EXCALIBUR 56 - ottobre 2009
nello Speciale...

L'uomo sardo

Il problema scientifico dell'"uomo sardo" è così delicato e così suscettibile di diverse interpretazioni, che, invece di affrontarlo con le sole nostre forze, ci siamo permessi di invocare l'ausilio di un illustre studioso, il prof. Luigi Castaldi, nostro collaboratore. Toscano, ma insegnante per lunghi anni nella R. Università di Cagliari, il prof. Castaldi è veramente quel che si dice "un competente" in materia. I lettori saranno certo lieti di trovar rispecchiate le sue opinioni nell'intervista che segue.
Le copertine di due numeri della rivista "La difesa della razza", diretta da Telesio Interlandi
- Alla base della questione razziale sarda si trova, se non erro, un problema di ordine logistico...
- Badate, voi state parlando con un professore di antropologia non con un centro militare!
- Certamente professor Castaldi; ma io penso che i primi Sardi, i primi fra i primi, a meno che non siano germogliati proprio in Sardegna, da qualche parte debbano esservi giunti, e...
- E allora vi domandate da qual parte e in qual modo vi siano arrivati; non è così?
- Proprio così.
- Il problema è più grave e discusso di quel che a prima vista si potrebbe immaginare. Bisogna rifarsi alle ipotesi sulla famosa Tirrenide. Secondo l'opinione di molti studiosi, e soprattutto dell'inglese Charles Immanuel Forsitt Major, in tempi antichissimi sarebbe esistita una terra detta Tirrenide, congiungente la Sardegna con la Corsica, l'Arcipelago Toscano e la Provenza da un lato, con la Calabria, la Sicilia e la Tunisia dall'altro. Se questo fosse vero e la Tirrenide non fosse scomparsa negli abissi prima dell'apparizione dell'uomo in Sardegna, si potrebbe pensare a un'immigrazione compiutasi a piedi asciutti...
- Voi, però, usate il condizionale...
- Si, perché l'ipotesi è molto improbabile. La Tirrenide, se esistette, dovette scomparire nei gorghi durante il miocene o forse durò anche nel pliocene fino all'età quaternaria. L'uomo sardo, che secondo alcuni - come Arturo Issel - sarebbe comparso nell'età terziaria, deve essere in realtà apparso ancor più tardi. Il progenitore nostro più antico, l'Homo heidelbergensis, visse nel paleolitico pleistocene, cioè 550 a 600 mila anni fa. La Tirrenide, allora, era già sommersa.
- I Sardi arrivarono, dunque, per mare?
- Con quasi assoluta certezza. Da quel mare su cui si era da poco affacciata, come per una gigantesca altalena di terre, la campagna romana. A contatto col mare, del resto, vissero costantemente i protosardi.
- La paleontologia ha del meraviglioso. come è possibile stabilire nozioni così precise?
- È molto semplice. I protosardi dell'età neolitica dovevano essere pescatori, perché le tracce delle loro abitazioni sono state trovate lungo il mare e gli stagni costieri, oltrechè nelle grotte dell'Iglesiente. Accanto a tali abitazioni si sono trovati mucchi di conchiglie; e le vestigia dimostrano che i protosardi si servivano delle conchiglie per foggiare armi, cucchiai, ornamenti.
- Ecco una buona idea per le nostre signore, sempre in cerca di nuovi gingilli...
- Meno attraenti per le signore, ma certo più interessanti per lo studioso, sono altre vestigia dell'età neolitica in Sardegna: i crani del cosiddetto "Homo sapiens", rinvenuti nella grotta di Sant'Elia e di San Bartolomeo. Tali crani sono in maggioranza dolicocefali cioè di forma allungata, e in piccola parte mesocefali, cioè di forma un po' più schiacciata. Nel periodo eneolitico i resti di protosardi sono più numerosi. È l'età, distante da noi tre millenni, delle costruzioni nuragiche. I crani dei Sardi dell'eneolitico sono ancora in maggioranza dolicocefali, ma v'è una percentuale da uno a cinque, di crani brachicefali, cioè schiacciati. Questo fa pensare a un'immigrazione, avvenuta in quell'epoca, di popolazioni provenienti da nord, mentre è probabile che i primi Sardi provenissero da oriente.
- C'è chi parla dell'Egitto.

- Sì: se ne parla perché in un'iscrizione egiziana si è trovata la parola "Shardana"; ma una parola è troppo lieve indizio. Avete visitato il Museo archeologico di Cagliari? Si? Ebbene, voi avete certamente un'idea molto precisa dei protosardi di cui ho parlato, se ricordate le più che cento statuette antichissime che vi sono conservate.
- Le statuette le ricordo; ma, a dire il vero, pensavo, come molti che l'imperizia dell'artefice arcaico non avesse consentito una rappresentazione veristica; e che si trattasse di graziose approssimazioni...
- Al contrario; si tratta di statuette scientifiche, se così è lecito esprimersi. Avete notato i crani? Sono tutti molto allungati, e ciò non deriva davvero dall'imperizia dell'artefice, che se mai avrebbe consigliato una fattura affrettata, e quindi schiacciata; ma risponde a una preoccupazione veristica. E le figure di questi protosardi? Essi sono tutti longilinei...
- Longilinei? Non erano dunque di bassa statura, i Sardi antichissimi?
- Non confondete. Longilineo non significa: di alta statura, ma: di arti allungati in relazione alla statura. Così sono i Sardi attuali; e così ci appaiono i Sardi delle statuette del Museo cagliaritano.
- La precisione dell'artista è giunta fino a precisare i mestieri di questi antichissimi uomini?
- Certo. I protosardi di sesso maschile sono rappresentati come capi, guerrieri, sacerdoti, mercanti, arcieri. Le donne, tranne una sola, che è un'offerente, sono rappresentate tutte nello stesso atteggiamento: quello di madri. Con una testimonianza che risale a tempi remotissimi, la Sardegna si dimostra italiana anche in questo, e prima di tutto in questo: nel culto della maternità.

Giorgio Almirante
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO