EXCALIBUR 65 - luglio 2011
in questo numero

Simboliamo

Coscienza razionale, inconscio: la nascita del significato

di Toto Sirigu
Simbolo: immagine di un contenuto che trascende la coscienza
Cosa mai sarà il "simbolo"? È elemento della comunicazione rappresentante un concetto, un'idea, un oggetto, una qualità.
Mircea Eliade, grande storico delle religioni e filosofo rumeno del Novecento, si era fatto una idea precisa del significato del simbolo: «Il simbolo non solo comunica ma dà anche un significato all'esistenza umana».
Attraverso il simbolismo, l'uomo esce dalla sua contingenza particolare, cosmicizzandosi: «"Vivere" un simbolo e decifrarne correttamente il messaggio implica l'apertura verso lo Spirito e alla fine l'accesso all'universale». Il simbolo ci informa dell'uomo in quanto tale: è questo che sembra significare Eliade quando parla di "situazione esistenziale", "valore esistenziale".
Questo tipo di uomo è quello che non è ancora stato degradato dalla storia, dai condizionamenti dei tempi e delle culture: prima di essere storico, l'uomo è simbolico, ed è in quest'ultima modalità che vanno ricercate le strutture più significative e profonde che lo costituiscono: «Il pensiero simbolico [...] è connaturato all'essere umano: precede il linguaggio e il ragionamento discorsivo. [...] Le immagini, i simboli, i miti [...] rispondono a una necessità e adempiono una funzione importante: mettere a nudo le modalità più segrete dell'essere. Ne consegue che il loro studio ci permette di conoscere meglio l'uomo, l'"uomo tout court", quello che non è ancora sceso a patti con le condizioni della storia».
I simboli esprimono in immagini i processi psichici intimi, e - dopo essere divenuti immagine, essersi per così dire incarnati in una materia figurata - imprimono il loro senso su tali processi, dando così ulteriore impulso alla corrente psichica. Per esempio: l'albero appassito, simbolo di vita troppo intellettualizzata e priva perciò dei suoi naturali legami con l'istinto, da una parte esprime figurativamente questo senso e lo fa presente al sognatore; e d'altra parte, facendoglielo presente, impressiona il sognatore e influisce sulla sua vita psichica, cui dà una direzione.
I simboli sono dunque i veri trasformatori di energia del meccanismo psichico.
Come sostiene un importante psicoanalista del Novecento, Carl Gustav Jung, il simbolo ha in sè un archetipo (forma preesistente e primitiva di pensiero e idee), un nucleo significativo invisibile ma carico di energia. È qualcosa di simile a ciò che avviene quando si fanno le copie di un clichè; la prima copia è nettissima, i particolari vi si distinguono fin nelle più piccole minuzie, il significato è indubbio; le copie successive sono già più povere di particolari e meno chiare; finchè l'ultima copia, già tutta sfumata nei contorni e nei dettagli, non permette di riconoscere che una sagoma, la quale però riunisce in sé tutti i possibili aspetti. Quindi, il simbolo è come la sagoma che fa intravedere l'archetipo, cioè il nucleo essenziale carico di energia.
I simboli non furono mai escogitati coscientemente, ma furono prodotti dall'inconscio per la via della cosiddetta rivelazione o intuizione. I simboli possono indicare i più vari contenuti. Ad esempio: il corso del sole per il primitivo può simboleggiare il concreto svolgersi dei fatti naturali esterni, e per l'uomo moderno, psicologicamente orientato, può rappresentare un analogo svolgimento nel suo mondo interiore.
In questo senso l'uomo moderno ben può interpretare il corso del sole come il simbolo della "rinascita". Tale simbolo sta sempre per l'idea primordiale della trasformazione dell'anima o un rito iniziatico primitivo o del battesimo nell'antichissima significazione cristiana.
Il contenuto di un simbolo non è mai del tutto esprimibile razionalmente. Esso origina «da quella zona intermedia di sottile realtà, per esprimere adeguatamente la quale, non c'è appunto altro mezzo che il simbolo. Il simbolo abbraccia sempre qualcos'altro di più, che il linguaggio, strumento del raziocinio, non può esprimere».
Il significato di simbolo lo ritroviamo nell'analisi dei due elementi della corrispondente parola in tedesco, "Sinnbild": il significato Sinn è di pertinenza della coscienza, del razionale; l'immagine Bild è dell'inconscio. Per queste sue qualità il simbolo è adattissimo a rendere conto dei processi che si svolgono nella psiche e a esprimere i più intricati e contrastanti stati di fatto psichici, oltre che ad agire su di essi.
«Che una cosa sia un simbolo o no dipende anzitutto dall'atteggiamento della coscienza che osserva», quindi dal fatto che l'osservatore abbia o no il dono o l'interiore disposizione a guardare un oggetto, ad esempio un albero, non solo nel suo aspetto concreto, ma anche, poniamo, a considerarlo quale simbolo di vita.
Il simbolo è l'immagine di un contenuto che trascende la coscienza. Un vero simbolo non può mai essere completamente spiegato, non può mai essere afferrato pienamente con la ragione. Infatti, della sua parte razionale ci può dar la chiave la coscienza, ma i suoi elementi irrazionali possiamo solo "sentirli".
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