EXCALIBUR 66 - ottobre 2011
in questo numero

Il fenomeno del bullismo

Gli adolescenti italiani sono sempre più esposti dei loro coetanei europei

di Donatella D'Addante
La violenza fa sempre più parte del nostro mondo
Marco, 4 anni, Padovano: a scuola, durante la ricreazione, viene aggredito da tre bambini di 5 anni per portargli via un pupazzetto trovato in un piccolo uovo di cioccolato; il bimbo ha riportato una serie di contusioni e una prognosi di 15 giorni. Andrea, tredicenne di Modena: per mesi è stato costretto da due baby-taglieggiatori a consegnare soldi sotto la minaccia di percosse.
Questi sono soltanto alcuni degli esempi di un fenomeno molto attuale quale è il bullismo, quel comportamento che mira a danneggiare qualcuno o qualcosa, sia fisicamente che in ambito psicologico. La vittima è colui che viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni.
Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c'è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare il prossimo. L'azione del bullo nei confronti della vittima è compiuta in modo intenzionale e ripetuto.
Per parlare di bullismo non è sufficiente, quindi, che si verifichi un singolo episodio di angheria tra studenti, ma deve instaurarsi una relazione che, cronicizzandosi, crei dei ruoli definiti: il ruolo di colui che le prepotenze le subisce (la vittima) e di chi invece le perpetua (il bullo).
Il bullismo assume forme differenti, da quelle fisiche (colpire con pugni e calci) a quelle verbali (deridere, insultare, prendere in giro) fino alle forme più indirette, come diffondere pettegolezzi fastidiosi ed escludere qualcuno da gruppi di aggregazione.
Una recente ricerca del Centro europeo per l'educazione, segnala come rispetto ai comportamenti violenti quali il bullismo, oltre il 70% di un campione di adolescenti ha risposto di averli praticati. Il fenomeno, in crescita all'interno della scuola, accomuna allievi di tutto il mondo fin dai primi anni di scolarizzazione, soprattutto nei paesi industrializzati e nei contesti urbani.
Tante le ricerche effettuate sul fenomeno, tutte concordi nel definire il problema preoccupante, con episodi di bullismo risultati più numerosi nella fascia d'età dei 14 anni.
È inoltre emerso che le prepotenze di natura verbale prevalgano nettamente rispetto a quelle di tipo fisico, mentre per quanto riguarda le violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l'isolamento di cui è stato oggetto, l'11% circa, infine, dichiara di essere stato minacciato.
Le prepotenze di natura fisica risultano essere più frequenti tra i ragazzi, mentre tra le ragazze e tra i più giovani prevalgono gli episodi di tipo verbale.
All'interno della scuola, poi, gli episodi di violenza e sopraffazione avvengono soprattutto in aula (27%) e, a seguire, nei corridoi (14%) o nel cortile (16%).
Insomma è proprio la scuola, palestra di apprendimento per la vita, quella che nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una forte cultura di violenza. I ragazzi per potersi inserire nel "gruppo", per poter convivere nel migliore dei modi, spesso trovano grandi difficoltà. Il bisogno di "sentirsi parte", di essere accolti e valorizzati da una parte e le leggi del gruppo dominante dall'altra, sono i due cardini del sistema; chi non è disposto ad accettare i princìpi di prepotenza della minoranza "forte", diventa bersaglio di persecuzione e talvolta, appunto, anche di violenza.
Il bullismo ha radici ovunque: dal nord al sud d'Italia, dalle scuole periferiche a quelle delle zone più prestigiose. Le città del sud, come Palermo e Napoli, sono all'apice della classifica, mentre in Calabria, Valle d'Aosta e Piemonte il fenomeno è meno sentito.
