EXCALIBUR 62 - dicembre 2010
in questo numero

Dibattito Berlusconi-Fini

Ragione (senza passione) a confronto sulle nuove idee

di Roberto Aledda
Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini a un incontro dell'allora coalizione politica
Sabato 30 ottobre, l'Associazione Vico San Lucifero ha organizzato un dibattito sul tema "Berlusconi, Fini e la Destra".
Con questa iniziativa l'associazione, nello spirito dei suoi princìpi fondanti, come ha rilevato la moderatrice Donatella D'Addante, ha voluto confrontare le varie anime della destra al suo interno: in questo caso quelle che stanno nel Pdl e quelle che stanno confluendo nel partito di Fini.
Ha presentato il dibattito Emilio Belli, altro moderatore, riassumendo la situazione generale nazionale e il rischio (... o l'auspicio?, n.d.a.) di una caduta del governo a causa della presa di posizione di Fini.
Donatella D'Addante si è quindi augurata che la Destra si riappropri dei propri Valori, sia quelli della tradizione che quelli dell'innovazione, perché «non bisogna avere paura del futuro».
Angelo Abis, primo relatore "filo berlusconiano", ha fatto una analisi dei sedici anni di "Berlusconismo"; del tentativo di Berlusconi di fare la "rivoluzione liberale" promuovendo un cambiamento radicale della società italiana attraverso una sorta di movimento "populista" nel senso migliore del termine, con il potere che viene dato - al governante - direttamente dal popolo e non attraverso le alchimie parlamentari. Quindi il tentativo di creare un sistema "bipartitico", l'esclusione della rappresentanza comunista nel parlamento italiano e la capacità dello stesso Berlusconi di fare una politica estera condivisa anche dall'opposizione.
L'altro relatore, Toto Sirigu, "filo finiano", anche se con Fini ha sempre avuto rapporti burrascosi, ha approfondito il concetto di Patria, adeguandolo ai nostri tempi, anche in relazione al rapporto con l'immigrazione e alla funzione degli stessi immigrati nella società italiana. Il concetto di Sirigu è che bisogna adeguare i nostri valori (della destra) al cambiamento della società: il principio di famiglia non è, ad esempio, più quello di trent'anni fa, e la destra deve essere in grado di capire e affrontare questi cambiamenti, con una rielaborazione culturale per superare il vecchio concetto di "Dio, Patria e Famiglia", per non scambiare ciò che è vecchio con ciò che è tradizione.
Si è quindi aperta la discussione tra i presenti, con Pierpaolo Nieddu, che, rivendicando la sua provenienza dalla destra Sociale e pur essendo stato fautore del partito unico del centro destra è rimasto profondamente deluso dal Pdl. Secondo Nieddu, il Pdl è un partito mai nato, con Berlusconi che ha profondamente disatteso le promesse fondanti: nessun congresso, doppi, tripli e più incarichi per gli eletti, esistenza di una miriade di componenti all'interno del partito e nessuna riforma sostanziale, perché il federalismo è stata una riforma voluta dalla Lega. Le stesse proposte proprie della destra sono promosse da altri (Sacconi, sindacati, Lega) e non da coloro, ex An, che dovrebbero farlo. Conclude Nieddu: «cosa ci stiamo a fare nel PdL?».
Francesco Marcello evidenzia l'alto livello di gradimento che Gianfranco Fini ha da parte di tanti giovani studenti (citando la sua esperienza di insegnante - Marcello insegna nelle medie superiori) e di tanti elettori di sinistra, anche ex comunisti. Individua quindi nelle posizioni di Fini uno spiraglio affinché la destra vada avanti nella società attuale, che è una società multiculturale, citando diversi esempi di integrazione da parte di uomini e donne di razze diverse che, ad esempio nello sport, tengono alti i valori della nostra nazione.
Roberto Aledda non crede che Berlusconi abbia un "progetto politico", ma che pensi di gestire la nazione e il partito come il padrone di un'azienda, circondandosi purtroppo di tanti personaggi poco affidabili. Nell'altro campo Fini non ha mai avuto un "progetto", ma ha semplicemente approfittato delle contingenze politiche, persino rinnegando le sue origini, diventando "antifascista militante" e dirigendo un partito da "monarca" come Berlusconi. Anche da punto di vista della moralità, Fini ha poco da predicare, vista la squallida vicenda della casa di Montecarlo. Aledda conviene con Nieddu che nel Pdl e nel governo la sicurezza e le riforme sociali vengono portate avanti dalla Lega, da ministri ex socialisti con il sostegno dei sindacati non comunisti, e la mancanza di peso politico dei dirigenti ex An certifica la fine della destra ex missina nel Pdl.
Antonello Liori si dichiara un "finiano pentito", e mette a disposizione della comunità della destra sarda il suo locale, dove si svolge il dibattito, per creare un luogo comune di incontro. Liori denuncia l'accanimento della magistratura contro il governo Berlusconi e ricorda che, mentre durante Tangentopoli c'era un sistema di corruzione diffusa al fine di ottenere tangenti per i partiti, oggi ci sono politici disonesti che cercano di arricchirsi personalmente. Le leggi "ad personam", per Liori, sono sempre esistite (dai tempi del socialista Mancini). Infine, affermando i principi di onestà in cui crede e coi quali gestisce il suo assessorato, denuncia che la mancanza di unità tra ex An è il motivo della debolezza della destra nel Pdl.
Chicco Savona ricorda che abbiamo un Presidente della Repubblica che deve vergognarsi del passato da ex comunista. Savona sollecita una maggiore partecipazione di uomini e donne di destra alla vita politica locale e invita i presenti ad approfondire i problemi della propria città, anche al fine di prepararsi con delle proposte alle prossime elezioni comunali.
Giuseppe Articolo afferma che l'inizio di questo processo di rinnovamento della politica italiana proviene dalle iniziative della destra negli anni '70, e che quindi dobbiamo riprendere questo percorso attraverso l'approfondimento delle tematiche della vita quotidiana, come richiede Savona, elaborando proposte in base ai nostri princìpi di uomini di destra.
Questa è la sintesi dell'incontro. Mi permetto un commento, non tanto sulla riuscita dell'incontro, affollato come di solito lo sono le iniziative organizzate dall'Associazione "Vico San Lucifero", ma sull'atmosfera dello stesso: un tempo sarebbero volate le sedie, la passione avrebbe preso il sopravvento sulla ragione, ma poi la comune appartenenza a una comunità di camerati avrebbe rimarginato le ferite ("morali").
Oggi l'aria che tira, anche nell'ambiente della nostra Associazione, è quella della rassegnazione a un cambiamento che non ci coinvolge e del rifiuto di una politica che non ci rappresenta più.
Spero di essere smentito.
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