EXCALIBUR 106 - settembre 2019
in questo numero

E la folla gridò: «Tar-tu-fo! Tar-tu-fo!»

Evviva la nuova Italia, che spezzerà le reni all'Europa

di Angelo Marongiu
Sopra: l'anno del cambiamento è arrivato!
Sotto: eccoli, i quattro moschettieri
Nell'ultimo numero di Excalibur ho commentato l'uscita del libro di Douglas Murray "La strana morte dell'Europa" (non vi consiglio di leggerlo perché vi fareste il sangue amaro nello scorrere degli innumerevoli errori che in tutti questi anni tutte le nazioni europee - volutamente e stupidamente - hanno commesso nell'affrontare il problema dell'immigrazione, soprattutto di matrice islamica. Ne stiamo pagando le conseguenze in misura per ora contenuta, ma ne pagheranno di dolorose i nostri figli).
Quell'articolo, nel quale veniva descritta un'Europa piuttosto passiva, ha dato modo di immaginare un'Italia in grado di svegliare quell'Europa. Fa sempre piacere pensare che l'osservazione della realtà che ci circonda possa far sbocciare simili scenari.
I miei occhi non sono forse così acuti e in questo tempo non ho visto né immaginato un possibile "ribaltamento" dell'Europa.
Più di una voce di questo giornale ha inneggiato al nuovo governo giallo-verde, intravvedendo in esso capacità e possibilità di rinnovare l'Italia e addirittura l'Europa.
Io non sono di questo parere, ma la mia opinione è ben poca cosa. Di fronte al mio scetticismo su questa quasi adorazione nei confronti del governo Di Maio-Salvini mi è stato testualmente risposto: «se te lo dicessi in italiano non capiresti il motivo». Ho scoperto di essere un marziano. Quindi, conscio della mia inadeguatezza, osservo ingenuamente ciò che sta avvenendo.
Dovremmo ribaltare l'Europa? Dopo i proclami su una manovra "intoccabile", con affermazioni roboanti che né l'Europa né i cosiddetti "poteri forti" ci avrebbero piegato e che le cifre erano quelle e tali sarebbero rimaste, siamo andati a Bruxelles per spaccare tutto e siamo ritornati con 8 miliardi in meno nel Bilancio, con 2 miliardi di "cauzione" (non utilizzabili a meno che non facciamo da bravi), con una previsione di Pil ridimensionata e con circa 53 miliardi di "clausole di salvaguardia" per il biennio 2020-2021 e questo dopo esserci inginocchiati davanti a tutti (da Juncker a Moscovici alla Merkel).
Al ritorno da Bruxelles è stato detto che pur con quelle cifre ridimensionate il programma non sarebbe cambiato e io nella mia inadeguatezza non capisco come si possano fare le cose che prima costavano 100 euro con soli 80 euro.
Però, nonostante questo ridimensionamento, erano tutti felici: Conte, al quale facevano solo un po' male le ginocchia a forza di stare prono, Tria e Savona (bhe, quest'ultimo non si né visto né sentito, ma pare sia il deus ex-machina) impettiti, Di Maio, al quale ancora un po' la cravatta andava di traverso tanto era felice (Grillo e Casaleggio gli hanno detto «è una vittoria tua!»), beato lui! E Salvini, che si è dato un bel 7 come voto complessivo (deve essere stata una riflessione molto veloce tra un tweet, un selfie e il solito effluvio di banalità su Facebook).
Naturalmente è una manovra economica quale non si era mai vista prima. Pazienza se poi il Parlamento è stato preso letteralmente a calci nel sedere facendogli prima votare una legge di bilancio che in quel momento era sotto osservazione europea e poi costringendo Camera e Senato a votare - naturalmente con voto di fiducia (perbacco quant'è cambiata l'Italia!) - senza aver avuto il tempo materiale di esaminare e discutere ciò che si votava. Approvazione il 30 dicembre, con discussione diretta in aula senza passare prima per la Commissione: anche questo non si era mai visto, ma l'Italia è cambiata, perbacco!
