EXCALIBUR 71 - dicembre 2012
in questo numero

La società italiana è migliore, nonostante i ladri

Composta da donne e uomini che lavorano con dignità, nel silenzio

della Redazione
Piccoli esempi di un'Italia diversa, lontana dalla cronaca miserabile dei profittatori
C'è una società italiana migliore e maggioritaria rispetto a quella che emerge dalle notizie.
Ogni santo giorno arrestano decine di ladri, truffatori, usurai, politici che affondano le mani nelle casse pubbliche. Di contro, c'è un paese che lavora o che, quando il lavoro manca, tira avanti con dignità.
È l'Italia delle province, quella della gente comune che rimane fuori dai palazzi, lontana dai centri del malaffare, dai potenti di turno. Da quelli che, in posizioni di vertice, fingono di assumersi una qualche responsabilità. Pur rovinando enti e aziende e assegnandosi compensi fuori da ogni giustificazione.
L'Italia è diversa da loro, è composta da uomini e donne che lavorano o che, costretti a misurarsi ogni giorno con quest'Italia che traballa e che non riesce a dare nemmeno un posto di lavoro precario, mantiene una sua dignità antica, fatta di poche cose materiali ma ricca di sentimento, di orgoglio, di senso del dovere. Gente comune che sembra uscita da un romanzo dell'Ottocento o da racconti di un'età ancora più antica.
Malgrado gli esempi negativi che ci circondano, ci sono ancora persone che lavorano onestamente, che si sacrificano per alleviare le sofferenze degli altri, che si privano del poco che hanno per aiutare il prossimo, che rischiano la propria vita per soccorrere chi è in pericolo. È un'Italia sempre più povera, preda di operazioni finanziarie e di speculazioni che non comprendono, ma che subiscono.
Cos'ha da spartire questa gente con l'Italia ufficiale, l'Italia di Monti, di Bersani, di Alfano o di Vendola?
Molti non sanno nemmeno chi siano o non lo vogliono sapere. Proprio per questi motivi vedremo crescere l'astensione, vedremo sempre più fuggire la massa della popolazione dalla comunità "ufficiale", quella dei ricchi scenari della pubblicità, dal luccichio e dallo splendore delle dimore della ricca borghesia, dai riverberi delle serate di gala, dagli scenari artificiali dei teatri lirici, dagli avvenimenti mondani, lontani da un mondo che è diverso.
Quella vera è diversa è un'Italia piena di energia, malgrado tutto.
Stefano Puddu, 45 anni, era una di quelle persone. Era un pastore sardo che viveva del suo gregge, che ogni giorno andava in campagna col figlio sedicenne a tentare di sbarcare la giornata, lontano dai falsi miti della società moderna dove tutto sembra più facile, a portata di mano. Vita dura anche in questo novembre piovoso e umido. Una pecora si era allontanata, cadendo in un canale gonfio d'acqua: Puddu si era subito gettato in acqua per salvare quella bestiola, sotto gli occhi del figlio. Trascinato dalla corrente impetuosa, è stato ritrovato l'indomani dai sommozzatori nel tratto del canale che scorre in territorio di Guamaggiore in Sardegna.
Quale terribile insegnamento del dovere al proprio figlio, che ricorderà per tutta la vita cosa significhi lavorare duro e che certo, crescendo, farà paragoni con l'Italia dei ladri.
Dall'altra parte d'Italia, a Taranto, Francesco Zaccaria, di 29 anni, pochi giorni dopo, perdeva la vita mentre lavorava su una gru del porto industriale, portato via da una tromba d'aria: erano già scattati i segnali di sicurezza che segnalavano di abbandonare i luoghi esposti alla furia degli elementi. Il povero giovane non ha fatto in tempo a scendere: i compagni l'hanno visto volare via, scaraventato in mare dalla forza del vento. Anche lui è stato ritrovato dai sommozzatori, qualche giorno dopo l'incidente.
Due storie d'altri tempi, storie di gente comune.
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