In generale si può disegnare una mappa che rileva come bambini e adolescenti italiani ne siano coinvolti quasi il doppio rispetto ai loro coetanei europei. A Macerata, si è cercato di correre ai ripari cercando di rafforzare negli adolescenti il senso della legalità e il rispetto nei confronti degli adulti educatori. Nelle scuole medie della città si sono svolti incontri sulla realtà e i problemi dell'adolescenza, aventi per oggetto le famiglie. E, qualche mese fa, è decollato un vero e proprio progetto educativo che ha coinvolto docenti, genitori e ragazzi di alcune scuole medie. Il metodo utilizzato è innovativo: giochi di ruolo, lavori di gruppo, proiezioni di audiovisivi, e coinvolgimento di tutti gli operatori della scuola. Sistema utilizzato anche in altri istituti scolastici di Roma con l'obiettivo di portare l'attenzione dei ragazzi sulla qualità della vita relazionale e affettiva nella scuola, inducendoli a riflettere sui loro rapporti e a distinguere quelli sbagliati dagli altri.
Ma esiste anche l'esperienza trentina per la prevenzione della violenza quotidiana, scelta come caso pilota a livello europeo. Organizzata dal consorzio delle cooperative sociali trentine "Co. Solida", sotto il patrocinio di Provincia, Regione, Comune, Tribunale dei Minorenni di Trento e Sovrintendenza Scolastica, ha in programma scambi di esperienze con altri Paesi europei.
Ne fa parte anche una mostra, visitata da oltre 4.700 persone, quale momento conclusivo, con lo scopo di insegnare ai ragazzi le abilità necessarie per riconoscere e accettare le proprie e le altrui emozioni. Presso il Comune di Torino, inoltre, è attivo uno sportello di consulenza e di ascolto facente parte di un progetto contro il bullismo. Lo strumento, indirizzato a genitori, alunni e docenti delle scuole medie ed elementari, è partito nel 1995 con la realizzazione di ricerche conoscitive, ed è proseguito con il confronto all'interno del gruppo di lavoro sperimentando i percorsi didattici di intervento nelle scuole. Nel 2000 si è arrivati alla realizzazione di un kit multimediale di strumenti didattici, distribuito nelle scuole cittadine, accompagnato da consulenze formative per il suo utilizzo.
Invece, il Comune di Modena, impegnato da anni in interventi per la prevenzione del disagio giovanile, ha promosso la costituzione di un comitato tecnico, composto da rappresentanti delle istituzioni e docenti del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Bologna, che ha curato una ricerca-intervento sui temi dei rapporti, delle relazioni e della gestione dei conflitti in tre scuole superiori della città.
Da una convenzione tra Ausl di Ferrara (Servizio per le tossicodipendenze), Comune e Provveditorato agli studi, è nato "Promeco", con l'obiettivo di favorire il miglioramento dei comportamenti e degli stili di vita dei giovani. Il fine è quello di prevenzione, rafforzando le capacità di analisi e di scelta, il senso critico, l'autonomia, la responsabilità e una efficace comunicazione interpersonale.
Inoltre la Regione Toscana ha proposto un progetto, portato avanti dal Comune di Firenze, rivolto prevalentemente ai giovani, strutturato in due parti. La prima riguarda una mostra itinerante e interattiva denominata "Bulli e bulle. Né vittime né prepotenti". La seconda, invece, è relativa allo sviluppo di progetti territoriali che impegnano le istituzioni scolastiche, gli enti locali e il volontariato, nell'obiettivo comune di contrastare, con proposte educativo-didattiche e culturali, le nuove forme di "bullismo" nei giovani. Importante anche la formazione del personale per il quale è stato attivato un seminario rivolto agli operatori socio-sanitari, mentre per gli insegnanti sono stati predisposti momenti di informazione e di riflessione comune sulle possibili applicazioni dei contenuti della mostra per programmare attività di classe.
Anche a Senigallia, come in diverse parti d'Italia, sono attivi corsi di formazione per docenti, visto che la scuola può far molto per prevenire il manifestarsi di atteggiamenti violenti tra bambini e ragazzi adottando stili educativi adeguati, stimolando negli alunni la capacità di riconoscere e gestire la propria emotività e sviluppando abilità di gestione positiva dei conflitti.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO