EXCALIBUR 75 - gennaio 2014
in questo numero

Il fascismo in Sardegna nei libri di Angelo Abis

Alla scoperta di una storia tutta sarda

di Luca Cancelliere
Sopra: Angelo Abis, "Il fascismo clandestino e l'epurazione in Sardegna (1943-1946)"
Sotto: Angelo Abis, "L'ultima frontiera dell'onore. I Sardi a Salò"
Angelo Abis, classe 1942, laureato in Scienze Politiche a Cagliari e specializzato in Studi Sardi, già dirigente statistico della sanità pubblica della Sardegna, a partire dalla fine degli anni Novanta è stato animatore e punto di riferimento culturale dell'Associazione "Vico San Lucifero" di Cagliari, che raccoglie gli ex aderenti alle organizzazioni giovanili del Movimento Sociale Italiano del capoluogo sardo.
In numerosi articoli comparsi sulla rivista "Excalibur", pubblicata a cura dell'Associazione "Vico San Lucifero" a partire dal 1997, Abis ha approfondito particolarmente le tematiche relative al Fascismo, alla Seconda Guerra Mondiale e alla nascita del Movimento Sociale Italiano in Sardegna nel secondo dopoguerra.
I numerosi e interessanti articoli comparsi su "Excalibur", nonchè la tesi di specializzazione in "Studi Sardi" del 2002, discussa dall'Autore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari, hanno rappresentato di fatto gli studi preliminari ai due libri successivamente pubblicati da Angelo Abis sulla fase finale della storia del fascismo sardo: "L'ultima frontiera dell'onore. I sardi a Salò" (Doramarkus, Sassari 2009) e "Il fascismo clandestino e l'epurazione in Sardegna 1943-1946" (Giorgio Ariu Editore, Cagliari 2013).
Le principali fonti di Abis sono stati i quotidiani dell'epoca, numerose annate dei quali sono state spulciate minuziosamente dallo studioso cagliaritano, gli archivi pubblici sardi - eccettuati quelli militari e delle commissioni provinciali per l'epurazione, ancora inaccessibili - e non ultime le informazioni che durante la sua vita l'Autore, già dirigente giovanile, poi locale e nazionale del Movimento Sociale Italiano e tutt'ora figura ben nota della destra nazionale cagliaritana, ha assunto direttamente da molti personaggi di spicco dell'ambiente fascista sardo degli anni '40.
"Il fascismo clandestino e l'epurazione in Sardegna 1943-1946" ricostruisce le vicende storiche dei Fascisti rimasti in Sardegna dopo l'8 settembre 1943 e fino a dopo la fine del secondo conflitto mondiale, in particolare fino al famoso decreto di Togliatti del 22 giugno 1946 che, concedendo l'amnistia per i crimini di guerra pochi giorni dopo la proclamazione dei risultati del referendum istituzionale, avviò la definitiva chiusura della stagione dell'epurazione.
L'opera si articola, oltre che nel consueto e ponderoso apparato di note e di documenti in appendice - comprendente relazioni prefettizie, documenti di organi politici e soprattutto un'accurata rassegna delle notizie sull'epurazione e sulle reviviscenze fasciste nella stampa quotidiana della Sardegna "liberata" - in tre capitoli riferiti alle province allora esistenti in Sardegna: Cagliari (provincia nella quale i fascisti furono piuttosto attivi, oltre che nel capoluogo, anche a Carbonia, Iglesias e Guspini già subito dopo il 25 luglio 1943), Sassari e Nuoro.
Da quanto illustrato dall'Autore, emerge il quadro di una Sardegna che pur avendo pagato duramente il prezzo della guerra con i bombardamenti "alleati" di Cagliari e di altre località di interesse strategico, dopo l'8 settembre 1943 era uscita in modo indolore dallo scenario della guerra civile, grazie alla rapida evacuazione delle forze armate tedesche presenti sull'isola verso la Corsica e all'immediato trasferimento del potere dalle autorità fasciste a quelle del c.d. "Regno del Sud".
