EXCALIBUR 78 - aprile 2014
in questo numero

Nymphomaniac: un film di Lars von Trier

Una produzione colta e raffinata ai limiti dell'intellettualismo accademico

di Lorenzo Uccheddu
Sopra: la locandina del discusso film del regista danese
Sotto: Lars von Trier
Lars Von Trier è un regista danese che ha fatto da protagonista, negli ultimi dieci anni, nel cinema europeo, dividendo nettamente la critica e arrivando all'attenzione anche di chi generalmente ignora la produzione autoriale. È noto per le sue bizzarrie e controversie quasi quanto che per i suoi film, tra cui si possono menzionare "Le Onde del Destino", "Dogville", "Dancer in the Dark", "Antichrist" e "Melancholia", concluso il quale ha affermato di voler realizzare un progetto coltivato da tempo: girare un porno.
L'annuncio, per quanto atipico, è in qualche modo in linea con l'approccio ribelle dell'autore e per anni ha fatto arrovellare i cervelli dei curiosi nel tentativo di figurarsi quale sarebbe potuto essere il prodotto finito. D'altra parte l'idea non nasce dal nulla: da molto Von Trier si sforzava di dare lustro al genere, anche producendo e promuovendo lui stesso produzioni pornografiche nordeuropee, e occuparsi in prima persona di un film porno rappresenta la destinazione naturale di quel movimento. In questo senso, una riscoperta e dignificazione del porno come genere d'espressione potrebbe essere analoga a quella tentata da Tarantino negli anni '90 col cinema d'exploitation, o a quella di Leone negli anni '60 col western, ma si posizionerebbe su tutt'altro livello in quanto a radicalità.
Questo, si intende, soprattutto a livello di marketing e, forse, di intenzioni: in realtà "Nymphomaniac" di pornografico ha relativamente poco (come vedremo più avanti), specie nella sua versione cinematografica. Quest'ultima nota è doverosa, dato che "Nymphomaniac" uscirà in almeno due versioni: una prima, censurata, divisa in due parti di due ore ciascuna; la seconda, integrale, divisa sempre in due parti rispettivamente di due ore e mezza e tre ore. Da qui in poi, dicendo "Nymphomaniac", si intenderà la prima parte di Nymphomaniac nella versione censurata, che è l'unica uscita al momento nelle sale italiane.
Di pornografico ha relativamente poco, dicevo, perché la caratteristica della pornografia non è tanto la rappresentazione del sesso in sé per sé, quanto l'assoluta centralità del tema e il suo essere fine a sé stesso. Non è questo il caso del film di Von Trier, dove il sesso ha sì una forte presenza a livello sia tematico che di rappresentazione, ma la componente narrativa e drammatica è di gran lunga prevalente su quella puramente pornografica. Il sesso in Nymphomaniac è tutt'altro che fine a sé stesso, ma diventa una metafora polivalente che si presta a un'infinità di diverse interpretazioni, e la cui accezione è continuamente variata nel corso del film.
Il fatto che il regista presenti il film come pornografico è una trasparente provocazione, ma non un inganno: fa parte del gioco, seguire la sua cinematografia è come superare una serie di prove gradualmente più ardue. Ha iniziato con l'estrema austerità del "Dogma 95", poi ha proseguito coi devastanti tormenti emotivi della Trilogia del Cuore d'Oro, poi la blasfemia e la sofferenza fisica più atroce di "Antichrist", ora la rappresentazione del sesso in veste tanto ossessiva ed esplicita quanto è possibile.
È chiaro che una regia così "fondamentalista" è frutto di una scelta consapevole, una sfida a superare le difficoltà della semplice visione per raggiungere il nocciolo di ciò che significa.
Mentre ero in sala, una ragazza davanti a me si è alzata all'improvviso durante una sequenza in cui vengono mostrati un paio di dozzine di peni in primissimo piano, e ha lasciato la sala a passi pesanti. Dietro di lei si è affrettato il suo accompagnatore e tra i due è scoppiata un'accesa discussione immediatamente dopo essere usciti dalla sala. Io avevo un sorriso da un orecchio all'altro: si sono fatti battere.
Ma se ho dato finora l'impressione che Von Trier stesse in qualche modo abbassando il cinema d'autore fino a quello del porno, preciso che quello che sta accadendo è esattamente il contrario: è il nudo, e l'amplesso in particolare, che viene elevato, portato sul piano di una produzione colta e raffinata, ai limiti dell'intellettualismo accademico.
