Excalibur verde
SPECIALE
Gente di Carbonia
Allegato al
n. 56 di EXCALIBUR
ottobre 2009
Sommario
Punto d'incontro di etnie L'uomo sardo
a cura di
ANGELO ABIS

Gli articoli su Carbonia dalla terza tappa del viaggio razziale per l'Italia compiuto da Giorgio Almirante

Sopra: Giorgio Almirante
Sotto: uno scorcio di Carbonia
Carbonia stupisce ancor più di Littoria.
L'Agro redento è un prodigio, ma per afferrarne la portata occorre aver presente la desolazione che prima del Fascismo regnava in quei luoghi: è una resurrezione, una restituzione alla madre Italia di una figlia che si credeva perduta.
Carbonia è una creazione nuova, un aspetto inedito di questa sorprendente Italia mussoliniana. Siamo fuori dalla tradizione, o addirittura in rotta con essa. Una nuova città italica, piace immaginarla o tutta bianca aggrappata sui colli in riva al mare, o tutta verde ingoiata dagli alberi e incoronata dai prati. Piace pensarla in dolce colloquio con la natura.
Carbonia, invece, attanaglia duramente il suolo, da cui è nata in cento giorni, più rapida delle messi; Carbonia prende possesso della dolce natura italica e le dà il proprio volto: il volto di un febbrile lavoro. Per un raggio di cinquanta chilometri, il battito di questo giovanissimo cuore anima di sé ogni luogo: ovunque sono cantieri in azione, ciminiere fumanti, trivellatrici all'opera, gru in movimento, vagoncini in corsa. È uno spettacolo che supera veramente ogni immaginazione: si va alla scoperta di Carbonia con l'animo di chi si accinge a conoscere un bimbo (è così giovane la città! Appena due anni) e ci si trova di fronte non a un improvvisato villaggio, ma a una vera e propria città, e non soltanto a una città, ma a un'intera regione totalmente rinnovellata.
Carbonia deve la sua origine al viaggio compiuto in Sardegna dal Duce, nel giugno 1935. I giacimenti carboniferi del Sulcis, scoperti nel 1851 e sfruttati per la prima volta, in ristrettissima scala, nel 1854, dettero un buon rendimento, fino a 38 mila tonnellate annue, dal 1890 al 1901; la loro importanza aumentò, per ovvie ragioni, durante la guerra mondiale, quando la Società "Bacu Abis", costituita nel 1915, fu dichiarata ausiliaria; decaddero rapidamente nel dopoguerra, soprattutto in seguito alla crisi del 1929. Nel 1933 la "Bacu Abis", dopo ripetuti salvataggi in extremis da parte dello Stato, fallì, lasciando 16 milioni di debiti, l'attrezzatura delle miniere imperfetta, e provocando una grave disoccupazione locale. I Sindacati fascisti dell'industria assunsero temporaneamente la gestione delle miniere, che dopo otto mesi trasmisero alla Società Carbonifera Sarda.
Nel 1935 la situazione del bacino carbonifero del Sulcis era notevolmente migliorata, ma non ci si era ancora avviati a quella soluzione totalitaria del problema, che soltanto l'intervento del Duce poteva determinare.
Il 9 giugno di quell'anno, Mussolini era a Bacu Abis: scese in miniera, conversò con i minatori, volle rendersi minuziosamente conto delle condizioni di lavoro, delle qualità del minerale, delle risorse dei giacimenti. Un mese dopo nasceva l'Azienda Carboni Italiani; si iniziavano immediatamente i lavori di bonifica che hanno debellato la malaria in tutta la zona; l'attrezzatura delle miniere veniva rapidamente perfezionata; a S.Antioco si costruiva un porto per la distribuzione del carbone; sorgevano villaggi operai; si determinava una forte affluenza di lavoratori; e, varata il 7 aprile 1938 la legge costitutiva del comune di Carbonia, in cento giorni sorgeva la città, che quando il Duce ne consacrò l'inaugurazione - 18 dicembre XVII - contava già 12 mila abitanti. Oggi, la popolazione di Carbonia raggiunge le 26 mila unità; e quella di Carbonia-comune si aggira sulle 36 mila. Ma in sostanza la vita di questo centro incide su un complesso non inferiore a 100 mila individui. Infatti, tra i lavoratori presenti a Carbonia, meno della metà hanno seco le famiglie; gli altri, pur essendo in grandissima maggioranza capi-famiglia, sono tuttora soli, perché, sebbene lo sviluppo edilizio della città sia rapidissimo (una media di 1200 case all'anno) non è possibile adeguarlo al corrispondente sviluppo economico e demografico che è addirittura vertiginoso. Oltre 1500 famiglie attendono attualmente le chiavi delle loro casette in costruzione; e moltissime altre urgono, ansiose di essere ospitate a Carbonia.