EXCALIBUR 66 - ottobre 2011
nello Speciale...

L'arresto di assassino e mandanti

Nel mentre, il Maresciallo Lecis, vuoi per qualche testimonianza spontanea, vuoi per qualche "soffiata" anonima (dirà che il nome dell'assassino gli era stato sussurrato subito dopo l'attentato da una persona che non aveva riconosciuto perché la piazza era al buio...!), fatte le opportune verifiche, procede all'arresto dell'attentatore, il quale, alla vista dei carabinieri, benché ferito a una gamba, si dà alla fuga, ma viene rincorso e bloccato.
Si tratta di Virgilio Mannai, operaio di 34 anni, capo cellula del Pci ed ex camicia nera della milizia antiaerea.
Sottoposto a interrogatorio, ammette le proprie responsabilità, né poteva fare diversamente, avendo ancora in corpo la ferita causata dai colpi esplosi dal carabiniere Spanu. Tuttavia, non parla di mandanti, salvo, in seguito, su precisa richiesta degli inquirenti, accusare anche lui il Tuveri.
Dice solamente di aver acquistato la bomba a mano per 150 lire da Umberto Pisu. Giovedì 4 settembre, dopo una serie di perquisizioni, si procede oltre al fermo di Pisu, anche di Mario Ala e del fratello di Mannai, Giuseppe, tutti comunisti.
L'accusa è di detenzione di materiale esplosivo e di armi. A questo punto avviene il colpo di scena. Debitamente "torchiato" dal commissario Savastano (un cronista dell'"Unione Sarda", che aveva visto l'omicida in un corridoio della questura, ne parla come di un uomo stravolto e allucinato, vittima, evidentemente, anche di maltrattamenti fisici), il Mannai fa il nome dei mandanti. Sono il sindaco Eugenio Saba, l'assessore Giulio Fanari e il dirigente del Pci Luigi Sanna. Mannai ammette pure di aver ingiustamente accusato Luigi Tuveri.
La confessione dell'omicida è un documento agghiacciante, a dimostrazione di come, in base a un semplice enunciato politico e ideologico, si possano, in perfetta serenità, compiere delitti efferati su persone che niente avevano fatto di male.
Così recita il documento: «Predisposto, studiato, organizzato nei minimi particolari dal sindaco comunista Eugenio Saba, dall'assessore comunista Giulio Fanari, dai comunisti Pisu, Ala e Sanna, il delitto voleva essere una prima, clamorosa, feroce intimidazione, un atto di forza che potesse terrorizzare i reazionari e i fascisti». E ancora: «L'uccisione del Prof. Murgia era soltanto l'inizio di una lunga catena e voleva colpire uno dei nemici politici iscritti nella lista nera dei "nemici del popolo" condannati a morte».
L'8 settembre, mentre il Tuveri viene scarcerato, si procede all'arresto dei tre esponenti del Pci. L'imputazione è concorso in reato di strage.
Solo per avere un'idea del clima che si respirava nella cittadina mineraria in quegli anni, riportiamo un resoconto dal titolo "Il movente politico del delitto di Guspini - Il sindaco e un assessore sono stati tratti in arresto", pubblicato sull'"Unione Sarda" di martedì 9 settembre 1947: «Per la prima volta a Guspini la giustizia colpiva: a testa bassa, ammanettati passavano i turbolenti protagonisti di due anni di disordini, di agitazioni, di violenze. Quelle stradette deserte avevano conosciuto l'urlo feroce delle dimostrazioni di piazza, il rombo della dinamite a notte alta, le vittime designate inseguite e percosse a sangue, i giovani dell'Azione Cattolica malmenati, le maestre insultate e svillaneggiate perché non avevano permesso che a scuola i bimbi cantassero gli inni comunisti. Dietro quelle imposte si erano compilati gli elenchi delle vittime da eliminare».
A questo punto ci corre l'obbligo di dire qualcosa di più sulla vittima.
Del Prof. Murgia sappiamo molto poco: valoroso ufficiale della Brigata Sassari, grande invalido di guerra e pluridecorato, aderì al fascismo e senz'altro ricoprì incarichi politici nel partito e nella pubblica amministrazione. Caduto il fascismo, fu sospeso dall'incarico e privato dello stipendio di direttore sanitario dei laboratori di igiene e profilassi della provincia di Cagliari con l'accusa di aver avuto tale incarico per meriti politici.
Assolto, fu reintegrato in servizio. Al momento dell'omicidio ricopriva anche l'incarico di vice presidente del Consorzio di Bonifica di Guspini e Pabillonis.
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