La base della narrazione è costituita dal dialogo tra la protagonista, Joe, e il paziente ascoltatore Seligman, a cui racconta la propria storia. Il dialogo scandisce il racconto della protagonista in 5 capitoli, ma non si tratta di una semplice divisione sequenziale, come fossero i capitoli di un romanzo: ogni episodio ha un diverso tono, un diverso stile e offre una differente immagine del tema centrale - sempre il sesso. Il dialogo, inoltre, spesso si sovrappone alla narrazione o la interrompe con lunghe digressioni, dove vengono presentate citazioni e metafore che caricano di significati ulteriori gli eventi del flashback.
Sono in particolare queste continue riflessioni, precisazioni e riferimenti a determinare il tono sostanzialmente aulico del film e il dialogo stesso risulta prettamente letterario, quasi più vicino all'utilizzo storico della forma dialogica nella saggistica che all'usuale costituzione di un dialogo cinematografico.
Vale la pena posare lo sguardo più attentamente sui singoli capitoli, perché ognuno ha uno svolgimento quasi indipendente e solo con una visione aerea possiamo (tentare di) cogliere il significato complessivo del film. Nell'ordine, abbiamo: Il Pescatore Perfetto (l'infanzia di Joe e l'origine della ninfomania, poi l'adolescenza; tratta del sesso prima come gioco, poi come ribellione), Jerôme (l'unico amore), Mrs. H (una spiacevole avventura con un uomo sposato; tratta del sesso come colpa), Delirium (episodio drammatico e sconvolgente, filmato in gelido bianco e nero; tratta del sesso come consolazione) e, infine, The Little Organ School, dove Joe trova un equilibrio tra i diversi amanti e gestisce armoniosamente un numero enorme di relazioni. Quest'ultimo capitolo, esplicitamente ispirato alla tecnica polifonica (e in particolare a Bach), rappresenta il punto di arrivo "in positivo" della protagonista e tratta del sesso come arte.
Il tono, così come la tecnica registica, varia radicalmente in ogni episodio, rimanendo sempre circoscritto all'interno dei capitoli e uniforme all'interno di questi: si passa dal drammatico al comico, dal patetico al grottesco, il tutto a sua volta contrapposto al tono neutro e formale del dialogo che li lega. I capitoli insieme, come un mosaico, offrono un'interpretazione del tema varia e vagamente contradditoria, ma nel complesso positiva: l'atto sessuale è una scelta attiva della protagonista che, praticandolo, afferma la sua presenza nel mondo e acquista sicurezza in sé stessa; al contrario è oggetto di critica l'amore, visto come passione su cui la protagonista non ha alcun controllo e di cui di conseguenza è vittima, non agente.
L'avversione per l'amore, visto come evento che si subisce e che porta alla sofferenza, si inserisce nel più ampio contesto di una critica alla "società basata sull'amore", vale a dire le ipocrisie e i limiti della morale e del buonismo. Non necessariamente, però, questa visione così cinica e aspra sarà quella finale: il film che possiamo vedere oggi nelle sale è solo la prima parte dell'opera intera e ce lo ricorda finendo istantaneamente e senza preavviso, senza offrire alcun tipo di chiusura.
Non resta che aspettare l'uscita della seconda parte, e poi capire dove posizionare gli ultimi tasselli del puzzle. Se rimarrà sullo stesso livello qualitativo di questa prima parte, l'opera complessiva si prefigura come una delle meglio riuscite del regista, tra le più perfidamente complesse e insieme, tutto sommato, tra le più accessibili - a patto che si accetti di abbandonare ogni pudicizia, ovviamente.
Avviare una discussione seria e ragionata sul sesso sul piano cinematografico sarebbe, oggi, quasi doveroso: il tema è quasi sempre trattato con estrema leggerezza, ora distorto nelle commedie e ora idealizzato nei film romantici, e manca quasi del tutto una sua effettiva rappresentazione su pellicola al di fuori della pornografia.
Riuscirà "Nymphomaniac" a rompere il ghiaccio?
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