Excalibur rosso

10 febbraio: la memoria che brucia

La Sardegna commemora i Martiri delle foibe

della Redazione
Sopra: corteo per le vie di Cagliari
Sotto: commemorazione dei Martiri delle Foibe al Parco delle Rimembranze
Il 10 febbraio il nostro mondo ha partecipato con convinzione alla commemorazione dei Martiri delle Foibe e alla tragedia dei Giuliano-Dalmati cacciati dalle loro terre.
Abbiamo anche contribuito, come tutti gli anni, alla riuscita della fiaccolata che ha percorso le vie del centro di Cagliari, fatto questo non usuale non solo a Cagliari, ma anche in molte altre città d'Italia.
Come Sardi, ci rimane anche l'orgoglio di aver accolto, in quel lontano 1947, quando anche da noi fame, miseria e distruzione erano ancora di casa, con amore e generosità, migliaia di profughi. Furono sistemati nel villaggio di Fertilia, che è diventato un lembo di terra Giuliano-Dalmata nella nostra Isola.
Sono passati più di sessant'anni da quell'immane tragedia, eppure il ricordo di essa ci brucia ancora, e non solo per alcune centinaia di Sardi trucidati dagli Slavi o finiti nelle foibe, perlopiù combattenti della R.S.I. o minatori provenienti da Carbonia, ma perché questa tragedia è stata mistificata, ignorata e confinata nell'oblio per un motivo abbietto: essa era un pugno nell'occhio di quanti (purtroppo molti) pensavano che, in fondo, perdere la guerra fosse stata una mezza vittoria: non fummo, infatti, "liberati" dalla dittatura, dalla mania di grandezza e soprattutto dal dovere, come popolo, di conservare un minimo di dignità e di onore?
Quelle centinaia di migliaia di profughi, gli unici o quasi, che non avevano accolto il nemico come "liberatore", erano la cartina di tornasole di come la guerra l'avessimo perduta e perduta male. Quei profughi preferirono rinunciare alla propria terra e ai propri beni piuttosto che abiurare all'essere Italiani. Dimostrando al resto della popolazione che onore e essere Italiani non erano termini incompatibili, solo che lo si volesse. Per questo in molte parti d'Italia furono derisi e insultati. E per questo quella tragedia ci brucia ancora.