Evidentemente questo governo del cambiamento avrà pensato che anche le opposizioni non avrebbero capito niente (io sono in buona compagnia) e quindi zitto e vota. La parte più intelligente della manovra riguarda il capitolo pensioni. Si sono finalmente attaccate le pensioni d'oro e a circa 23 mila pensionati di età non certo più tanto verde si sono sottratti circa 70 milioni (in un anno). Nel contempo si è ridotto l'adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori a tre volte il minimo con una "sottrazione" di circa 800 milioni (in un anno).
È certamente una strategia intelligente, ma io non la capisco.
C'era bisogno di una simile alleanza per partorire idee così innovative?
Perché poi - così come tutte le altre leggi di bilancio - si sono approvate una serie di "mancette" ai propri collegi elettorali esattamente come avevano fatto tutti i governi di destra e di sinistra che hanno preceduto questo splendido governo.
I commi che contengono questi "regalini" sapete quanto valgono? Circa 200 milioni.
Dalle buche di Roma tappate con i soldi dello Stato e non dal bilancio del Comune agli anticipi sull'Imu dati a Torino, dal Tecnopolo Mediterraneo a Taranto (per farsi perdonare l'Ilva) agli 8 milioni a Napoli per una scuola superiore di non si sa bene cosa all'istituzione del Catasto della frutta (!) con altri 3 milioni. Per finire con altri 20 milioni circa di premi di fine anno per il personale dell'Agenzia delle Entrate, per quelli dei Beni Culturali, per la Direzione Antimafia e per i consulenti del Tesoro. E poi soldi per il decennale del terremoto dell'Aquila, per la "valorizzazione" dei prodotti artigianali del Trentino e per la "minoranza italiana in Slovenia". E così via.
Ognuna di queste elargizioni è annidata in un comma più o meno nascosto, sono almeno un migliaio complessivamente: i giallo-verdi li hanno approvati per fede. Le opposizioni non li hanno neanche potuti esaminare e discutere.
Però è sicuramente un'Italia diversa quella che affronta il 2019. Io - inadeguato, tanto non posso capire - non me ne sono accorto, ma sicuramente è colpa mia.
Naturalmente si sbandiera a viva voce o via Facebook che l'imposizione fiscale è rimasta inalterata: quegli imbecilli dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio invece hanno detto che ci sarà un aumento della pressione fiscale pari allo 0,4% del Pil (ma anche loro non capiscono niente). L'ufficio studi del Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti ha calcolato un aggravio per i contribuenti per circa 13 miliardi tra il 2019 e il 2021: altri che non capiscono niente.
Poi c'è lo sblocco della tassazione locale (Comuni e Regioni liberi di allinearsi ai valori massimi di imposizione su addizionali varie, Imu, Tasi e Tari): si stima un altro miliardo.
Ma - nonostante tutte queste minuzie e pinzillacchere - dicono che sia una manovra che rilancia l'Italia (ma Treu sta ancora cercando circa 3 miliardi di investimenti che gli hanno sottratto dal bilancio, quando Conte è andato a Bruxelles a ribaltare l'Europa). Secondo Di Maio siamo prossimi a un nuovo boom economico. Aspettiamo.
Il nostro Pil 2019 è partito a inizio dicembre con un bellissimo +1,5%, è tornato da Bruxellese con un bel +1,0%, le attuali stime ce lo danno a - forse - un +0,8%. È la nuova Italia.
Nel preannunciare il voto favorevole, la deputata grillina Teresa Manzo ha tessuto gli elogi della "manovra del popolo" che abolisce la povertà, abbassa le tasse, aumenta le pensioni. Manca solo il "sol dell'avvenir".
Appalusi scroscianti dai 5 Stelle e dalla Lega.
Evidentemente loro hanno capito tutto.
Comunque ci sono notizie positive: l'Iva sulla vendita dei tartufi congelati - recepimento di una direttiva europea - è scesa al 5% (come le mele).
Qualche giorno fa la Banca d'Italia ha rivisto la previsione del Pil per il 2019: +0,6%. Di Maio ha detto loro che non hanno capito niente.
Mi consolo: sono in buona compagnia.
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