Lo scorso 17 dicembre si è svolta a Cagliari una conferenza dal titolo "Cronache dalla Siria - Una guerra importata", evento inserito all'interno del progetto "Un ponte per la Siria" e organizzato dal Coordinamento per la Siria di Cagliari. Benché il progetto avesse finalità di solidarietà e vicinanza alla popolazione Siriana, martoriata da una guerra terribile che dura da 5 anni e malgrado il Coordinamento non abbia alcuna matrice politica o ideologica, l'organizzazione della conferenza è stata ostacolata da personaggi che, pur rappresentando fondamentalmente solo sé stessi, hanno ricevuto udienza e credibilità da parte dell'amministrazione comunale.
Un'amministrazione che, mentre invoca la "verità per Regeni" con un cartello ancora esposto sul palazzo del Municipio, ha assunto come verità assoluta le accuse improbabili e grottesche di chi ha dipinto organizzatori e relatori della conferenza come "stalinisti", "nazifascisti", "antisemiti" e "fiancheggiatori del regime islamista di Assad".
Quest'ultima accusa dà la dimensione esatta della ignoranza con cui ci si è approcciati alla situazione, dal momento che il Governo di Assad, laico e garantista della multi religiosità e multi etnicità della sua popolazione, da 5 anni lotta contro l'estremismo islamista e i suoi supporter delle petromonarchie del Golfo e dei Paesi Occidentali.
Malgrado il Sindaco abbia, quindi, dichiarato indisponibile - senza alcun contraddittorio con gli organizzatori - la sala precedentemente concessa e qualunque altra sala comunale, la conferenza si è tenuta comunque, in una sala privata, gremita dalla partecipazione di oltre 140 persone, attirate dalla possibilità di ascoltare dalle parole dei Siriani il racconto di ciò che succede nella loro Terra.
Infatti, per la prima volta dall'inizio del conflitto, due operatori della Tv siriana, Fatima Jeroudiah, giornalista e inviata di guerra, e Waddah Sawadah, regista e cameraman, hanno ottenuto il visto per l'Italia e, insieme alla giornalista e studiosa di Medio Oriente e geopolitica Alessandra Mulas e a Ouday Ramadan, rappresentante e attivista della Repubblica Araba Siriana in Italia, hanno deciso di spiegare in due tappe - a Roma e a Cagliari, appunto - il loro punto di vista.
Alessandra Mulas ha introdotto e moderato i lavori, spiegando, anche attraverso la proiezione di alcune immagini, la situazione nelle città siriane liberate dall'esercito governativo e precedentemente ostaggio dei cosiddetti "ribelli".
Imparziale e non schierata rispetto alla contesa che oppone gli jihadisti di diverse nazionalità al Presidente Siriano, Alessandra Mulas ha illustrato la situazione drammatica della popolazione, la penuria di cibo, acqua e medicinali e gli aiuti provenienti dal Governo siriano e dagli alleati, con la professionalità del cronista, ma senza rinunciare a soffermerai sull'impatto emotivo di assistere allo spettacolo di migliaia di donne, bambini e vecchi che fino al 2011 vivevano una vita normale e oggi lottano per sopravvivere.
L'intervento della giornalista Fatima Jeroudiah è stato estremamente coinvolgente ed emozionante: la cronista siriana si è detta consapevole che contro la Siria e il suo legittimo presidente sia schierata tutta l'informazione mainstream, impegnata a distorcere sistematicamente la realtà, perché Assad appaia come un dittatore sanguinario e i terroristi islamisti come dei ribelli liberatori.
«
Le menzogne dei vostri media», ha detto Fatima, «
possono privarvi della possibilità di sapere cosa esattamente succeda in Siria, possono farvi
apparire le vittime come carnefici e viceversa. Ma nessuno può privarvi della vostra capacità di pensare e di ragionare autonomamente; di sollevare dubbi su ciò che vi viene mostrato e raccontato. Non rinunciate mai, per quanto difficile possa essere, a ciò che ci unisce da sempre, come Popoli che si affacciano sul Mediterraneo e come individui. Non dimenticate mai che la nostra Siria è la terra dei primi Cristiani, la Patria che ospita luoghi dove ancora si parla l'Aramaico, la lingua di Gesù e dove si trovano alcuni fra i siti più antichi e suggestivi del Cristianesimo. Luoghi violati e profanati dalla furia omicida e iconoclasta degli jihadisti e liberati dall'Esercito Arabo Siriano che ha issato nuovamente la croce e l'effige della Madonna, laddove i terroristi avevano imposto la loro bandiera nera».
Ouday Ramadan ha raccontato come le menzogne di stampa e politica abbiano radici lontane nella vicenda siriana. Nel 2011, mentre un'emittente qatariota diffondeva notizie e immagini della presunta protesta di centinaia di migliaia di Siriani contro Bashar Al Assad, lui si trovava nella piazza principale di Damasco, dove - secondo la narrazione - avrebbero dovuto svolgersi i disordini. Raggiunto telefonicamente da amici Italiani preoccupati dalle notizie, li lasciava stupefatti garantendo che la situazione a Damasco era assolutamente normale e l'unico disordine ravvisabile era quello del traffico congestionato di una grande città.
Ouday Ramadan ha spiegato come notizie fasulle e preconfezionate abbiamo avuto da subito la finalità di trasmettere la realtà falsata di una sollevazione popolare contro un tiranno, laddove nella verità dei fatti, in Siria decine di migliaia di combattenti fanatici, provenienti da paesi diversi, sono stati armati e sovvenzionati al fine di rovesciare un governo democraticamente eletto a grande maggioranza.
Immagini suggestive, commoventi e terribili di quanto è avvenuto e ancora avviene in Siria hanno accompagnato il racconto dei relatori siriani, coinvolgendo il pubblico e spingendolo, alla fine degli interventi, a porre domande e chiedere ulteriori delucidazioni.