EXCALIBUR 72 - gennaio 2013
in questo numero

Benigni e "La più bella sei tu"

Benigni e l'elogio della carta straccia

di Antonio Serena
Roberto Benigni e l'assurda operazione che tenta di rendere seria una cosa attraverso la comicità
Esaurito il repertorio degli scemi che fanno politica, è il momento dei giullari che insegnano storia.
Lunedì 17 dicembre, in diretta su Rai Uno alle 21,10 dal Teatro 5 di Cinecittà, riaperto e ristrutturato dopo l'incendio di qualche mese fa, l'attore Roberto Benigni, colui che iniziò la sua carriera nel 1977 con il film "Berlinguer ti voglio bene", ci ha spiegato in diretta la Costituzione italiana nello spettacolo "La più bella del mondo".
Dopo un'ora di satire cotte e stracotte contro Berlusconi (ahimè, cosa farà il comico quando il Cavaliere non ci sarà più: lo elogerà come ha fatto stasera con Fanfani dopo averlo preso per il culo da vivo?), il nostro è passato a parlare di storia. Partendo ovviamente dalla Resistenza che ha dato a tutti la libertà e ci ha liberato da Hitler per portarci questo mondo radioso dove un giovane su tre è disoccupato e la gente senza lavoro si spara. Quant'è bella la libertà!
Allora i giovani - ha sentenziato il comico-professore - per darci questa libertà andarono in montagna a combattere, a fare i partigiani, ma non perché obbligati o per evitare di far la guerra (pochini sia al nord contro i Tedeschi che al sud con gli Americani), ma perché volevano liberare il paese dalla dittatura, sostituendola con la libertà, quella "liberista" che stiamo vivendo attualmente o, se andava diversamente, con quella comunista che, almeno fino a poco tempo fa, piaceva al Benigni.
Furono loro e soltanto loro, i potenti partigiani, a liberare l'Italia, non gli Agloamericani: e qui deve aver letto i libri del suo collega del "Corriere della Sera" Aldo Cazzullo (potenza dei nomi), perché solo lui al mondo è arrivato a esprimere tanta comicità in materia.
Ecco allora che noi oggi, finalmente, nonostante la parentesi del recente "medioevo berlusconiano", siamo un popolo unito e - udite, udite!!! - sovrano.
Dove non il re o il dittatore scrivono le leggi, ma il popolo, i cittadini. Magari non proprio direttamente, ma attraverso quei veicoli di saggezza e probità che sono i partiti. Siamo noi che decidiamo il nostro presente e il nostro futuro; noi che nominiamo chi ci deve comandare attraverso libere elezioni (magari con liste confezionate e senza poter dare preferenze); noi che, attraverso i nostri delegati, votiamo il Premier (che poi la grande finanza usuraia provvede a sostituire con un cameriere di suo gradimento); noi che decidiamo a stragrande maggioranza attraverso i referendum di non finanziare più i partiti (che nonostante ciò continuano a percepire le stesse somme in misura quadruplicata); noi che stabiliamo dove mandare i nostri mercenari a fare guerre ospitando le basi militari degli occupanti (pardon, alleati) sul nostro territorio e sciogliendo i nostri migliori corpi militari per sostituirli con dei droni; noi che abbiamo un Presidente della Repubblica talmente "libero" da inneggiare al massacro degli insorti da parte dei carri armati sovietici ai tempi della rivolta d'Ungheria; noi sovrani anche in finanza, che facciamo emettere il nostro danaro da una Banca d'Italia che, come ci ha spiegato la Cassazione, «non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico» i cui azionisti però sono banche private...
Vicino a me, a seguire l'esibizione del comico, nominato Cavaliere di Gran Croce dal venerato maestro Ciampi (il Presidente economista famoso per aver bruciato in due giorni 60 mila miliardi di lire - 30 miliardi di euro - per controllare il cambio lira/marco), c'era mio figlio, che alla fine si è alzato ed è uscito per andare al lavoro. Tornerà domattina all'alba, dopo aver fatto la notte e aver guadagnato 35 euro.
Com'è bella questa Repubblica che la Costituzione vuole "sovrana" e "fondata sul lavoro", poter dire ciò che vuoi, camminando per le strade senza una lira in tasca e pensando in tutta libertà a cosa non mettere in tavola domani.
E tu, Benigni, per due ore di spettacolo, quanto hai incassato?
Dai, spara, raccontaci "La più bella del mondo", facci ridere ancora.
Estratto da "Siam fatti così", periodico di Bari
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