EXCALIBUR 64 - marzo 2011
in questo numero

Il temibile incremento demografico del Nord Africa

Sarà l'Europa a doverlo affrontare in qualche modo

di Ernesto Curreli
La stretta relazione tra povertà e fecondità: è l'Africa a soffrirne maggiormente
Quello che sta accadendo nel Nord Africa è soltanto la pallida idea di quello che tra pochi anni dovremo aspettarci. Non saranno gli Stati Uniti né l'Asia, troppo lontani, ma la più vicina frontiera dell'Europa a subire le migrazioni di massa. Dal 1975 la popolazione di Algeria, Mauritania, Marocco, Tunisia, Libia ed Egitto è passata dai 75 milioni di abitanti agli oltre 210 milioni del 2006. In appena tre anni, dal 2006 al 2008, l'incremento è stato di ben 15 milioni. Con i Paesi del Medio Oriente la popolazione ammonta oggi a oltre 400 milioni.
Un terzo degli abitanti appartiene alla fascia adolescenziale, che tra pochi anni sarà alla ricerca di un posto di lavoro. In Egitto il 60% della popolazione ha meno di 29 anni, perennemente disoccupato. Il paese ha triplicato la popolazione in meno di due generazioni, a fronte di una stasi economica legata anche all'arretratezza della sua struttura produttiva. Come altri paesi arabi, lo Stato possiede le maggiori aziende industriali attraverso una classe di funzionari corrotti e incapaci. Persino l'esercito egiziano vanta la piena proprietà di diverse industrie "strategiche", ed è facile immaginare quale sia il livello del management. Questo spiega anche, in parte, il ruolo che l'armata egiziana mantiene nella società.
A questo precario quadro sociale, si è aggiunto l'aumento dei prezzi dei generi alimentari. Dopo una lunga povertà, mangiano un po' più decentemente anche i Cinesi, gli Indiani, i Brasiliani, gli Indonesiani e i Turchi. Ciò ha provocato un incremento della domanda di alimenti e, di conseguenza, i prezzi internazionali sono saliti, con ricadute devastanti per i Paesi arabi.
Per gli Europei è arrivato il momento di affrontare l'emergenza, volenti o nolenti. Poiché non sarà certo possibile fermare le nuove ondate migratorie inviando le flotte ad affondare i barconi con i cannoni, non rimane che una sola strada, quella che invano le destre europee avevano indicato: aiutarli a crescere sul posto con programmi di sviluppo mirati, al fine di impedire che i finanziamenti a pioggia finissero in spese militari e in carneficine etniche.
L'Unione Europea per molti anni ha adottato una politica ipocrita. Con i progetti Med per i Paesi del Mena (Middle East and Nord Africa), stanziava in bilancio miliardi di euro, promettendo di aprire la cassa soltanto se quei governi avessero adottato tre provvedimenti assurdi: riformare gli stati introducendo forme di democrazia, garantire le libertà religiose e aprire l'economia al liberismo.
Tre condizioni che i governi locali, anche quelli laici, non hanno potuto assicurare.
Adesso bisogna pensare seriamente ad aiutare concretamente quei Paesi, incoraggiandoli con tecnologie e finanziamenti, tenendo però conto delle loro capacità e possibilità, senza imporre condizioni impossibili.
Altrimenti milioni di disperati si riverseranno nei nostri territori, con le lacerazioni che già oggi, in piccolo, possiamo verificare.
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