EXCALIBUR 104 - ottobre 2018
in questo numero

Tra Ezra Poud e gli Hobbit

Intervista a Paola Musu

a cura di Pier Giorgio Angioni
Sopra: Paola Musu col filosofo Diego Fusaro nel corso di un convegno a Cagliari
Sotto: la copertina del volume della scrittrice sulla Moneta e Eowyn, personaggio di Arda, l'universo fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien

Paola Musu è nata a Cagliari l'8 ottobre del 1971, laureata in Scienze Politiche e in Giurisprudenza, esercita la professione di avvocato tributarista.

PGA: La Destra politica contemporanea ha sempre stentato a elaborare un pensiero economico moderno, forse memore dell'anatema evoliano che accusava di "demonìa dell'economia" chiunque cercasse di occuparsi anche solo di problemi sociali o del lavoro: quale dovrebbe essere la ricetta per una proposta praticabile e vincente?
PM: Il fine dell'agire politico è la valorizzazione dell'Uomo (inteso come "essere umano"), qualunque altro fine che se ne discosti, come il profitto fine a sé stesso, innesca una spirale degenerativa ingovernabile, che tracima in esiti devastanti.
E ogni azione politica, affinché abbia una sua concretezza, deve necessariamente accompagnarsi a una Visione Politica: le nostre radici storiche, culturali ed etiche ci insegnano che nessuna visione politica può prescindere da un'idea di Stato; inoltre ci ricordano che quest'ultima non può prescindere da una precisa concezione dell'economia, così come del ruolo del Diritto; la fede liberista ha disvelato più volte nella storia, in tutta la sua pienezza, la sua essenza predatoria. Occorre recuperare una dimensione umana dell'economia, che restituisca alla stessa la sua vera funzione: quella di strumento del Diritto, nello Stato, per la realizzazione di quelle finalità di Giustizia che restituiscano ai cittadini la propria dignità.


PGA: Tu sei arrivata a elaborare le tue teorie studiando e informandoti da sola e hai conosciuto relativamente da pochi anni i libri di autori come Pound, Auriti, Malynski, Evola; recentemente mi hai spiazzato sostenendo: «e voi che avete letto questi autori da 40 anni com'è che non avete fatto la rivoluzione?». Mi puoi chiarire meglio questa tua affermazione?
PM: Non ho elaborato alcuna teoria, così come non parlerei di "teorie" neppure per Pound, ad esempio. Avevo delle basi di conoscenza, acquisita per motivi di studio e di esperienza lavorativa, che mi hanno dato la possibilità di avvertire e intuire il realizzarsi e stratificarsi di certi meccanismi. Il resto è stata una semplice paziente opera di collegamento di elementi, cause ed effetti, rilevamento di costanti empiriche, modelli di comportamento. In questo mio percorso, per esempio, ho scoperto l'interesse per la materia economica e l'analisi perfetta di come essa possa essere usata come arma contro i popoli, con il fine ultimo ed esclusivo del potere fine a sé stesso, fatta da soggetti insospettabili come il Nobel per la chimica Frederick Soddy; o di altri, come Aristotele, l'esemplificazione perfetta del vero ruolo e funzione della moneta, in uno scritto tanto antico quanto incredibilmente attuale, nel Libro primo della Politica. Ora, mi confermerai che gli autori che tu citi, come altri facenti parte della cosiddetta tradizione di Destra e quindi il loro patrimonio di pensiero, dovrebbero considerarsi come acquisiti e radicati nel patrimonio culturale della Destra, che ne dovrebbe rappresentare il primo e fondamentale baluardo. Eppure, spesso ho avuto un'impressione, direi un riscontro netto, di un pensiero incerto o contraddittorio rispetto a quel patrimonio, quando non addirittura di posizioni contrarie, insieme al timore, in certi casi una vera "paura", della trattazione aperta e decisa di certe verità o di certi autori: un imperdonabile spreco di tempo e un notevole vantaggio per l'affermarsi di deplorevoli disequilibri, come quelli che stiamo vivendo.

PGA: Moneta unica, spread, strapotere bancario al limite dell'usura, crisi finanziaria internazionale... Vogliamo brevemente affrontare questi temi con chiarezza?
PM: Voglio rispondere citando una frase tratta dal libro "Magia del danaro" di H. Schacht: «non esiste, e forse non esisterà mai, una moneta internazionale. Una moneta internazionale (sganciata da uno Stato) infatti, dovrebbe avere corso legale in tutti i Paesi interessati; cioè, a suo mezzo, in tali Paesi dovrebbe essere possibile onorare ogni obbligazione sia nei confronti dello Stato, sia nei confronti dei privati. Un istituto di emissione, non importa se banca o ente pubblico, che avesse tali poteri, diverrebbe il padrone del mondo. Cosa ovviamente impensabile».
Schacht non fece in tempo a conoscere la realizzazione di ciò che lui stesso definiva "impensabile", ossia l'istituzione della Banca Centrale Europea. Né avrà esperienza dell'introduzione della moneta mondiale, oramai patrocinata da più parti in alte sfere. Qui bisogna avere il coraggio di rispondere a queste elementari domande poste già alla fine dell''800 dal supremo magistrato del Wisconsin E. G. Ryan: «
Chi dovrà regnare: la ricchezza o l'uomo? Chi dovrà governare il Paese: il denaro o l'intelligenza? Chi dovrà occupare le cariche pubbliche: i patrioti liberi e le persone colte oppure i vassalli del capitale mastodontico?».
Sono domande a cui ognuno di noi, ora più che mai, deve rispondere, con coraggio, consapevole che dalla sua risposta dipenderà il suo destino e quello delle generazioni future.


