EXCALIBUR 56 - ottobre 2009
nello Speciale...

Punto d'incontro di diverse etnie

Sopra: minatori di Carbonia
Sotto: il refettorio di un albergo operaio
La prima domanda che un razzista si pone di fronte a una situazione di questo genere, è: avrà luogo, e fra quanto tempo, l'amalgama dei gruppi etnici che popolano Carbonia? A parte l'amalgama spirituale e morale, che può dirsi già un fatto compiuto, e su cui ci intratterremo più avanti; possiamo documentare che anche l'amalgama materiale è in lenta ma sicura via di realizzazione.
Nel 1939 furono celebrati a Carbonia 109 matrimoni. Di questi, 85 ebbero luogo tra Sardi (l'enorme maggioranza è dovuta al fatto che i Sardi hanno qui le loro donne), 12 fra continentali, e 12 furono misti, cioè 11 fra un continentale e una Sarda, uno fra un Sardo e una continentale. Nel primo quadrimestre del 1940, su 60 matrimoni celebrati (con un fortissimo incremento sul corrispondente periodo del 1939), 47 hanno avuto luogo fra Sardi, 9 fra continentali e 6 sono stati misti (cinque tra un continentale e una Sarda, uno tra un Sardo e una continentale).
Parlando di matrimoni, è necessario osservare che a Carbonia vi è una forte deficienza di donne. Il rapporto normale tra uomini e donne esiste soltanto per circa ottomila dei 16 mila abitanti della città. È un problema che va risolto: e sarà risolto; non certamente con soluzioni drastiche (né se ne saprebbero vedere, a meno di riesumare il... ratto delle Sabine!), ma con l'assiduo interessamento delle autorità. D'altra parte, il problema non è in realtà tanto grave quanto sembra; giacchè i 18 mila uomini circa che vivono a Carbonia senza la loro donna, non sono scapoli, ma in maggioranza capifamiglia, distaccati solo temporaneamente dai loro congiunti, che si uniranno loro non appena la città avrà raggiunto lo sviluppo edilizio previsto dal piano regolatore. Per quel che riguarda la non grande percentuale di scapoli, le autorità cercano, e con successo di ridurla, favorendo i contatti fra i minatori e le popolazioni contigue, attraverso gite degli operai, visite a Carbonia delle organizzazioni femminili della zona circostante; e assumendo impiegate e insegnanti di giovane età. Nella grande Carbonia del 1945 non vi saranno lavoratori isolati, ma famiglie di lavoratori; e l'amalgama di diversi gruppi etnici verrà rapidamente realizzato.
Amalgama materiale: giacché spiritualmente e moralmente la fusione è già quasi perfetta. In questo senso, Carbonia ha marciato più celermente di Littoria e di Arsia; avendo su entrambe il vantaggio di possedere già da tempo un fondo etnico autoctono, assai più evoluto degli abitanti dell'Agro prima della bonifica e meno chiuso e restio a mescolanze delle popolazioni dell'interno dell'Istria. Si potrebbe a prima vista ritenere che i Sardi, gelosissimi delle proprie tradizioni, fossero quanto mai restii a mescolarsi, sulla propria terra, con altri nuclei e ad accogliere una parte dei loro usi e dei loro dialetti. Ma anche l'ospitalità è fra le tradizioni della Sardegna; e i Sardi di Serbariu, Bacu Abis e delle altre località contigue al luogo ove ora sorge Carbonia, si sono dimostrati ospitalissimi, anche per il fatto, già da noi notato a proposito di Arsia, che la vita di miniera è la più adatta a creare rapide e durevoli solidarietà. Due minatori sanno anzitutto di essere due minatori; poi si ricordano di essere nati uno all'ombra del Gennargentu e l'altro sulle rive del Tagliamento o dell'Arno.
L'esempio più caratteristico dell'omogeneità spirituale della popolazione di Carbonia, tu lo hai facendo visita ai cosiddetti "cameroni". Sono questi costruzioni basse e allungate, che umilmente si celano nell'angolo più remoto della città, senza osare neppure di prendere contatto con le più civettuole abitazioni delle famiglie operaie. Nei cameroni si vive un'esistenza soldatesca, si dorme in comune, si mangia e si alloggia più a buon mercato che altrove. Gli abitanti di queste vere e proprie casermette sono i ragazzi più simpatici di Carbonia - mi dice il Segretario Politico. Finito il lavoro, si riuniscono; e cantano. Il gruppo dei siciliani gareggia con quello dei Sardi, fieri del loro tradizionale "biii... booo..."; i toscani intonano le stornellate, cui gli abruzzesi rispondono con gli agili canti della montagna; e tutti si ritrovano uniti nel cantare le canzoni di guerra. Se tu dicessi loro: Vi comportate come se foste in trincea - stupirebbero dell'osservazione; ma è un fatto che la loro è una solidarietà di soldati, come di soldati il loro lavoro.
Sta nascendo anche il dialetto di Carbonia. Il sardo "Tocca!" - per dire "Spicciati!" - è andato ormai nell'uso comune; e non è difficile sentire un minatore veneto che dice, in pretto sardo: "Beni a noi", per dire "Vieni qui!". Così pure l'articolo sardo, con l'iniziale sibilante invece che in liquida, è entrato nell'uso comune. Ma queste osservazioni non debbono far credere che la nascita di un dialetto di Carbonia consista semplicemente nel prevalere del fondo dialettale sardo su tutti gli altri dialetti che qui si parlano. Occorre tener presenti che i Sardi, anche di umile condizione, parlano assai correttamente l'italiano; ed è proprio sulla base dell'italiano puro che si va costituendo l'unità dialettale di Carbonia. Si assiste, cioè, a un dissolversi dei particolarismi dialettale, eccettuata qualche frase caratteristica, come quelle che abbiamo citato, che tende a permanere e a diffondersi.
Particolare importanza, dal punto di vista razziale, ha l'assistenza sanitaria ai minatori. È inutile che trattiamo l'argomento in generale, dopo quanto abbiamo scritto, allo stesso proposito, negli articoli su Arsia. Ci occuperemo, piuttosto, dei provvedimenti presi a Carbonia per tutelate la salute dei lavoratori, servendoci di una relazione cortesemente fornitaci dal Podestà di Carbonia, Vitale Piga, che molto si è interessato di problemi sanitari e razziali.
La lotta per la difesa sanitaria dei lavoratori viene svolta in ogni miniera sotto la direzione di un medico, il quale ha alle sue dipendenze personale specializzato per la piccola bonifica e per i servizi antilarvali in genere, ai quali si provvede mediante il verde di Parigi (polvere di strada mescolata con arsenito doppio di rame e potassa) o mediante petrolizzazione delle superfici idriche stagnanti o a lento deflusso. Si giunge così a sopprimere le sviluppo delle larve anofeliche, impedendo l'origine delle zanzare.
Per la profilassi medicamentosa a mezzo del chinino di Stato, esistono posti di distribuzione di tale farmaco presso i cantieri di lavoro; nel periodo primaverile ed estivo i minatori ricevono la dose di chinino all'entrata e all'uscita del lavoro. Nel periodo di epidemia malarica presso ogni centro minerario funziona un ambulatorio dove vengono praticate tutte le cure necessarie.
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