EXCALIBUR 110 - novembre 2019
in questo numero

Italiano, questo a noi sconosciuto

Snobismo, maleducazione e ignoranza

di Alessio Dettori
La quarta lingua più studiata al mondo, quella nella quale fu scritta la Divina Commedia
È una serata di inizio settembre, è appena ricominciato il campionato di calcio e sono seduto con mio padre a guardare una trasmissione sportiva, nel bel mezzo di un discorso su un calciatore che ha avuto un diverbio con la sua società calcistica sento uno dei giornalisti in studio affermare «insomma, c'è stato un bel "misunderstanding"», al che mio padre si gira e mi chiede «Che ha detto!?». «In italiano significa incomprensione...», gli rispondo. «Ho capito, ma non poteva dirlo in italiano?», mi ribatte lui.
Non ho potuto fare a meno di dargli ragione.
Parlando dell'episodio con qualche conoscente, qualcuno mi ha ribattuto che si trattava soltanto di un episodio isolato durante una trasmissione, ma in realtà le cose, purtroppo, non stanno così. Capita sempre più spesso che conduttori televisivi, giornalisti, opinionisti e altre persone infarciscano i loro discorsi con parole straniere senza un valido motivo.
Attenzione, chi sta scrivendo questo articolo è una persona che comprende, apprezza e studia tutt'ora la lingua inglese, ma l'Inglese resta Inglese, come l'Italiano resta Italiano; nonostante le inevitabili contaminazioni tra le lingue, come accadeva millenni fa tra Latino e Greco o altre lingue che si sono sviluppate nel corso della storia.
Non è un fatto anomalo che una lingua assorba parole da altre lingue, spesso perché una determinata parola non può essere nemmeno tradotta, ma ora si assiste all'uccisione della lingua italiana, utilizzando in maniera ingiustificata termini stranieri, pur avendo i corrispettivi in Italiano. Il fatto che ad abusare nell'uso di termini stranieri siano persone che parlano al pubblico, poi, è ancora più grave, perché influenzano le persone a storpiare a loro volta la lingua madre.
Cosa direbbe Gabriele D'Annunzio se ci potesse ascoltare oggi? Colui che coniò termini come tramezzino, scudetto, velivolo, fusoliera, Vigili del Fuoco, e altri? Certo, parliamo degli anni '30, all'epoca si era in piena autarchia linguistica, quando essere Italiani e difendere lingua, cultura e tradizioni italiane era visto come un valore, e non come qualcosa di cui vergognarsi come qualcuno vorrebbe farci credere oggi e infatti a differenza di stati come Francia e Spagna, attualmente la lingua italiana non è tutelata da alcun organo ufficiale.
Nemmeno la Costituzione della Repubblica la tutela! Infatti l'articolo 6 della Costituzione recita "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche".
Pensate, la quarta lingua più studiata al mondo, quella nella quale furono scritte la Divina Commedia di Dante Alighieri (anche se al tempo l'Italiano si chiamava ancora "Volgare fiorentino") e migliaia di altre opere, viene maltrattata come fosse una lingua povera di parole da coloro che dovrebbero parlarla e tutelarla.
Perché questo imbarbarimento della nostra lingua? Non è un semplice discorso di contaminazioni linguistiche, innanzitutto la globalizzazione e l'informatica hanno portato a un maggiore utilizzo dell'Inglese: oggi infatti sentiamo termini inglesi in ogni ambito, oltre a questo, molti giornalisti, soprattutto in ambito sportivo, utilizzano tantissimi termini stranieri perché è la tendenza del momento, tutto questo porta le persone che li ascoltano a ripetere questi termini nel quotidiano senza una vera motivazione, creando un vero e proprio "effetto domino".
Infatti oggi non abbiamo la norma ma abbiamo lo standard, una riunione è diventata un meeting, i politici non ottengono l'approvazione ma l'endorsement, un capo diventa un leader, e siccome i politici sembrano i primi a schifare la nostra lingua, giustamente una riforma del lavoro diventa magicamente un jobs act, e potrei andare avanti così per giorni.
Come risolvere o arginare un problema del genere? Una nuova autarchia linguistica? Nella sua idea originaria per la tutela della lingua, servirebbe qualcosa di simile, ma non mi dilungherò oltre sull'autarchia linguistica che nell'ultimo periodo divenne, per certi versi, una parodia di sé stessa arrivando a tradurre goffamente, addirittura, nomi e cognomi (vedesi Louis Armstrong, tradotto in Luigi Braccioforte).
Quel che è certo è che la lingua è un elemento fondamentale nell'identità di un popolo e quando all'improvviso si passa dalla contaminazione al bombardamento intenso di termini stranieri nel parlato quotidiano, ciò andrebbe preso come un campanello d'allarme, perché la lingua è sempre una delle prime parti che vengono attaccate per distruggere l'identità di quel popolo. Dobbiamo riscoprire la nostra bellissima lingua italiana, solo così fermeremo il suo decadimento.
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