in questo numero

Il partito unico e l'identità di A.N.

Il partito in balìa di debacle elettorali e gestioni discutibili

di Roberto Aledda
Le ultime elezioni amministrative hanno visto la vittoria del centrodestra in tutta l'Italia. Plebiscitaria nel Nord, altalenante ma decisa nel centro-sud.
Se poi si va a esaminare il risultato elettorale all'interno del centrodestra, vediamo una netta affermazione di Forza Italia e della Lega e un calo di A.N..
Scrive Renato Besana su Libero: «Forza Italia e Lega, alle amministrative, hanno fatto man bassa di voti, al contrario di Alleanza Nazionale, che ha visto i propri consensi erodersi come una spiaggia battuta dai flutti; a ogni tornata elettorale, negli ultimi anni, qualcosa ci rimette [...]. Qualche domanda però dovrebbero cominciare a porsela (i dirigenti di A.N., n.d.r.). Cominciando, magari, a riflettere sul fatto che più si avvicinano al centro, meno suffragi raccolgono. Ormai, a destra della Destra, c'è tutto quello che rimane della C.d.l., ovvero Berlusconi e Bossi: su temi sensibili appaiono più affidabili e determinati, l'uno sulle tasse, l'altro sulla sicurezza (vedi immigrati e affini)».
L'analisi nei confronti di A.N. è impietosa, ma sfido chiunque a contestarla. Ed è impietosa e veritiera persino l'analisi di A.N. in periferia. Dice sempre Besana: «C'è un partito (A.N.) che si regge sui ras locali, attenti più a contare le tessere degli iscritti che i voti degli elettori, oltre che propensi a mediare prima ancora di aver affrontato il problema, se mai ne affrontano uno. Erano i vizi della D.C. nella lunga stagione del declino... ma la storia, oggi, corre più veloce».
Anche in Sardegna, a fronte di una netta vittoria del centrodestra, abbiamo visto A.N., lo scorso anno a Cagliari e il mese scorso a Oristano, dimezzare i voti delle elezioni comunali. Qualcuno si è seriamente preoccupato per questo fallimento elettorale che dimostra l'incapacità di A.N. nella politica locale? Qualcuno si è dimesso o si dimetterà, o almeno metterà in discussione il proprio lavoro di dirigente di partito? Niet.
È solo una questione di poltrone per sé e per i propri amici. I congressi provinciali sardi hanno visto i consiglieri regionali dividersi le federazioni in vista delle prossime elezioni regionali tra l'indifferenza degli iscritti. A tal proposito è stato emblematico il congresso di Cagliari, che ha visto circa duemila iscritti firmare per le candidature (firmare? Sic... dare il numero del proprio documento per telefono!): poco più di 1200 sono andati (o sono stati portati) a votare e qualche sparuta decina ha partecipato al dibattito congressuale.
A questo punto credo che, anche in vista di una possibile affermazione del referendum favorevole a un sistema maggioritario che premia il partito che ha la maggioranza dei voti, sarà il caso di mettere da parte gli interessi di bottega all'interno di ogni partito per l'interesse comune degli Italiani, che, oggi più che mai, è dimostrato che è di cacciare questo governo di sinistra-centro.
A destra si ha paura di perdere la propria identità, ma qual è la propria identità? Oggi, nei fatti e nelle intenzioni, come scrive Besana, sono sicuramente più a destra Forza Italia e Lega di A.N. in materia di anticomunismo, di lotta all'immigrazione selvaggia e al fondamentalismo islamico, di tutela degli interessi degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori e dei pensionati, mentre in A.N. si cerca (Fini) di dare un'impronta sempre più moderata e rassicurante al proprio partito (o alla propria persona?).
Sta diventando, A.N., un partito di centro e Forza Italia e Lega due partiti di destra, anche estrema? Non lo so, ma il risultato elettorale dice inequivocabilmente che questi due partiti interpretano la volontà della maggioranza degli Italiani. E allora ci deve interessare una destra di facciata (o di simboli) che perde consensi o un grande partito di centrodestra nel quale chi crede nei valori della destra non si debba vergognare del suo leader?
Oppure dobbiamo, noi che siamo di destra, avere l'opportunità di confrontarci sulle idee con i nostri alleati perché possiamo essere vincenti, sia come tradizione politica, sociale e culturale che come tradizione di militanza e di organizzazione nel territorio, senza che ci sia di limite l'opportunismo di partito, che spesso è solo lo schieramento a favore di qualche "ras locale" (come scrive Besana) e che porta a privilegiare gli interessi personali (incarichi professionali, enti e sottogoverno in genere) ai più alti interessi generali che dovrebbero essere tutelati dalla politica con la P maiuscola.
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