Excalibur blu

La lezione del voto di maggio in Europa

Gli Europei odiano l'Europa - La "dittatura democratica" in Italia

di Ernesto Curreli
Il risultato delle elezioni in Francia, Germania e Grecia dice chiaramente che la gente non ce la fa più e vuole dei cambiamenti radicali.
A livello nazionale vuole che lo Stato abbatta le clientele e nel contempo chiede che le istituzioni non siano nemiche. Contesta poi la riduzione delle tutele sociali che per tanto tempo hanno caratterizzato il modello europeo.
In Italia, come in Francia, Spagna, Grecia e anche in Germania, in tutti i ceti sociali sale la protesta per la recessione che incombe e ci rende più poveri e per le risposte arroganti o vuote che i governi danno di fronte alla crisi e alle contestazioni contro le rapine e gli strozzinaggi legalizzati.
Gli "indignados" sono solo un aspetto delle proteste.
Quando la gente non riesce a raggiungere la fine del mese, è evidente che si ribella a un sistema nazionale e europeo incapace di fronteggiare le emergenze sociali. Il selvaggio sistema liberista ha fallito nelle politiche del lavoro, non è capace di fronteggiare gli attacchi speculativi, non adotta provvedimenti contro le agenzie di rating, palesemente colluse con la speculazione finanziaria. Le élite trasversali si scambiano il potere non più a ogni tornata elettorale ma "in corso d'opera", durante la stessa legislatura. Una "dittatura democratica", compresa quella statunitense, come dicono da tempo molti intellettuali americani, non più capace di reggere il passo con i tempi.
Con la caduta del Muro di Berlino è cessata la contrapposizione tra blocchi politico-militari e con essa è venuta meno anche quella sorta di "giustificazione" che faceva accettare alle fasce sociali moderate occidentali il sistema della democrazia rappresentativa parlamentare, in nome del "meno peggio".
Manca il lavoro, molti temono l'arrivo dell'età pensionabile, i giovani sono senza speranze lavorative. Le famiglie, soprattutto quelle giovani, per sopravvivere devono fare ricorso al sostegno di genitori e nonni. Viviamo insomma un vero disastro sociale.
Gli Europei, oggi, cominciano a odiare sul serio l'Europa, vissuta come un mostro lontano e padronale, che impone regole incomprensibili e lontane dalle aspettative più elementari.
In Italia siamo tra i più penalizzati. La nostra carta costituzionale vieta, tra l'altro, che i cittadini decidano sulla politica estera, sulla difesa, sui tributi. Quando i radicali hanno tentato di proporre referendum in materia fiscale, la Corte costituzionale li ha sonoramente respinti in nome della costituzione.
Quindi noi non possiamo decidere.
Anche noi vogliamo lottare contro questa "democrazia" e abbiamo dedicato questo numero al lavoro, ai lavoratori e alle famiglie, contro le caste, i ladri e gli speculatori.
Nostro malgrado, abbiamo dovuto fare un'eccezione al tema che ci eravamo proposti, perché è venuta a mancare la nostra carissima amica Isabella Luconi.
Sul numero 1 di Excalibur, del marzo 1998, Isabella scrisse un articolo durissimo contro la svolta aennina di Verona, presagendo che quella svolta avrebbe distrutto la "nostra" destra, quella che non amava salotti e palazzi, quella che si batteva per i lavoratori e per una più giusta democrazia partecipativa.
Non si sbagliava.