PGA: Qualcuno ti potrebbe accusare di essere una complottista; come soffiamo sul suo bel maniero cartaceo?
PM: La storia cammina sulle menti e le gambe degli uomini che la attraversano. Pensare che gli eventi capitino per caso è, oltre che folle, piuttosto infantile. Nella storia dell'uomo nulla è "per caso", qualunque cosa accada ha dietro una precisa volontà e molto spesso il destino degli uomini è stato determinato dall'inerzia di alcuni rispetto alle azioni di altri, che hanno avuto modo di colmare gli spazi vuoti lasciati dall'omesso agire o resistere dei primi. Anche le mie risposte, ora, sono "causate" dalle tue domande a cui io ho scelto di rispondere.

PGA: A chi, con evidenti manovre di terrorismo mediatico, paventa che con un'uscita dall'Euro (il piano B di Paolo Savona?) si rischi di fare la fine di Weimar oppure della Grecia, dell'Argentina o di precipitare nel caos come la Turchia o il Venezuela, come risponderesti?
PM: La citazione di Savona, che pure stimo, mi pare inopportuna, anche alla luce del contenuto del documento dallo stesso di recente trasmesso a Bruxelles ("Una politeia per un'Europa diversa, più forte e più equa"). Le previsioni apocalittiche, che suonano più come una minaccia, che si fa forte della scarsa cultura in materia da parte dei più, sono quantomeno ridicole. Qualcuno si è chiesto perché analoghe previsioni non sono state paventate allorché si è abbandonata la lira? Abbiamo veramente perso ogni briciola di dignità, da accettare che tutto quello che hanno realizzato i nostri Padri e tutto quello che appartiene al nostro patrimonio di storia e di civiltà continui a essere distrutto impunemente e senza trovare ostacoli da un manipolo di ciò che io chiamerei "locuste"? La verità è che l'aumento dei prezzi ha in genere incoraggiato la crescita dell'attività economica, in particolare la produzione di beni. Inoltre, le variazioni dei prezzi sono servite a ridistribuire la ricchezza all'interno del sistema economico. L'inflazione diventa un problema quando è associata alla distruzione dell'economia reale. Tecnicamente, quando l'offerta di moneta viene accresciuta più velocemente dell'offerta di beni e della domanda degli stessi. Perché la vera base di emissione monetaria è la produzione o, se si preferisce, il lavoro. Qualcuno dovrebbe rispolverare il cosiddetto "modello Schacht". Situazioni di disequilibrio economico come quelle di Weimar, Argentina o Venezuela (la Grecia ha altri tipi di problemi) sono il caso di scuola degli effetti dell'emissione monetaria in un'economia reale distrutta: è l'effetto per antonomasia della moneta trattata come se fosse il bene e non, come invece è, rappresentativa di beni.

PGA: Parafrasando Karl Marx, il medico che a suo tempo individuò la malattia ma uccise il malato, uno spettro si aggira per l'Europa: il sovranismo, i popoli europei sono attraversati da fermenti identitari e nazionali bollati spregiativamente come "populismi"; cosa ne pensi?
PM: Mi viene in mente uno striscione che nel 2010 sventolava sul Partenone ad Atene. Non so se ci sia ancora. Vi era impresso: "Popoli Europei ribellatevi". Non mi interessa quale fazione politica lo abbia appeso, voglio pensare che fosse, e sia, un grido comune che nasce dal profondo dei Popoli e dal cuore delle loro terre. Io ora lo griderei ancora più forte. La Storia sta chiamando i Popoli a fare la Storia.

PGA: Il Governo "giallo-verde", forse quello che nel dopoguerra ha il maggior consenso sincero e reale a livello popolare, merita qualcosa di più di una benevola attenzione?
PM: Ti rispondo così: io credo che ci voglia più coraggio...

PGA: Il Sovranismo potrebbe partire anche dalla Sardegna? Una Regione che gode dell'autonomia cosa potrebbe concretamente realizzare?
PM: È il mio più sincero augurio per chi ora nutre altrettanto sincere aspirazioni di redenzione dei Popoli, anche in vista delle prossime elezioni locali. Dobbiamo riprendere in mano il nostro destino; gli strumenti dello Statuto autonomo, mai effettivamente usati dalla classe politica al potere, ce lo consentirebbero. Dobbiamo smettere di chiedere il permesso di usare ciò che è già nostro, dobbiamo usarlo e basta. E quanto al come, non credo che nessuno si possa e debba permettere di dire ai Sardi ciò che deve essere fatto nella nostra terra. Le capacità e abilità dei figli di questa terra sono testimoniate dai nostri uomini migliori nel mondo.

PGA: Ho notato che come immagine dello sfondo del tuo profilo su Facebook hai utilizzato quella di Eowyn, devo pensare che sei una tolkieniana?
PM: Apprezzo molto quella trilogia, ma tu che dici, per esempio, di Artemisia di Alicarnasso?

PGA: Anche Artemisia era una combattente! Quindi se il Re Stregone di Angmar (simbolo del Male nella saga tolkieniana) ti apostrofa con: «Nessun uomo può uccidermi!», cosa rispondi?
PM: Io non sono un uomo!
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