Excalibur verde

Il crepuscolo degli idoli

Le difficoltà del'Europa ne segneranno una rinascita?

di Angelo Abis
Il consolidamento dell'ideale "Europa" è sempre più difficile
Sembrava cosa fatta. Il potere eurocratico ha manifestato nel 2015 il massimo della sua potenza, stroncando in maniera irreversibile la ribellione del popolo greco, il quale chiedeva semplicemente che i propri problemi venissero esaminati e risolti in un'ottica che non fosse meramente quella finanziaria o bancaria.
Niente da fare: solo prestiti con tanto di interesse per onorare i vecchi debiti in cambio degli ultimi gioielli di famiglia (porti, aeroporti, ecc.) acquistati dai Tedeschi a prezzi stracciati.
Ancora una volta la Comunità Economica Europea dava dimostrazione di essere non tanto un comitato d'affari economici, che almeno avrebbe avuto a cuore le sorti delle industrie, dell'agricoltura e dei commerci, quanto un consiglio d'amministrazione di una banca o di una società finanziaria la cui etica non va oltre i pareggi dei bilanci e il rendimento dei capitali investiti.
Per cui il male assoluto sono il bilancio statale in deficit, le sofferenze delle banche o il crescere degli interessi dei buoni del tesoro.
Tutto l'altro, crisi dell'industria, disoccupazione, stagnazione economica, crisi del sistema previdenziale e assistenziale sono quisquilie o non esistono. Non per nulla gli idoli della nuova Europa hanno direttamente o indirettamente solo valenza economica: il tempio è il mercato, dove, non a caso, due secoli fa Nietzsche annunciò che Dio era ormai morto con tutti i valori che si portava appresso.
Gli idoli sono il denaro, la libera circolazione delle merci, i consumi. La nuova società europea non può che essere, fatalmente, multietnica e multirazziale, aperta a tutto ciò che una volta era considerato riprovevole: aborto, eutanasia, omosessualità, e chiusa a tutto ciò che sa di patria, famiglia, tradizione, valori.
Tutto ciò era certezza granitica sino a pochi mesi fa.
Poi ci sono stati gli attentati terroristici in Francia compiuti da cittadini francesi islamici e da qui il crollo di uno dei grandi idoli della nuova Europa: il mito dello ius solis che faceva premio sul vecchio e malfamato ius sanguinis. Poi il dilagare di grandi masse, perlopiù mussulmane, nella penisola balcanica, con al seguito non pochi terroristi dell'Isis, senza che l'Europa sapesse che pesci prendere.
E da qui il crollo di altri idoli: le frontiere aperte, l'integrazione nei confronti di chiunque. Il tutto nel pieno di una crisi economica e di un disagio sociale da cui si stenta a uscire, per colpa di un altro idolo: la politica del rigore.
A questo punto la terra della vecchia Europa incomincia a svegliarsi e a sussultare: qualche stato innalza barriere di filo spinato ai confini, qualche altro dice che non di immigrazione si tratta, bensì di invasione. Poi sono arrivati i risultati delle elezioni francesi e spagnole e del referendum sul matrimonio gay in Slovenia, tutti in chiave anti-Bruxelles. E da ultimo l'assalto ad Aiaccio, in Corsica, da parte di una folla inferocita, non certo lepenista, a una moschea, al grido «fuori gli Arabi dalla Corsica!». Che il 2016 non porti in dono all'Europa nuove certezze e nuovi valori?