EXCALIBUR 85 - febbraio 2015
in questo numero

Centenario della nascita di Giorgio Almirante

Un brano del suo ultimo discorso alla Camera dei Deputati del 21 aprile 1987

di Toto Sirigu
Giorgio Almirante (1914 - 1988)
«Si sta, molto lentamente e faticosamente, determinando una coscienza popolare sulla necessità di riformare il sistema. Così, appunto, il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale qualifica la sua azione di opposizione. Non stiamo chiedendo le elezioni politiche anticipate per elettoralite acute. Non stiamo chiedendo (ho il coraggio di ammetterlo di fronte ai miei carissimi colleghi) le elezioni anticipate perché siamo matematicamente certi di migliorare le nostre posizioni. Stiamo chiedendo le elezioni anticipate per cominciare a dar luogo a un rinnovamento globale della Costituzione.
Non vi offendete, non prendetevela a male. Quello che sto dicendo non vuol essere affatto provocatorio, anche se mi rendo conto che può sembrarlo. Bisogna che tutti prendano atto che la Repubblica nata dalla Resistenza è morta e bisogna celebrarne i funerali. Non lo dico polemicamente. Mi rendo conto che è difficile, per ciascuno di voi, almeno per coloro che hanno militato nei ranghi della Resistenza, accettare un simile discorso: ma io lo faccio egualmente.
Quando noi anziani (o noi vecchi), che siamo giustamente legati alle nostre memorie e alle nostre vecchie tradizioni, parliamo un linguaggio che ci sembra attuale e che invece attuale non è, quando voi insistete a proposito dei valori della Resistenza e io insisto sui contrapposti valori della Repubblica Sociale Italiana, io vi dico che non sono disponibile a cedere su questo piano: non sono disponibile a rinnegare; e ricordo a me stesso che il vecchio motto del Movimento Sociale Italiano fu inventato da Augusto De Marsanich, che fu splendido segretario del partito e che insegnò nella sua esperienza, nella sua pulizia, nella sua estrema correttezza morale, nella sua grande capacità politica, a non rinnegare e a non restaurare.
Non siamo disponibili per rinnegare; ma (abbiamo dato l'esempio e continuiamo a darlo) siamo capaci di non restaurare.
La nostra non è una tradizione che pigramente pensiamo di poter inserire immutata nel presente e nell'avvenire del nostro paese. Noi pensiamo di rinnovare noi stessi, di dare esempio di capacità di rinnovamento da parte nostra; pensiamo che sia venuta l'ora per riconoscerci in una Repubblica diversa, adeguata alle necessità dei tempi, in una Repubblica che sappia davvero rappresentare il punto di incontro tra tutti gli Italiani
».
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