Pure emerge, dai documenti dei comitati antifascisti sardi, la testimonianza di una diffusa complicità, negli apparati burocratici civili e militari, verso il passato regime. Non mancarono le azioni dimostrative fasciste, miranti a esprimere la fattiva solidarietà verso la neo-costituita Repubblica Sociale Italiana e l'avversione nei confronti della coalizione monarchico-antifascista ormai al potere. Secondo l'Autore, il fascismo clandestino sardo «non fu un movimento di massa, ma pure abbastanza diffuso. Non presentò caratteristiche di tipo terroristico, né si estraniò dalla lotta politica e sociale che chiamava in causa il governo del Regno del Sud e il governo militare alleato, trovando anche, se non alleati, almeno "vicini" e difensori insospettabili. Non fu puramente nostalgico, ma, anche se in maniera confusa e contraddittoria, proiettato nel futuro».
Una semplice rassegna dei fatti più salienti descritti dall'autore nel libro può dare l'idea del fenomeno. Dalla Sardegna raggiunsero il territorio sotto il controllo della Rsi alcuni reparti della Divisione Paracadutisti "Nembo", il cui comandante maggiore Mario Rizzatti cadde sul fronte di Nettuno il 4 giugno 1944. Non ebbero pari fortuna altri militari, come quelli fermati dai Britannici al largo di Olbia o quelli bloccati dai Carabinieri al largo de La Maddalena il 3 dicembre 1943 e trovati in possesso, nella persona del console generale della Milizia Giovanni Martini, del verbale di costituzione del Partito Fascista Repubblicano Sardo.
Altri militari tentarono invano di raggiungere le Baleari da Olbia nel 1944. A Sassari e Ozieri, nel gennaio 1944, si svolsero manifestazioni popolari, con la partecipazione di numerosi attivisti fascisti, conclusesi a Sassari con numerosi arresti e a Ozieri con un morto e numerosi feriti. Il 22 marzo 1944 la polizia di Sassari scoprì la costituzione del "Comitato regionale fascista", che si era dotata di un propria pubblicazione clandestina denominata "La voce dei giovani", e arrestò numerosi militari e attivisti fascisti tra cui il giovane Antonio Pigliaru, che sarebbe in seguito diventato uno dei più noti giuristi e intellettuali sardi.
Altre pubblicazioni clandestine fasciste sassaresi furono "Resurgo" e "Il manganello". Nel nuorese il tenente dei guastatori Bruno Bagedda, destinato a una brillante carriera di avvocato nel secondo dopoguerra, fu la figura di maggiore rilievo del fascismo clandestino. Non riuscì a raggiungere il fronte dell'Italia settentrionale e cercò senza esito di far paracadutare alcuni militari delle forze armate della Rsi a Bitti. Il cappellano militare Luciano Usai e alcuni volontari sardi della Rsi riuscirono a paracadutarsi nell'isola tra giugno e novembre 1944, ma furono arrestati da carabinieri del controspionaggio. Un altro ufficiale sardo, Gino Mamberti, dopo essersi paracadutato riuscì a sfuggire alla cattura e fino alla fine della guerra riuscì a trasmettere informazioni ai Tedeschi da Cagliari.
Il 18 gennaio 1945 a Cagliari ci fu una manifestazione spontanea contro la chiamata alle armi, con ampia presenza di attivisti fascisti, conclusasi peraltro con il lancio di una bomba a mano che provocò la morte di un questurino. Il 20 febbraio 1945 ci fu una manifestazione di civili inneggianti al Fascismo a Sassari, a seguito del richiamo di alcune classi alle armi.
Il libro di Angelo Abis si chiude con il ricordo di Lussorio Cau (1867-1961), ufficiale dei Carabinieri e protagonista della campagna contro il banditismo sardo del 1898-99, medaglia di argento e di bronzo al valore militare durante la Prima Guerra Mondiale, ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e membro del Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato. Anche Lussorio Cau, ormai pensionato, fu colpito dall'epurazione nel 1944 con la revoca della pensione statale di cui godeva, poi ripristinata nel 1948.
La ricerca storica di Angelo Abis non si chiude con questa sua ultima opera, ma secondo i progetti dell'Autore è destinata a proseguire con un altro libro sulle origini del Movimento Sociale Italiano in Sardegna, di prossima pubblicazione in collaborazione con il Prof. Giuseppe Serra, già autore del volume "Le origini della destra in Sardegna: il partito dell'uomo qualunque (1945-1956)" (Doramarkus, Sassari 2010).
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