EXCALIBUR 62 - dicembre 2010
in questo numero

Sinodo, Medio Oriente e Israele

Il lento cammino verso la religione unica

di Angelo Marongiu
Gerusalemme, "città degli specchi", unico luogo al mondo di incontro di tutte le religioni monoteiste
La fredda analisi dei numeri è impietosa nella sua crudezza. Il rapporto annuale del dipartimento di Stato americano, dedicato alla libertà religiosa nel mondo, mostra un futuro disperato per la cristianità, in particolare nella terra in cui è nata.
Turchia: dai due milioni di cristiani negli anni '70 ai circa 85 mila di oggi. La situazione è in netto peggioramento dopo la svolta oltranzista dell'attuale governo e dopo gli ultimi episodi di violenza.
Libano, terra di cristiani di diverse confessioni: dal 55% della popolazione a meno del 35%, e anche qui in decisa diminuzione con l'ascesa di Hezbollah.
Siria: dal 25% della popolazione a meno del 5%.
Tralasciamo paesi come l'Iran o l'Arabia Saudita, dove i cristiani sono chiamati "cristiani invisibili", ma anche Algeria, Marocco e Mauritania. Per non parlare dell'Iraq con i suoi 60 cristiani uccisi alla fine dello scorso ottobre.
Territori palestinesi: dal 20% di presenze, alla fine del secolo scorso, al 2-3% attuale. Betlemme e i suoi dintorni si spopolano sempre più dei cristiani fino ad arrivare a stime che vedono - alla fine di questo secolo - la loro sparizione totale. Nella striscia di Gaza i cristiani sono poco più di tremila, soprattutto ortodossi. Nei prossimi vent'anni saranno spariti del tutto.
Nella lista dei cinquanta paesi più "chiusi" nei confronti delle altre religioni, ben trentacinque sono islamici. Tra i primi dieci, otto sono islamici.
Prima della conquista araba e islamica i cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo: oggi sono meno del 6% e si dimezzeranno nei prossimi 10 anni.
In questo scenario catastrofico c'è solo un paese nel quale i cristiani sono cresciuti di numero: nel 1950 in Israele c'erano 34 mila cristiani, oggi sono circa 160 mila e saranno circa 200 mila nel 2020. Al di là della crescita numerica, Israele è l'unico paese del Medio Oriente nel quale la libertà di culto e di espressione è totale.
Con questa premessa - davanti agli occhi di tutti - ci si sarebbe aspettati che il Sinodo delle Chiese orientali, riunito a Roma nello scorso ottobre e che rappresentava le cinquanta comunità cristiane presenti in quei paesi, sollevasse le sue dolenti lamentazioni sulla sparizione dei loro fedeli, sulle angherie e persecuzioni che la comunità musulmana infligge loro, costringendoli - nelle terre in cui Cristo è nato, ha vissuto e predicato - a vivere in una quasi assoluta clandestinità.
Ma da parte dei vescovi e patriarchi cristiani della regione era ben difficile parlare contro l'islam: il pericolo di ritorsioni era ed è troppo grande.
E allora è meglio rivolgersi verso l'unico paese dove i cristiani non diminuiscono, dove possono professare la loro fede in assoluta libertà. I documenti presentati sono un'autentica scomunica nei confronti d'Israele e si legge che «l'occupazione militare è un peccato contro Dio e l'umanità» e si chiede «la fine dell'occupazione israeliana della terra palestinese» e si pretende «il rilascio delle migliaia di prigionieri che languono nelle carceri israeliane e che fanno parte della nostra realtà».
Pochi hanno avuto il coraggio di denunciare la realtà delle cose, come il vescovo libanese di Antiochia dei Siri, Raboula Antoine Baylouni, il quale, nella sua relazione, anticipata ai giornali, ha testualmente scritto: «Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con il jihad. Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. La storia delle invasioni lo testimonia. Per questo i musulmani non riconosceranno la libertà religiosa, né per loro né per gli altri».
Un passaggio, insieme ad altri, decisamente duro nei confronti della sola religione che - in quell'area - manifesta intolleranza nei confronti delle altre religioni e che è la sola causa dello spopolamento dei cristiani del Medio Oriente.
Bene. L'Osservatore Romano del 23 ottobre ha cancellato quel passaggio. Tutti gli altri, contro Israele, sono rimasti.
Non costa niente sparare contro lo stato ebraico, male che vada si raccolgono gli applausi del mondo "illuminato".
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