Excalibur blu

L'Italia e la Comunità Europea

Siamo alla resa dei conti

di Angelo Abis
Una partita infinita, che non può finire in parità
Siamo al dunque: nei prossimi mesi si deciderà chi comanderà nella Comunità Europea, o meglio il quesito è: reggerà l'asse franco-tedesco con tutto il suo entroterra ideologico, culturale, politico ed economico o emergeranno nuove egemonie?
Il problema in Italia è visto, dalle pseudo élites cultural giornalistiche, televisive ed economiche alla Monti, come un esame che il nostro governo deve superare di fronte ai severi ma giusti e competenti commissari europei. Va da sè che i governanti giallo-verdi sono visti dalle suddette élites come il non plus ultra dell'ignoranza, dell'incompetenza e dell'improntitudine, per cui se, per caso, i nostri riuscissero a evitare l'inutile sanzione europea verrebbero alternativamente accusati sia di essere dei magliari che di essersi calati le braghe di fronte ai burocrati di Bruxelles.
Ma la realtà è che lo scontro non riguarda qualche punto del deficit in più o in meno, la crescita del debito pubblico, l'Iva o quant'altro. Lo scontro è eminentemente politico e la Commissione Europea ha incominciato a perderlo quando uno dei commissari, in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, affermò impudentemente che ci avrebbe pensato lo spread a far votare "bene" gli Italiani.
Il commissario non parlava certo a vanvera: sapeva benissimo come lo spettro dello spread avesse cancellato dalla scena politica Berlusconi e ridotto la Grecia a un non Stato posto in vendita per pagare i propri debiti.
È andata a finire come sappiamo: il 4 marzo dell'anno scorso il popolaccio italiano, quello che abita nelle periferie, quello che per decenni ha sostenuto le sinistre, ha fatto la sua rivoluzione, infischiandosene dello spread e del bilancio, della bellezza dell'immigrazione clandestina, degli appelli del Papa e di tutto ciò che è politicamente corretto.
E da qui tutto il resto: l'Italia è il primo paese europeo ad avere un governo nazional-populista, uno scandalo di dimensioni planetarie. Solo un Trump aveva osato tanto. Ma non basta. Il governo ha pure un leader, Salvini, che si è ficcato in testa non di uscire dalla Comunità Europea o dall'euro, la qual cosa potrebbe pure fare piacere a molti, ma... udite udite... di conquistare questa Europa ponendosi alla testa delle forze sovraniste e populiste alla riscossa in tutto il continente.
Progetto folle, ma non molto più folle dell'impresa di bloccare l'immigrazione clandestina. Del resto cos'è questa Comunità Europea che tanto ci terrorizza? Il vecchio, ma ancora vivente diplomatico americano Henry Kissinger definiva la Comunità Europea «un gigante economico, un nano politico, un verme militare».
Tramontato anche il gigante economico, l'Europa si è ridotta a un gruppo di mediocri burocrati che traggono forza da quel po' di potere che ancora alberga in Francia e Germania e che pensano di tenerci buoni col terrorismo del Pil e del debito pubblico.
Dietro non c'è niente: non una idea, un progetto, un sogno, una passione che non sia il bilancio in pareggio o la salute dell'euro.
Salvini, col rosario in mano, e la Le Pen, che invoca Giovanna d'Arco, portano a galla l'Europa che non vuole arrendersi né sottomettersi. Un'Europa orgogliosa del proprio passato e delle proprie radici. La lotta è solo agli inizi.
Per noi vale sempre il motto «Vince sempre chi più crede».