EXCALIBUR 96 - febbraio 2017
nello Speciale...

Dalla Liguria un punto di vista sul Festival di Venezia (di Ezra Pound - I parte)

Ezra Pound, a Roma, fra Oswald Mosley e Pino Romualdi
Il festival musicale biennale di Venezia, due anni fa, con la produzione familiare del "Capriccio", ha avuto un grande successo con Igor (Stravinsky padre, n.d.r.) alla direzione e il giovane Stravinsky (figlio, n.d.r.) al piano.
È stato un grandissimo piacere partecipare e ne sono ancora molto contento. Il festival di quest'anno è stato organizzato con meno spese, ma, credo, con maggiore coesione e visione del futuro. Il problema che gli organizzatori di questa presentazione di opere contemporanee dovevano affrontare era di riuscire a dar voce ai lavori di una serie di compositori viventi, autori di musica classica o convenzionale, per offrire al pubblico punti di riferimento critico. Ciò al fine di consentirgli di comprendere o di ascoltare come l'orchestrazione o la linea melodica degli autori di oggi si affianca alla musica meglio conosciuta.
Il comitato di quest'anno merita i complimenti. Due anni fa il programma era frammentario, con alti e bassi. Da un lato il piacere raffinato che ho provato per la lucidità e l'esecuzione perfetta degli Stravinsky. Dall'altro lato capitavano pezzi della peggior specie. Sono certo che la grande maggioranza di voi si trovi d'accordo che Stravinsky sia il compositore vivente più importante.
Ma nessuno è d'accordo su chi sia il secondo. Abbiamo almeno 10 o più candidati che trovano Stravinsky "inumano" o che preferiscono invece una qualche forma musicale appiccicosa.
Il programma ideale del comitato sarebbe stato quello di dare quanto più spazio possibile alla musica che non sia eseguita nei concerti "regolari". In un certo senso nessun festival contemporaneo può permettersi di ignorare Igor Stravinsky. Nella situazione italiana del 1936 gli amanti della musica perlomeno avevano già avuto modo di ascoltare molte delle composizioni di quell'autore, specialmente in occasione dei concerti di Stravinsky a Milano, quando eseguì tutte le sue opere.
Così posso dire che soltanto un navigatore d'alto mare ligure, quale sono io, può aver ragione di lamentare l'inclusione di Stravinsky. Un programma musicale che si svolga in Piazza San Marco accende la fantasia critica di chiunque. È come essere in uno spettacolo che si svolga per metà in un teatro d'opera e per metà all'aperto: la sonorità è migliore di quella che si raggiunge negli auditori sovraffollati.
Ma nessuno ha un metro di misura per valutarla, a meno che si tenti di capire l'adeguatezza di specifiche opere per la Piazza. Intendo riferirmi al volume del suono e, ed è un aspetto ancora più importante, all'efficacia dei diversi tipi di composizione musicale. Antonio Guarnieri ci ha dato una interpretazione raffinata della quinta sinfonia (di Beethoven, n.d.r.).
A mio giudizio non ha trascurato alcun dettaglio senza mai sovrapporre sé stesso al testo. Possiamo dire che Beethoven con grandi orchestre ha, o può avere, per la Piazza, le qualità che la migliore musica da camera esprime in una piccola sala o in un teatro lirico [...].
Le "Fontane di Roma" di Respighi, sono state una orchestrazione perfetta per la Piazza. Secondo me, è una musica che deve moltissimo sia al direttore che al compositore [...]. Devo dire che Richard Strauss e Wagner ci hanno concesso dei momenti veramente affascinanti. Ma la loro strumentalità non era così efficace come quella di Beethoven e di Respighi.
Nelle musiche di Beethoven i violini e i contrabbassi hanno conservato la loro efficacia meglio degli ottoni, sempre in riferimento alla struttura chiusa, ma senza tetto, della Piazza. Gli studenti di acustica ricordano che la Piazza San Marco non è quadrata e che i suoi lati non sono strettamente paralleli [...]. Il vecchio regime ha dato origine a un ordine nuovo attraverso il festival. Illersberg ha condotto il suo coro triestino con competenza e disciplina. Ha richiamato alla memoria Wolf Ferrari che nel 1908 condusse la corale di Bach nell'allora liceo "Benedetto Marcello".
Allora ogni lirista del suo coro tentò un assolo appassionato diretto al miglior pubblico dell'auditorio [...]. Illersberg ha tratto risultati magnifici da un personale ordinario, ma questo è il lavoro di un leader ed egli ha ancora molto da dare in questo senso. Casella è l'unico solista al pianoforte incluso nel programma del festival che abbia dimostrato che sappia dare qualcosa di più delle sue opere precedenti che ricordano la quiete di Lhote.
La Sinfonia è stata presentata con vigore e ha fatto buon uso del piano come strumento meccanico. Un compositore che sappia trarre qualcosa di nuovo da questo testo merita rispetto. Due dei migliori quartetti in Europa hanno eseguito il secondo e il quarto concerto della serie [...].
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