Excalibur blu

Tutti gli errori di Monti. La gente voterà Berlusconi

Il fallimento di Monti e le divisioni della sinistra giocano a favore del Cavaliere

della Redazione
<b>Silvio Berlusconi</b>: ce la farà ancora una volta?
Silvio Berlusconi: ce la farà ancora una
volta?
Mario Monti era stato osannato come il salvatore dei conti pubblici italiani.
Lo circondava l'aura di buon tecnico apprezzato a Bruxelles e negli ambienti finanziari internazionali. Questo andava più che bene per gli "europeisti a prescindere" e per i finanzieri internazionali che si sono arricchiti distruggendo le economie della maggior parte dei Paesi Ue.
Il suo aplomb serioso e rigoroso sembrava offrire una certa garanzia per molti. Invece, ha finito per essere una sciagura per l'Italia e la sua finale indecisione lo ha trasformato, nella percezione dei più, in un inaspettato "rigor montis".
Il suo mandato, imposto da Napolitano al Parlamento e al Paese, è stato una sventura. Alla fine, non ha provocato maggiori danni solo perché è intervenuto Mario Draghi, anche contro la volontà della Germania, imponendo l'intervento della Banca Centrale Europea a supporto dei titoli di Stato e rifinanziando il sistema bancario a un tasso monetario talmente basso che non se ne trova traccia simile in nessuna epoca storica.
Il governo Monti, tirate le somme, ha avuto effetti negativi sull'economia e sull'occupazione. I suoi ultimi provvedimenti sono stati una mazzata e difficilmente gli saranno perdonati: l'odiosa e salata Imu e il redditometro, strumento pericolosissimo il cui impatto egli tenta in questi giorni di attenuare con dichiarazioni cui nessuno crede. Se non se ne cambia la struttura tra pochi mesi vedremo migliaia di famiglie sul lastrico, rovinate da un fisco sempre più famelico e arrogante.
Fosse solo questo... Monti coi suoi ministri ha peggiorato la normativa sul lavoro, con l'unico risultato che i precari lo sono ancora di più (non possono più essere assunti, grazie alla Fornero) e la disoccupazione ha raggiunto livelli spaventosi. Ha trasformato la macchina della riscossione fiscale in uno strumento insopportabile senza riuscire a incidere sulla spesa pubblica, che con lui è incredibilmente aumentata. Ha poi imposto che l'Italia, unico Paese europeo, introducesse per legge il pareggio di bilancio tra la derisione della Gran Bretagna e degli altri Paesi, che hanno annunciato che lo avrebbero fatto anche loro, però guardandosi dal farlo e promettendo un provvedimento soft nel 2015 o 2016.
Gli altri hanno detto di sì anche per il "fiscal compact", ma il tempo, si sa, cancella tutto, anche le promesse in odore di suicidio statale. Un pareggio che farà soltanto maggiori danni e che si potrà raggiungere con un nuovo incremento dell'imposizione fiscale e un conseguente aumento della disoccupazione, già fortissima in presenza di una recessione come non si era vista nemmeno nel 1929.
Vedrete cosa succederà con il passaggio dell'aliquota Iva al 22%. Scimmiottando Berlusconi, ha tentato di infondere un pochino di ottimismo, dicendo in tutte le trasmissioni radio-televisive che i conti erano in miglioramento e che si intravedeva "l'uscita dal tunnel". Ma lo ha detto con il suo tristissimo "rigor montis", mentre Berlusconi, almeno, lo diceva col sorriso e riusciva a infondere un pochino di ottimismo, cosa che in economia è più importante di quanto non si creda.
Persino i suoi colleghi della Bocconi gli si sono rivoltati contro: Francesco Giavazzi e Alberto Alesina hanno cercato di spiegargli pubblicamente che il riequilibrio di bilancio in questa fase economica non si ottiene con l'inasprimento fiscale perché questo genera soltanto una diminuzione del Pil, già in caduta libera nel 2012. Anche il Fmi lo ha avvertito sulle condizioni della recessione italiana, che soltanto da noi ha raggiunto un livello così negativo, ma non ha battuto ciglio: il Pil nel 2013 peggiorerà, le sue previsioni di "uscita dal tunnel" sono balle fantasiose prive di rigore scientifico, cosa strana per un professore di economia. Probabilmente ha ragione Berlusconi: è uno abituato a prendere lo stipendio tranquillamente chiuso nella sua stanza di professore, senza che si sia mai cimentato nel lavoro "vero", quello che ti fa sbattere il muso con le difficoltà quotidiane e dove la teoria conta poco.
Per non dire dei provvedimenti che i suoi improvvisati ministri hanno preso senza capire cosa avrebbero provocato nella realtà dell'economia. Basta citare l'obbligo per le imprese del settore alimentare di pagare in tempo reale le fatture di acquisto, pena il pagamento di interessi usurai introdotti per legge, che ha provocato un nuovo blocco nelle transazioni di settore. Oppure quelli che impongono nuovi oneri sul documento di valutazione dei rischi nei posti di lavoro, adempimento inutile e solo "cartaceo", ma costoso perché anche le aziende con un solo dipendente dovranno ricorrere a consulenti che ovviamente dovranno essere pagati, così come le nuove norme sulle cessioni intra-Ue, confuse, pasticciate e incomprensibili persino per gli operatori del settore. L'Ue fa uno starnuto, pochi se ne preoccupano ma lui vuole essere il primo della classe. Probabilmente perché vuole conquistare benemerenze per un incarico europeo di prestigio.
Insomma, la sua parabola di statista è stata un disastro, al pari del suo percorso politico. Si è alleato con i "centristi", quel presunto terzo polo determinante sul quale tutti i generali senza truppe si sono imbarcati speranzosi, da Fini, che è stato un ragazzo di destra («Ho scelto il Msi quando tentarono di impedirmi di vedere un film di John Wayne sul Vietnam», figuratevi un po' quale forte motivo ideale, oppure «Non vogliamo morire democristiani» per finire a 62 anni proprio tra gli ultimi democristiani o altre cose che vi risparmio) a Rutelli, che è stato un giovane radicale di estreme battaglie anticlericali, oggi divenuto baciapile tutto chiesa e famiglia. È molto probabile che finiscano nel limbo, insieme a Casini che è sempre più nervoso per l'imminente tracollo.
Di fronte all'offerta di tanto mercato politico, molta gente andrà a votare per Berlusconi. Alcuni gli rimproverano di aver imbarcato in passato personaggi che gli hanno arrecato danni e lui stesso si è esposto per questioni personali di scarso o nullo interesse pubblico. Ma per la gente comune quelle sono e rimangono cose personali e capiscono bene che alcuni giudici politicizzati lo perseguitano da vent'anni.
Comunque sia, gode ancora di larga fiducia e ha saputo dare una nuova prova di carattere pulendo le liste del Pdl per evitare di essere messo sulla graticola da avversari che proprio puliti non sono, anzi.
Le divisioni della sinistra non fanno che aumentare le sue chance. Il "partito delle manette", con Ingroia, Di Pietro e De Magistris, dichiara ogni giorno di essere contro Bersani, mentre Grillo va da solo e i reduci della sinistra estrema fanno lo stesso.
Ma tutti insieme pescheranno voti solo a sinistra. Proprio quello che Berlusconi voleva.